Agosto 2023 - Sicilia 24h
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Loredana, Loredana, Loredana. Bertè.

Tra le più straordinarie cantautrici italiane, difficile nel futuro ritrovare qualcuno che possa anche somigliarle. Bravissima e basta. 18 album in studio, 5 album dal vivo, 2 EP e 4 raccolte ufficiali, venduti oltre 8 milioni di dischi. Cosa cercare ancora?

Devastante se si considera che la sua vita non è stata assolutamente tranquilla per via di una serie innumerevole di vicissitudini personali che l’hanno resa poliedrica (eufemismo) e decisamente fuori dal comune.

Crediamo, ma possiamo essere smentiti in qualsiasi momento, che il tempo per Loredana Bertè abbia iniziato la inevitabile discesa verso la “normalità” delle cose terrene, visto e considerato che lei ha vissuto sempre una spanna sopra rispetto ai comuni mortali.

Per l’estate ha organizzato un tour che avrebbe dovuto chiudere i battenti a Catania, presso la straordinaria villa Bellini. Purtroppo non è stato così. Loredana delle meraviglie, proprio a Catania, ha dato forfeit per ben due volte. La prima, quasi un mese addietro, allorquando il suo staff annunciò la disdetta del suo spettacolo “a causa della forzata chiusura dell’aeroporto di Catania dopo l’incidente che lo ha colpito”.

E va bene, dai ci può stare, anche se molti, compreso il sottoscritto, non hanno bevuto questa risposta assolutamente poco esaustiva e poco “affidabile”. Concerto spostato al 30 agosto, stesso luogo, stessa ora.

Ieri sera tutti li presenti, oltre duemila persone, sold out assicurato da un bel po’. Fan e spettatori provenienti da tutta la Sicilia; essendo un giorno lavorativo, c’è chi ha preso ferie, prenotato alberghi, prenotato ristoranti. Tutto pronto.

Inizio spettacolo previsto ore 21,30. Alle 21,40 invece di Loredana delle meraviglie sale sul palco un suo capo staff con una ragazza. Le sue parole gelano i presenti, increduli che tutto ciò che stava dicendo corrispondesse alla realtà. Qualcuno ha detto che Loredana è capace di tutto, anche di fare brutti scherzi, ma purtroppo non è stato così.

“A causa di un riacutizzarsi di un malessere precedente, Loredana Bertè che si trova in un albergo a pochi passi da noi, si scusa ma non potrà esibirsi. Ovviamente i biglietti verranno rimborsati per quanti lo desiderino”. Stop, fine della serata.

Siamo bugiardi. A dire il vero quel capo staff ha invitato gli spettatori a seguire uno spettacolo con quella ragazza la quale ha cantato pochi minuti dopo alcune canzoni di Loredana. Più della metà della platea, ovviamente, è scappata via non certo felice.

Che dire? Niente, cosa c’è da dire in questi casi? Però qualche considerazione va fatta, a titolo personale. Loredana non è stanca da ieri, o da un mese. Loredana è stanca da diverso tempo, ci sono stati momenti di malessere superati brillantemente; altri, come quello di ieri sera, andato a buca.

Annullare un concerto per ben due volte nel giro di pochissimi giorni non è un numero a caso o voluto dalla sfiga che ha colpito Loredana. Al contrario è un numero che lascia ampi spazi a coloro i quali potrebbero nutrire qualche dubbio e qualche perplessità circa le rappresentazioni future che vedranno impegnata la straordinaria cantautrice.

E se qualcuno un mese fa ha storto il naso per non aver creduto al 100% alla storia della chiusura di Fontanarossa, ieri sera ha avuto la conferma che anche se si fa peccato qualche cattivo pensiero può essere azzeccato.

Noi ci auguriamo di no; auguriamo a Loredana una pronta guarigione e altri cento spettacoli.

Ma senza ragionevoli certezze…

 

A meno di altri sbarchi di migranti, favoriti da migliori condizioni meteo, il Centro d’accoglienza a Lampedusa, che nei giorni scorsi ha ospitato ben oltre 4.000 persone, è stato svuotato. Al mattino di oggi nell’hotspot sono stati contati 198 migranti, fra cui 120 minori non accompagnati. Alcuni dei 198 non sono al momento trasferibili perché oggetto di approfondite verifiche giudiziarie o perché testimoni nell’ambito di attività investigative in corso. Il questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, sottolinea: “Siamo stati sì strapieni, ma non siamo mai andati in difficoltà. Né la Polizia, né la Croce Rossa sono andate mai in difficoltà, e la struttura di primissima accoglienza non è stata mai al collasso”.

Proseguono i controlli del Nucleo Ispettorato del Lavoro sul territorio agrigentino nell’ambito della campagna di sicurezza estate 2023. I militari dell’Arma, coadiuvati dai colleghi della Compagnia, hanno svolto accertamenti su cinque autolavaggi a Sciacca.

Nel corso dei controlli sono state riscontrate irregolarità e tre lavoratori sono risultati “in nero”. Per questo motivo due titolari delle attività sono stati denunciati e nei loro confronti è scattata una maxi multa per un totale di quasi 64 mila euro.

Pronto il Piano di rimodulazione della rete ospedaliera in Sicilia: taglio ai reparti doppioni. Record storico nei trapianti d’organi: in pochi giorni salvate 19 vite.

Dopo il Piano per l’abbattimento delle liste d’attesa, l’assessorato regionale alla Sanità è pronto a sfornare un Piano di rimodulazione della rete ospedaliera siciliana. L’iniziativa di rilievo, tra le altre, sarebbe accorpare i reparti “fotocopia” negli ospedali vicini. Il direttore della Pianificazione strategica dell’assessorato retto da Giovanna Volo, l’agrigentino Salvatore Iacolino, ha anticipato: “Intendiamo rivedere il modello gestionale degli ospedali dell’isola, per ridurre gli sprechi e potenziare la disponibilità di uomini e mezzi. Che senso ha, infatti, con la carenza di medici che abbiamo in Sicilia, tenere aperti, ad esempio, due unità di Ortopedia nelle strutture sanitarie di due Comuni limitrofi?”. Dunque, il governo regionale – che a breve affronterà anche il nodo dei dirigenti delle aziende sanitarie come emerso nel corso di una riunione del gruppo parlamentare di Forza Italia con il presidente, Renato Schifani – punta ad aumentare quantità e qualità dell’offerta sanitaria attraverso soluzioni innovative e integrate, come più volte auspicato dal ministero dell’Interno per tutte le regioni. Nel mirino vi sono quindi, in particolare, i duplicati di reparti esistenti in due ospedali diversi ma vicini. In tal caso la soluzione sarebbe quella di chiudere il reparto dell’ospedale più piccolo, concentrando il personale medico e sanitario sull’altro. Il tutto senza perdere i posti letto dei reparti ‘doppioni’ chiusi, che potrebbero essere riconvertiti. Il Piano coinvolgerà anche la rete ospedaliera privata. Le decisioni finali sul tema saranno adottate da un apposito tavolo tecnico multi-disciplinare composto da 12 componenti. Nel frattempo, ancora in tema di Sanità, ricorre un record storico di trapianti di organi in Sicilia: in pochi giorni sono state salvate 19 vite, come rende noto il Crt (Centro regionale trapianti). In particolare, ad Agrigento, all’ospedale “San Giovanni di Dio”, è stato prelevato il fegato da donatore deceduto per ischemia cerebrale massiva. E Giorgio Battaglia, coordinatore del Crt, commenta: “Questi risultati straordinari sono stati resi possibili grazie ai donatori e alle loro famiglie che hanno regalato la vita a 19 persone siciliane in lista d’attesa. Fondamentale infine è stato il lavoro di squadra tra i medici e il personale sanitario di tutti gli ospedali che hanno lavorato senza sosta, con molto impegno e dedizione. E’ uno sforzo continuo portato avanti per aumentare e migliorare l’attività delle donazioni”. E, in conclusione e tra parentesi, ancora nel corso della riunione del gruppo di Forza Italia con Schifani, molti deputati, secondo l’Italpress, avrebbero sollecitato il presidente della Regione a candidarsi a segretario nazionale del partito in occasione del congresso a febbraio. La richiesta sarebbe frutto del malessere di ampia parte della deputazione siciliana sulla gestione Tajani, al quale si contesterebbe l’isolamento della Sicilia sulle scelte strategiche azzurre.

Giuliana Miccichè

Nella prospettiva di “Agrigento Capitale della cultura 2025”, l’Arma dei Carabinieri, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Regione Siciliana, hanno organizzato il primo atterraggio nella Valle dei Templi del tricolore con il 1º reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania”: domenica prossima 3 settembre alle ore 11 al tempio della Concordia.

Con l’apertura di tre nuovi sedi ad Agrigento, Canicattì e Licata prosegue il radicamento sul territorio regionale del sindacato Confasi. Responsabili dei vari uffici sono per il capoluogo Maria Eliana Anemone, per Canicattì Giuseppina Marchese Ragone a per Licata Fabia Riccobene. “Questi nuovi uffici sono al servizio dei cittadini e degli iscritti- dichiara Davide Lercara presidente regionale della Confasi. “Proseguiremo sino alla fine dell’anno nell’apertura di altri punti Confasi. Il nostro obiettivo è quello di creare sempre più servizi, strumenti, tramite anche il Caf e il Patronato per fornire sempre di più tutele per i cittadini che si rivolgono a noi per un’assistenza completa” conclude Lercara. Soddisfazione per queste tre nuove sedi della Confasi è stata espressa dal commissario provinciale Riccardo Montalbano.

“Non serve a nulla fare pressione sul questore, anzi lo innervosisce. Non servono le chiamate del sottosegretario, del ministro e del politico di turno che non appena apprendono quali sono i motivi del questore, giustamente si arrendono e dicono: ‘Ha ragione, insista!’. Per ora ho avuto a che con persone perbene che hanno perfettamente compreso e quelle chiamate hanno avuto un effetto rebound per chi cercava di aggirare le situazioni usando la pressione politica”.

Lo ha spiegato, stamani, nell’aula San Michele, il questore di Agrigento Emanuele Ricifari in merito all’andazzo organizzativo delle feste patronali. Andazzo che mira, in molti casi, ad aggirare le regole imposte dal testo unico e dalle recenti circolari che hanno il compito di chiarire e semplificare quali sono le regole da rispettare per l’organizzazione, in piena sicurezza, delle manifestazioni. 

“Vorrei che sindaci e cittadini capissero – ha sottolineato il questore Ricifari – . Perché lascia interdetti sentirsi dire: ‘Noi vogliamo fare così perché è la tradizione e perché si è sempre fatto così’. Non è grave ricevere richieste di spiegazioni da persone importanti, è anzi ordinario. Abbiamo sempre potuto dimostrare che ci siamo mossi in base a quello che richiedeva la norma e anche il buonsenso e i nostri interlocutori hanno sempre apprezzato il rigore e l’intelligenza applicativa che abbiamo adottato”.

Ricifari non ha dubbi: “Agrigento è la provincia più indisciplinata”, fra quelle con le quali ha avuto a che fare. “Nella mia esperienza – ha sottolineato – è la peggiore. In confronto, Caltanissetta (dove Ricifari è stato questore prima di arrivare nella città dei Templi) sembra Stoccolma”.

La Questura ha, fino ad ora e continuerà a farlo, spiegato ai sindaci e ai vigili urbani come ci si deve muovere: “Non cose nuove, ma abbiamo ricordato regole vecchie. E non ho trovato manifestazioni ben organizzate e rispettose, eccetto che per i concerti del cartellone del teatro Valle dei Templi che sono in corso di svolgimento in questi giorni e per i quali abbiamo avuto le richieste un mese prima. Eventi per i quali si sta registrando il sold out e nei quali gli unici problemi registrati sono quelli relativi al traffico”.

La Questura di Agrigento ha chiesto, come già fatto altrove in provincia, l’elenco dei nominativi e le autocertificazioni su assenza di gravi precedenti penali ai portatori del Santo. In tutto sono 90, ma 14 si sono opposti. I portatori di San Calò di Porto Empedocle minacciano di far saltare la festa.

I festeggiamenti in onore di San Calogero, eremita dei portuali di Porto Empedocle, lo scorso anno ha creato problemi di ordine pubblico. La Questura, organizzandosi anzitempo ha cercato, quest’anno, che la festa venisse organizzata e svolta nel pieno rispetto delle regole che sono volte all’affermazione di sicurezza e legalità. La polizia si è però “scontrata” con i portatori. E’ stato chiesto, esattamente per come è stato già fatto altrove in provincia, l’elenco dei nominativi e le autocertificazioni su assenza di gravi precedenti penali. Quattordici dei 90 portatori si sono opposti. E si è arrivati addirittura – è stato ricostruito in Questura, durante una apposita conferenza stampa, – alle minacce.

“Sono stati minacciati gli organizzatori, i sacerdoti, gli amministratori e infine hanno provato con me, ma li ho cacciati tutti – ha spiegato il questore di Agrigento, Emanuele Ricifari – . Hanno avuto l’ardire di dire: “Noi non facciamo uscire manco il santo dalla chiesa, organizziamo una rissa apposta con chi porterà il santo”. Ed ancora: ‘Noi abbiamo sempre fatto così, voi ci state chiedendo di esibire i documenti per fare i portatori, dobbiamo dimostrare di non avere precedenti penali gravi. Noi non riteniamo di non doverlo fare, gli avvocati ci hanno detto che è un abuso, per cui se volete la festa si fa così, altrimenti non si fa”.

Il Questore Ricifari ha ricostruito l’ultimo incontro, durante il quale è andato su tutte le furie, avuto con i portatori empedoclini. “Molti dei portatori sono poi tornati sui propri passi ed hanno chiesto scusa. Per cui tanti portatori avranno l’opportunità di farlo, perché non hanno gravi precedenti di polizia, gravi – ribadisco – precedenti di polizia. Chi ha invece gravi situazioni, non farà il portatore”.

“Non posso tollerare che sollecito la gente alla collaborazione con la polizia, con le istituzioni, al rispetto delle leggi, al vivere civile, a buttare l’immondizia nel cassonetto piuttosto che farla volare dal finestrino se poi, in queste occasioni, consento – chiarisce, senza mezzi termini, il questore Emanuele Ricifari – che si metta in luce il peggio che passa la società. Non ho strumenti se non quelli della norma per cui mi avvalgo della norma, la norma mi consente, d’intesa con gli organizzatori e con il sindaco, il parroco e l’arcivescovo, che ringrazio per il sostegno, di disciplinare, salvaguardando la tradizione, ma non consegnandoci alla protervia e alla prepotenza dei banditi. Che credibilità possono avere il questore, il prefetto, il sindaco che partecipano ad una manifestazione qualunque dicendo che “bisogna collaborare con la polizia, denunciare dalla mafia alla cafoneria”, quando poi, quando c’è la manifestazione, consentiamo che si mettano il cafone o il mafioso in testa al corteo e gli diamo la patente di capo rais dell’evento. Siamo credibili? Assolutamente no!”.

La festa di San Calogero di Porto Empedocle si farà. E si farà secondo il programma voluto e concordato con la Chiesa, gli organizzatori e l’amministrazione comunale. “Degli altri non mi interessa. O stanno alle regole che gli vengono richieste dalla comunità, oppure c’è l’autorità di pubblica sicurezza che gliele impone – ha sottolineato il questore – . O fanno come si dice o io, fra domani e sabato, arresto 40 persone. I cittadini sappiano come stanno le cose e si regolino di conseguenza, partecipando alla festa in massa, isolando questa gente. Non standosene a casa per non schierarsi. Questa gente va tenuta lontana, non applaudita o sostenuta”.

La Questura, fin dall’insediamento di Emanuele Ricifari, ha come obiettivo di di portare avanti quella che è una battaglia per ripristinare legalità e sicurezza, anche in occasione di manifestazioni, feste patronali ed eventi vari. “C’è qualche taglio alla tradizione? Questura, prefetto, Stato vogliono smantellare le tradizioni locali? No, vogliamo che le tradizioni si possano esprimere in maniera non selvaggia. Ritenere di non dovere avere divieti di sosta, mettere le auto come capita, portare i santi e farli dondolare davanti le case dei mafiosi per poi dire che al piano di sotto c’è la signora malata, che coincidenza, – ha spiegato il questore Ricifari – non è consentito”.

Fernando Asaro è stato confermato a capo della Procura della Repubblica di Marsala. Il Tar del Lazio ha infatti respinto il ricorso dell’attuale procuratore capo di Enna, Massimo Francesco Palmeri, che ha sostenuto di vantare più titoli del collega. I giudici amministrativi hanno riconosciuto al Csm “un’ampia discrezionalità nella valutazione, al fine di individuare il candidato maggiormente idoneo, escludendo ogni considerazione su opportunità e convenienza”. Asaro, ex pubblico a Palermo, poi sostituto procuratore generale a Caltanissetta, prima di Marsala è stato procuratore di Gela.

E’ morto un altro decano della giustizia e dell’avvocatura agrigentina: si tratta dell’avvocato civilista Carmelo Latino, originario di Aragona, che avrebbe compiuto 95 anni il prossimo 12 novembre. E’ stato iscritto all’Ordine degli Avvocati da 59 anni, ed è stato anche componente del consiglio forense e del consiglio comunale di Aragona. I tre figli Giovanna, Francesca e Rosario hanno seguito le orme del padre intraprendendo la professione di avvocato.