“Ati”, si brancola nel buio. Interviene Pierobon (video)

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Le Assemblee territoriali idriche siciliane, compresa l’agrigentina, in ritardo su piano d’ambito, tariffe e scelta del gestore. A rischio i finanziamenti. Riunione in assessorato.

Nelle Ati, le assemblee territoriali idriche composte dai sindaci dei Comuni di ciascuna provincia siciliana, si brancola nel buio. Loro, i sindaci, dovrebbero attuare la legge regionale sulla gestione del servizio idrico. E al momento non sarebbero capaci di nulla. Tanto che l’assessore regionale ad acqua e rifiuti, Alberto Pierobon, li ha convocati a Palermo per informarli e delucidarli. Pierobon ha incontrato i nove presidenti delle Ati siciliane, e ha annunciato che la Regione intende offrire supporto tecnico e finanziario per consentire ai Comuni di applicare la legge regionale, stabilire le tariffe e scegliere il gestore unico. Alla riunione nella sede dell’assessorato, in viale Campania, si sono recati anche il presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, Leoluca Orlando, il primo dirigente dell’assessorato, Salvo Cocina, e finanche un funzionario della Cassa depositi e prestiti, assediato dalle richieste dei Comuni e che invoca lumi su come procedere. E l’assessore Pierobon, innanzi ai nove presidenti delle assemblee territoriale idriche siciliane, ha suonato la sveglia, perché il Ministero ha avvertito che dal primo gennaio 2021 non saranno più finanziati investimenti ai Comuni inadempienti. E quindi bisogna accelerare, altrimenti si sarà esclusi dai fondi a disposizione nel periodo 2021-2027. La Regione intende fornire assistenza giuridica, tecnica e finanziaria ai Comuni, ma perché i Comuni sono in stallo? Perché – così si sono giustificati – soffrono della mancanza di personale, e ciò causa ritardi nella redazione dei piani d’ambito, e quindi vi sono difficoltà nel definire le tariffe idriche, nella scelta della forma di gestione idrica, e nell’affidamento della gestione del servizio idrico. Un esempio: l’Assemblea territoriale idrica agrigentina, dopo avere votato la rescissione del contratto con la privata “Girgenti Acque”, nel frattempo, e ormai da parecchio tempo, commissariata dalla Prefettura di Agrigento, non ha ancora scelto quale forma di gestione idrica praticare. L’opzione privilegiata sarebbe un’Azienda speciale consortile partecipata dai Comuni, mantenendo fuori dalla porta i privati. Tuttavia tale soluzione non è affatto semplice, perché il sistema idrico in provincia di Agrigento dal battesimo del 2008 in poi non è stato mai “integrato”, perché non ha mai coinvolto e reso partecipi tutti i 43 Comuni. Infatti, una metà, dotata di proprie sorgenti e quindi autonoma, non ha consegnato le reti idriche e fognarie a Girgenti Acque, e ha amministrato il servizio in casa propria garantendo costi tollerabili per i cittadini. L’altra metà, come Agrigento che non ha fonti idriche a disposizione, ha affidato il servizio alla società per azioni Girgenti Acque, e i costi a carico dei cittadini sono lievitati. In conclusione, l’assessore Alberto Pierobon, prima di salutare i suoi ospiti, ha predisposto e spiegato un decalogo sugli adempimenti da rispettare da parte dei Comuni, dalla redazione o l’aggiornamento dei piani d’ambito, fino alla scelta del gestore sotto pena del commissariamento.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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