Borsellino ucciso “il 19 prima del 20”

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Nell’approssimarsi dell’anniversario della strage di via D’Amelio riemergono interrogativi irrisolti: Borsellino fu ucciso il giorno prima di testimoniare a Caltanissetta sulla morte di Falcone.

A pochi giorni dal 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio, riemergono, ancora irrisolti, alcuni interrogativi di rilievo. Ad esempio: Paolo Borsellino è stato ucciso 24 ore prima che andasse a svelare alla Procura di Caltanissetta le “confidenze” del suo amico Giovanni Falcone, e poi le sue ipotesi su moventi e ambito per i quali e nel quale Falcone è stato assassinato il 23 maggio del 1992. Borsellino, dopo la strage di Capaci, attese con ansia di essere interrogato dai magistrati della Procura nissena, con i quali concordò un appuntamento lunedì 20 luglio. Fu ucciso domenica 19, innanzi all’abitazione della madre in via D’Amelio.

Ecco dunque gli interrogativi: “Chi sapeva che Paolo Borsellino il giorno dopo sarebbe andato a raccontare la sua verità sulla morte del collega e amico fraterno Giovanni Falcone? Vi è stata una talpa che sapeva che quel 19 luglio Borsellino sarebbe andato a trovare la madre in via D’Amelio e che il giorno dopo sarebbe andato a testimoniare a Caltanissetta? Già il 19 giugno precedente, ad un dibattito pubblico nell’atrio della biblioteca comunale di Palermo, Paolo Borsellino pre-annunciò il suo incontro con i magistrati nisseni. E tra l’atro affermò: “In questo momento, oltre che magistrato, io sono testimone. Sono testimone perché avendo vissuto a lungo la mia esperienza di lavoro accanto a Giovanni Falcone, avendo raccolto come amico di Giovanni tante sue confidenze, prima di parlare in pubblico, anche delle opinioni e delle convinzioni che io mi sono fatto raccogliendo tali confidenze, questi elementi, che io porto dentro di me, debbo per prima cosa assemblarli e riferirli all’autorità giudiziaria, che è l’unica in grado di valutare quanto queste cose che io so possano essere utili alla ricostruzione dell’evento che ha posto fine alla vita di Giovanni Falcone, e che soprattutto, nell’immediatezza di questa tragedia, ha fatto pensare a me, e non soltanto a me, che era finita una parte della mia e della nostra vita. Quindi io questa sera debbo astenermi rigidamente – e mi dispiace se deluderò qualcuno di voi – dal riferire circostanze che probabilmente molti di voi si aspettano che io riferisca”.

E che Paolo Borsellino il giorno dopo la sua morte sarebbe andato a testimoniare sull’inchiesta per la strage Falcone lo ha confermato l’allora Procuratore aggiunto di Caltanissetta, Francesco Paolo Giordano, che, anche a processo, ha dichiarato: “Alcuni giorni prima della strage di via D’Amelio, Paolo Borsellino era stato contattato dal nostro ufficio e dal Procuratore Giovanni Tinebra per essere ascoltato sull’inchiesta per la strage Falcone. Tinebra aveva parlato con Borsellino, e questo risulta anche dai tabulati telefonici, e avevano concordato che sarebbe stato ascoltato lunedì 20 luglio o nei giorni successivi. Ma, purtroppo, non ce ne fu il tempo perché il giorno prima, il 19 luglio, fu ucciso dall’esplosione dell’autobomba insieme agli agenti della sua scorta”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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