Ottobre 2023 - Pagina 19 di 38 - Sicilia 24h
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Il malcontento tra i dipendenti regionali è in costante crescita, e le recenti mosse del Presidente Schifani non sembrano aver placato le tensioni. Mentre il governo ha dato il via libera per sbloccare i concorsi, promettendo un “ringiovanimento degli organici” e il rafforzamento delle competenze regionali, il sindacato dei dipendenti regionali, Confintesa Federazione Dipendenti Regionali, è scettico e indignato.

“Il Presidente Schifani ottiene da Roma il via libera per sbloccare i concorsi che ‘consentirà di ringiovanire gli organici e di dotare la regione di professionalità mancanti’”, si legge nel comunicato. Tuttavia, la risposta della Federazione dei Dipendenti Regionali è stata ferma e critica: “È vergognoso”, affermano i vertici di Confintesa. Denunciano stipendi non adeguati al costo della vita, ritardi nei pagamenti del Ford e dello straordinario, buoni pasto non pagati da un anno, diritto alla carriera negato, nessuna prospettiva di riclassificazione del personale, nessuna ricognizione seria delle professionalità presenti tra i dipendenti regionali, contratto scaduto e mancato rinnovo dei componenti dell’ARAN.

Il Segretario Confintesa Federazione dipendenti Regionali, il Dr. Antonio Russo, commenta: “Il presidente si reca a Roma e non rappresenta al governo la anomalia dei 5.000 lavoratori di categoria A e B che attendono da anni la possibilità di essere riclassificati. Leggere che Schifani si ritiene soddisfatto per quanto ottenuto, senza però rendersi conto del malcontento generale dei dipendenti del comparto, che da diversi mesi mettono in atto forme di protesta nei vari uffici, appare una contraddizione che lascia l’amaro in bocca e che sicuramente inasprirà gli animi dei regionali.”

Nonostante gli impegni precedenti del governo di affrontare le rivendicazioni e le problematiche dei dipendenti regionali, la situazione sembra stagnare. Confintesa ha annunciato l’intenzione di attivare tutte le necessarie forme di protesta, sperando nel più ampio coinvolgimento possibile. Inoltre, il sindacato continua a rivendicare il riconoscimento del lavoro svolto dai lavoratori di categoria A e B.

La protesta dei dipendenti regionali sembra destinata a continuare finché le loro richieste non verranno soddisfatte, e la situazione rimane tesa mentre la Federazione Confintesa intensifica le sue azioni per far sentire la voce dei lavoratori.

fonte: ilmoderatore.it

A Lampedusa dalla mezzanotte sono approdati 44 migranti, fra cui 2 donne e 1 minore, soccorsi dalla Guardia Costiera. Si tratta di egiziani, palestinesi, siriani e pakistani, in viaggio su un barcone di 10 metri salpato da Zwara in Libia. Sono stati condotti nel Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola dove alle prime ore del mattino di oggi sono stati contati 271 ospiti. Ieri sera altri 261 sono stati trasferiti a Porto Empedocle con il traghetto di linea.

Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, ha condannato a 8 mesi di reclusione e 300 euro di ammenda un uomo di 27 anni imputato di avere rubato 23.000 euro allo zio che lo ha ospitato in casa per alcuni mesi. Si tratta dei risparmi che lo zio ha conservato in una cassetta di legno custodita all’interno di un arma. Il nipote li avrebbe rubati forzando l’accesso il 20 marzo del 2022, approfittando dell’assenza dello zio. Il 27enne risarcirà 30.000 euro allo zio, parte civile al processo tramite l’avvocato Lillo Santangelo.

Ad Avola in provincia di Siracusa un incidente stradale sul lungomare ha provocato la morte di Sebastiano Sorbello, 20 anni, a bordo di una moto di grossa cilindrata che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con un motociclo. Il ventenne è deceduto prima dell’intervento dei soccorsi. Altri tre feriti, uno dei quali in gravi condizioni, sono stati trasferiti in ospedale: il più grave a Catania, gli altri due all’Umberto primo di Siracusa. I Carabinieri e la Polizia municipale di Avola hanno eseguito i rilievi di rito. Il sindaco di Avola, Rossana Cannata, rivolge cordoglio alla famiglia Sorbello e sottolinea: “La sicurezza stradale è una responsabilità collettiva e un impegno che tutti noi, come comunità, dobbiamo rinnovare ogni giorno. Che la memoria del giovane motociclista deceduto possa essere un monito costante per tutti noi”.

A Favara i Carabinieri della locale Tenenza hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento per i reati di rissa, lesioni personali e porto di oggetti atti ad offendere 5 persone appartenenti a due gruppi familiari che si sono scontrati in via Reale, nel centro città, a calci e a pugni, e anche mazze, per contrasti di vicinato. Due dei facinorosi sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale di Agrigento. I cinque denunciati sono: da una parte un fabbro e un operaio, padre e figlio di 58 e 30 anni. Dall’altra tre disoccupati: il padre, 50 anni, e i figli di 27 e 19 anni.

L’inchiesta antimafia “Condor” nell’Agrigentino: 11 imputati saranno giudicati in abbreviato. Altri 4 a processo ordinario. I dettagli.

Lo scorso 11 gennaio i Carabinieri agrigentini, dopo l’operazione antimafia “Xydi”, hanno lanciato una seconda offensiva giudiziaria antimafia, prosecuzione della prima, intitolata “Condor”. Nella parte orientale della provincia agrigentina, tra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì, e poi anche Favara e Agrigento, sono stati arrestati 9 indagati (5 in carcere e 4 ai domiciliari), e ad un altro è stato imposto l’obbligo di dimora. Ebbene, 11 imputati hanno scelto di essere giudicati in abbreviato all’udienza del 23 novembre, quando arringherà il pubblico ministero Claudio Camilleri. Si tratta di:
Baldo Carapezza, 27 anni, di Agrigento
Francesco Centineo, 38 anni, di Agrigento
Antonio Chiazza, 37 anni, di Canicattì
Gioacchino Chiazza, 62 anni, di Canicattì
Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì
Domenico Lombardo, 30 anni, di Agrigento
Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa
Rosario Patti, 59 anni, di Palma
Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro
Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara
Ignazio Sicilia, 47 anni, di Favara.
Altri quattro imputati saranno invece giudicati in ordinario:
Pasquale Alaimo, 54 anni, di Favara
Salvatore Curto, 39 anni, di Canicattì
Francesco Genova, 43 anni, di Palermo
Giovanni Cibaldi, 35 anni, di Licata.
Sono parte civile il Comune di Canicattì, la Cgil di Agrigento e il Centro Pio La Torre.

La Regione ha stanziato 15 milioni di euro per sostenere misure a favore dei meno abbienti in Sicilia. Altri 5 milioni per gli studenti disabili. L’intervento dell’assessore Albano.

Politiche sociali e lotta alla povertà: la Regione ha stanziato 15 milioni di euro per sostenere misure volte a contrastare i meno abbienti in Sicilia. L’assessorato regionale retto da Nuccia Albano ha pubblicato tre Avvisi pubblici per l’assegnazione dei fondi. In particolare, 5 milioni di euro sono stati stanziati per l’erogazione di interventi a favore di singole persone e nuclei familiari in condizioni di particolare disagio socio-economico, di marginalità e di esclusione sociale. Poi 2,5 milioni di euro per l’accoglienza temporanea, a carattere residenziale e semiresidenziale, di singole persone e nuclei familiari, nelle more dell’assunzione in carico da parte dei competenti servizi sociali.

E 7,5 milioni di euro da destinare agli enti impegnati direttamente nell’erogazione di pasti e generi alimentari, ovvero nell’organizzazione e nella gestione di reti di raccolta e redistribuzione a favore di singole persone e nuclei familiari.

E l’assessore Albano commenta: “Queste risorse serviranno per dare risposte concrete alle migliaia di persone che in Sicilia vivono in stato di povertà. La Regione ha messo in atto tutte le procedure amministrative per dare attuazione, attraverso questi progetti integrati, alle misure di sostegno nella consapevolezza dell’acutizzarsi del fenomeno. In Sicilia, infatti, il tasso di povertà diffusa e di degrado sociale ha raggiunto percentuali preoccupanti, e sono sempre più numerose le famiglie a rischio di indigenza o di esclusione sociale, così come crescono i dati relativi all’uso di crack tra i giovanissimi e alla microcriminalità. Attraverso questi avvisi vogliamo garantire un’abitazione, fornire un minimo sostegno alimentare a chi non ha più nulla, contrastare la devianza e la dispersione scolastica. Abbiamo il dovere di sostenere le persone in condizione di fragilità. Lasciarle sole significherebbe impoverire ancora di più la Sicilia e abbandonarla al rischio di gravissime tensioni sociali. Cercheremo, in futuro, di stanziare maggiori risorse per gli interventi in modo di ampliare territorialmente i fruitori” – conclude l’assessore della Democrazia Cristiana. E ancora l’assessorato regionale alle Politiche sociali ha pubblicato il decreto di liquidazione a favore delle Province siciliane di 5 milioni di euro per i servizi agli alunni con disabilità delle scuole superiori di secondo grado dell’Isola. La somma, ripartita secondo il numero degli alunni con disabilità relativo all’anno scolastico 2023/2024, servirà per tutti i servizi di assistenza all’autonomia, alla comunicazione, di trasporto, convitto e semi-convitto. Si tratta di 3.733 ragazzi, così come comunicato dagli enti locali.

E l’assessore Albano spiega: “Le nove Province siciliane, delegate a fornire i servizi, hanno manifestato più volte la necessità di ulteriori risorse per garantire il prosieguo dei servizi di assistenza. Si è pertanto proceduto, con la legge regionale del 28 settembre scorso, a una variazione compensativa di 5 milioni di euro. E immediatamente i nostri uffici si sono attivati per predisporre il decreto di liquidazione. Con questa somma potrà essere garantito il mantenimento del livello qualitativo e quantitativo dei servizi, scongiurando l’eventuale interruzione di quelli essenziali”.

Giuliana Miccichè

I rapporti con i Geraci, gli affari, la latitanza, l’estero: altri dettagli inediti affiorano dai verbali degli interrogatori di Matteo Messina Denaro.

Altri inediti emergono dai verbali degli unici quattro interrogatori di Matteo Messina Denaro. Ancora innanzi al giudice per le indagini preliminari, Alfredo Montalto, e ai pubblici ministeri Giovanni Antoci e Gianluca De Leo, il boss così risponde quando è sollecitato sui suoi rapporti con Francesco Geraci, il gioielliere che custodì i gioielli di Totò Riina, amico d’infanzia e complice di Matteo Messina Denaro, poi collaboratore della giustizia e anche lui appena morto perché affetto dallo stesso tumore al colon che ha ucciso Matteo. I magistrati sospettano che il nome in codice di “Malato”, usato da Messina Denaro nella sua corrispondenza, sia riferito ad Andrea Geraci, fratello di Francesco.

E Messina Denaro risponde così: “Ad un tratto lui mi disse che volevano ingrandirsi, se io volevo partecipare anche perché avevano bisogno di liquidità… non era una gioielleria, era un deposito all’ingrosso di oreficeria, cioè da noi non veniva, da loro non veniva il privato al dettaglio e si comprava la collanina, da noi compravano le gioiellerie, le oreficerie, che poi vendevano al pubblico. L’oro a quei tempi si comprava a Vicenza, ad Arezzo e a Valenza… si compra 20 chili, 30 chili, 15 chili, non è che compravamo noi la collana di 100 grammi. Di soldi ne giravano parecchi. Era un periodo che si giocava forte a tutti i giochi e in questo circolo di Mazara… eravamo un centinaio di persone sempre le stesse facce che giocavamo, parlo di poker, di baccarà”. E poi Messina Denaro sulla sua latitanza ricorda: “Negli ultimi 15 anni dal 2005 non mi posso muovere più nella maniera più totale. Sono circondato dappertutto… se io ho la mentalità di continuare o di fare soldi vado a sbattere nel giro di una settimana perché per fare queste cose devo stare a contatto con persone. Io invece in questi anni mi sono soltanto dedicato a non farmi prendere, a proteggere la mia libertà, perché era un mio diritto restare libero, secondo il mio punto di vista, come essere umano. Quindi si figuri se andavo a pensare di fare affari con qualcuno, anche perché io di mio vivevo già abbastanza bene. Quando vidi tutta questa pressione su di me, me ne andai perché in questi 30 anni che cosa ho fatto io? Capisco che io ho fatto un ordine nella mia mente, nel senso le cose più importanti e le cose meno importanti. La cosa più importante dal mio punto di vista mi risulta essere la mia libertà, in quel momento ho deciso di andarmene perché capivo che non potevo durare se cercavo di fare soldi, non potevo durare per un altro motivo: perché non c’era più la qualità delle persone in giro, mi spiego. Ero all’estero, ma tornavo per i miei familiari, perché io i contatti con la mia famiglia non li ho mai persi, perché quella è la mia famiglia, giusto. Però me ne sono andato e ogni tanto venivo, stavo una settimana, 15 giorni, un mese, e me ne riandavo, e ho fatto 15 anni così. Ero all’estero signor presidente, me ne sono andato all’estero per circa 15 anni, ho fatto questa vita, tornavo. Cioè la mia vita me la svolgevo là, qua non mi interessai più di niente, io no in Sicilia e nemmeno in Italia perché sappiamo che andavo a sbattere, che senso ha per me che voglio restare libero”.

I magistrati incalzano: “All’estero dove?”. E Messina Denaro risponde: “No, no, non lo dico questo perché ci sono persone che mi hanno aiutato, ci sono persone che hanno cose mie, ma più che altro che mi hanno aiutato, e io non ho mai infamato nessuno, e morirò senza infamare nessuno, questo è Messina Denaro”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Si è tenuta una prima riunione del gruppo consiliare di Favara del partito di Fratelli d’Italia unitamente al portavoce cittadino Adriano Barba per discutere ed analizzare i problemi amministrativi che più di tutti mettono alla prova, ogni giorno, la pazienza dei cittadini Favaresi.
Tra i temi affrontati la drammatica vicenda del servizio di gestione e raccolta dei rifiuti e dei relativi avvisi di pagamento, dei controlli, dell’illuminazione pubblica e delle condizioni nefaste del manto stradale.
Presenti all’incontro i consiglieri Maria Grazia Agnello, Marco Bacchi, Gerlando Nobile, Antonio Vullo e la presidente del Consiglio Comunale Miriam Mignemi, i quali, unitamente al portavoce cittadino Barba, si sono detti assolutamente convinti della necessità di avviare, in questa fase, una più serrata riflessione sulla condotta amministrativa della giunta e del Sindaco Palumbo.
L’impegno, dunque, è quello di condurre un controllo severo nei giudizi e nelle azioni rispetto all’attività amministrativa. Continueremo con le interrogazioni consiliari e cercheremo di farci promotori di soluzioni costruttive.
Per questo sono previste ulteriori appuntamenti unitamente a tutti i dirigenti del partito di Favara ed i componenti del circolo territoriale e regionale per redigere un’agenda di appuntamenti tematica ed un programma di interventi a breve-medio termine.
In una democrazia matura, nei momenti di buio, la politica è chiamata a fare da lume per accendere i riflettori sui problemi e tentare di risolverli.
A questo impegno non vogliamo e non possiamo venire meno.

Nel febbraio 2020, il Comune di Licata richiedeva ai Signori G.G. e R.G. il pagamento del tributo IMU per l’anno 2014 per l’importo complessivo di 1.464,00  relativamente ad un immobile sito nel territorio di Licata in Contrada Torre di Gaffe snc.

Tuttavia, l’immobile di che trattasi era stato già  acquisito al patrimonio comunale nel lontano 1996 e successivamente demolito; lo stesso, pertanto, durante l’anno d’imposta 2014, non risultava né in proprietà né in possesso dei Signori G.G. e R.G..

Così, i Signori G.G. e R.G., con il patrocinio degli Avv. Girolamo Rubino ed Alessio Costa  si vedevano costretti ad impugnare gli avvisi di accertamento IMU 2014 emessi dal Comune di Licata davanti l’allora Commissione Tributaria Provinciale di Agrigento (ora Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Agrigento).

In particolare, gli Avvocati Girolamo Rubino ed Alessio Costa evidenziavano la mancanza del requisito soggettivo IMU in capo ai Signori G.G. e R.G. atteso  che  l’immobile  sito Contrada Torre di Gaffe snc. risultava nell’anno di accertamento dell’imposta (anno 2014) di proprietà del Comune di Licata, avendolo acquisito al proprio patrimonio dal lontano 1996 e successivamente demolito.

Con sentenza depositata in data 2 ottobre 2023, la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Agrigento, in accoglimento delle argomentazioni difensive degli Avvocati Girolamo Rubino ed Alessio Costa,  ha annullato gli avvisi di accertamento IMU 2014 emessi dal Comune di Licata,  condannando l’Ente al pagamento delle spese di lite.

La Corte Tributaria ha affermato che “l’acquisizione al patrimonio dello stato ha comportato la perdita della titolarità del diritto reale sull’immobile in questione posta a fondamento dell’imposta IMU”.

Per effetto della superiore pronuncia, i Signori G.G. e R.G. non dovranno pagare alcuna somma a titolo di IMU per l’anno 2014 in favore del Comune di Licata in relazione all’immobile sito in Contrada Torre di Gaffe snc, acquisito la patrimonio comunale dal lontano 1996, mentre il Comune di Licata sarà tenuto al pagamento delle spese giudiziali.

La decisione di che trattasi segue altra decisione assunta in data 7 febbraio 2022 in forza della quale la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Agrigento ha annullato gli avvisi di accertamento IMU 2015 emessi dal Comune di Licata sempre nei confronti dei Signori G.G. e R.G. che con il patrocinio degli Avvocati Girolamo Rubino ed Alessio Costa ne avevano eccepito la prescrizione.