Antimafia “Condor” nell’Agrigentino: 10 condanne

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L’inchiesta antimafia “Condor” nell’Agrigentino: 10 imputati giudicati in abbreviato sono stati condannati a pene da 2 anni e 8 mesi a 20 anni di reclusione. I dettagli e alcune intercettazioni.

L’11 gennaio del 2023 i Carabinieri agrigentini, dopo l’operazione antimafia “Xydi”, hanno lanciato una seconda offensiva giudiziaria antimafia, prosecuzione della prima, intitolata “Condor”. Nella parte orientale della provincia agrigentina, tra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì, e poi anche Favara e Agrigento, sono stati arrestati 9 indagati (5 in carcere e 4 ai domiciliari), e ad un altro è stato imposto l’obbligo di dimora. Altri 11 sono stati indagati a piede libero. Le indagini hanno scandagliato, in particolare, gli assetti mafiosi nei territori di Favara e Palma di Montechiaro, dove, a fianco di Cosa Nostra, convivono formazioni criminali cosiddette “Paracchi”, assimilabili alla “Stidda”. A vario titolo si contestano le ipotesi di reato di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni a danno di imprenditori e danneggiamenti tramite incendio. Ebbene, 10 imputati hanno scelto di essere giudicati in abbreviato. Lo scorso 23 novembre, innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Ivana Vassallo, ha arringato in requisitoria il pubblico ministero, Claudio Camilleri, e ha invocato 10 condanne per quasi un secolo di carcere. Adesso il giudice Vassallo ha emesso sentenza:
Baldo Carapezza, 27 anni, di Agrigento, 6 anni e 8 mesi di reclusione.
Francesco Centineo, 38 anni, di Agrigento, 4 anni e 2 mesi.
Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì, 20 anni.
Domenico Lombardo, 30 anni, di Agrigento, 10 anni e 4 mesi.
Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa, 3 anni e 6 mesi.
Rosario Patti, 59 anni, di Palma di Montechiaro, 5 anni.
Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro, 14 anni e 2 mesi.
Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara, 9 anni e 10 mesi.
Ignazio Sicilia, 47 anni, di Favara, 2 anni e 8 mesi.
Luigi Pitruzzella, 35 anni, di Agrigento, 7 anni e 8 mesi.
Altri quattro imputati sono giudicati in ordinario: Pasquale Alaimo, 54 anni, di Favara, Salvatore Curto, 39 anni, di Canicattì, Francesco Genova, 43 anni, di Palermo, e Giovanni Cibaldi, 35 anni, di Licata. Il collaboratore di giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta, ha raccontato del presunto tentativo di Nicola Ribisi di estendersi da Palma di Montechiaro anche sul Villaggio Mosè, Agrigento e Favara. Le parole di Quaranta: “Al Villaggio Mosè si spostano, perché Villaggio Mosè è un territorio libero, ci va Favara, ci va Palma, ci va Agrigento. E’ un territorio libero, voi pensate che per un… è attaccato con Ribisi che è di Palma“. Poi, nello studio dell’avvocato Angela Porcello, Giuseppe Sicilia discute con Giancarlo Buggea, e si riferisce ancora al tentativo di sconfinamento di Nicola Ribisi su Agrigento, e le sue parole sono: ” … ad Agrigento ai cristiani gli sembra che è terra di nessuno?“. Poi, ancora riferendosi a Nicola Ribisi e alle sue bramosie su Agrigento, Giuseppe Sicilia commenta che sarebbe più opportuno che Nicola Ribisi, in quanto referente di Cosa Nostra a Palma di Montechiaro, si occupasse di fronteggiare l’avanzata del gruppo locale stiddaro dei “Cucciuvì”. E le sue parole, rivolte a Ribisi, sono: ” … sistemati Palma, poi ti prendi il pensiero del Villaggio Mosè o di Agrigento“. Poi Giuseppe Sicilia ricorda che Ribisi avrebbe tentato di entrare a Favara. Un amico di Ribisi si sarebbe inserito nel mercato della vendita di bibite a Favara vendendole ad un prezzo bassissimo e spendendo il nome di Ribisi, il suo “parrino”. Giuseppe Sicilia convoca l’amico di Ribisi, e racconta a Buggea: “Veniva a vendere birra al paese, di meno! L’ho chiamato, gli ho detto … ascolta qua … lui dice mio parrino … E io gli dico: gli vai a dire a tuo parrino che tu qua non vieni a vendere più birra! E glielo devi fare sapere, ci vai … gli devi andare a dire come ti dico io, vai a vendergliela al paese suo, qua basta!“.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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