“Acqua”, Agrigento come Napoli?(video)

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Il “dietro le quinte” della delibera approvata dall’Assemblea territoriale idrica agrigentina: l’azienda consortile a base provinciale sull’esempio di Napoli.


Il Forum Italiano dei movimenti per l’acqua e il Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni hanno esultato a seguito di quanto deliberato dall’Ati. L’Assemblea territoriale idrica agrigentina, ovvero i 43 sindaci agrigentini, all’unanimità, hanno deliberato che sarà un’azienda consortile, e non una società per azioni, a gestire il servizio idrico e fognario nell’Agrigentino. I Forum italiano e siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni hanno elevato la provincia agrigentina a modello da seguire in Italia dove solo Napoli, al momento, adotta la stessa forma di gestione. E ciò con una differenza: Napoli è azienda consortile su base comunale. Invece nell’Agrigentino l’azienda consortile progettata sarà su base provinciale, quindi consorzierà tutti i 43 Comuni: almeno così è secondo i Forum e secondo quanto avrebbe deliberato l’Ati. “Avrebbe” perché, nonostante i tanti interventi di gioia e letizia per la delibera approvata dall’Assemblea territoriale idrica agrigentina, nessuno dei tanti, tra sindaci e politici, si è premurato di rendere pubblico il testo ufficiale della delibera, limitandosi solo ad approssimative e spesso confusionarie comunicazioni telefoniche. In attesa di maggiori lumi – anche, e soprattutto, su tappe, modalità e tempi per la costituzione dell’azienda consortile idrica agrigentina su base provinciale – come funziona la prima e attualmente unica azienda consortile idrica in Italia, ossia Napoli? A Napoli il servizio idrico è gestito dall’azienda consortile “Abc”, acronimo di Acqua bene comune. E già il titolo è più che eloquente. Napoli è rifornita da 4 acquedotti che circondano la città. Tra parentesi: ad Agrigento un’azienda consortile su base comunale, come Napoli, sarebbe una follia impraticabile, perché la città dei Templi non è circondata da fonti e sorgenti idriche ma dalle discariche. E anche i due fiumiciattoli Akragas e Ipsas sono divenuti ricettacolo di rifiuti e scarti di ogni genere. Agrigento è condannata a importare l’acqua da fuori i propri confini: paga e pagherà sempre il prezzo. Chiusa la parentesi, a Napoli l’azienda consortile è di proprietà del Comune, che è un Ente pubblico. La città ha pertanto invertito il percorso intrapreso con l’acqua e con i rifiuti negli anni ’90, quando le aziende municipalizzate sono state trasformate in società per azioni private o a partecipazione mista tra pubblico e privato. Anche a Napoli nel 2001 l’azienda municipalizzata per l’acqua, l’Aman, è stata trasformata in società per azioni, l’Arin spa, una società di diritto privato.

Luigi de Magistris

Poi nel 2013 la svolta con l’avvento del sindaco Luigi de Magistris, e la costituzione dell’azienda comunale “Abc Napoli”, “Acqua bene comune”, sull’onda del referendum del 2011 quando quasi 30 milioni di italiani hanno votato a favore del servizio idrico pubblico. Dunque, ad oggi Napoli è l’unica città metropolitana in Italia dove la rete idrica è di proprietà pubblica: “l’acqua del sindaco” è buona, la bolletta costa meno che in altre città, e l’azienda consortile che la distribuisce è in attivo. Sarà così anche per Agrigento e la sua provincia?

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

 

 

 

 

 

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