Ottobre 2021 - Pagina 5 di 73 - Sicilia 24h
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I poliziotti del Commissariato di Sciacca hanno arrestato S F, sono le iniziali del nome, 26 anni, di Sambuca di Sicilia, sorpreso in possesso, nel corso di una perquisizione domiciliare, di 1.400 euro in banconote di diverso taglio dentro una tasca del pantalone, e poi di pezzetti di carta stagnola e di un coltello a punta della lunghezza di 20 centimetri, con la lama annerita, verosimilmente utilizzati per tagliare e confezionare droga. Durante la perquisizione, il sambucese ha gettato un sacchetto dalla finestra su di un tetto. Un poliziotto se ne è accorto. Sono intervenuti i Vigili del fuoco per recuperare il sacchetto. E lui, appena sono giunti, si è lanciato dalla finestra sullo stesso tetto. E’ iniziata un’opera di convincimento. Poi lui si è persuaso ed è sceso giù. Dentro il sacchetto è stato trovato un panetto di hashish del peso di 100 grami, per un valore di mercato di circa 3mila euro.

Aziende, associazioni e professionisti che per la loro attività hanno aperto il sito web della nuova Azienda Idrica Comuni Agrigentini che è rintracciabile on line all’indirizzo “aicaonline.it”, quando hanno dovuto scaricare bandi o avvisi di gare, o manifestazioni d’interesse, si sono accorti che ogni file pubblicato con formato pdf viene aperto con la denominazione “Girgenti Acque”. Il titolo e i testi di avvisi e bandi sono comunque regolari e riferiti ad Aica (anche se nel caso del servizio consulenza e assistenza contabile e fiscale, per un errore si è resa necessaria una rettifica) e che probabilmente si tratta di un precedente file utilizzato dal vecchio gestore su cui è stata poi scritta una nuova versione del documento.

Abbiamo segnalato il disguido, che riteniamo non pregiudichi nessuno dei passaggi burocratici che il consiglio di amministrazione e la direzione generale stanno conducendo nei primi tre mesi di vita di Aica: “Si tratta di un errore di cui non ci eravamo accorti – ci dice il vice presidente del Cda e attuale direttore generale facente funzioni Fiorella Scalia – grazie per averlo segnalato, adesso sistemiamo l’inconveniente”. La curiosa anomalia e’ il risultato della gran mole di lavoro a cui gli esperti del Cda stanno sottoponendo gli uffici amministrativi, indotti probabilmente dalla frenesia dei tempi ristretti a ricorrere a documenti della vecchia società ed a modificarli. L’impatto, per chi scarica i file in formato pdf e si ritrova a sinistra del documento la scritta “Girgenti Acque”, e’ comunque notevole, anche se a quanto pare sono stati in pochi ad accorgersene.

Aica in queste ore sta esaminando le istanze pervenute entro il 25 ottobre scorso riguardanti un avviso a carattere esplorativo per la formazione di un elenco di professionisti legali ai quali affidare un incarico professionale. Le domande pervenute sono circa dieci. La durata dell’incarico dipende dalle previsioni di budget di Aica ed è oggi prevedibile sino ad un massimo di 12 mesi. Il compenso lordo fisso sarà fissato per tutta la durata dell’incarico e parametrato ad un importo lordo mensile di 2 mila euro. Ma ne sapremo di più nei prossimi giorni.

Giuseppe Recca

F. S. è professore associato di economia ed estimo rurale, incardinato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo.

Nei mesi di agosto e settembre 2015 il prof. F.S. era stato invitato dalla casa editrice MDPI a ricoprire il ruolo di “Guest editor” per la pubblicazione di due numeri speciali.
Tale incarico consisteva nel curare e coordinare il processo editoriale, interfacciandosi da un lato con gli autori che intendano pubblicare un loro articolo su una data rivista, e dall’altro suggerendo dei nominativi per l’individuazione dei referee, ossia di altri studiosi che avrebbero dovuto effettuare la revisione dell’articolo, respingendolo, accogliendolo o, ancora, imponendo delle modifiche.
Al termine dello svolgimento di tale attività, però, l’editore contestava al prof. F.S. di avere manomesso i referaggi forniti dai revisori.
Ne scaturiva l’avvio di un procedimento disciplinare, avviato dal Rettore pro tempore, prof. Fabrizio Micari, titolare del potere di proposta, e condotto dalla Commissione di disciplina composta da docenti dell’Università degli studi di Palermo, alla quale invece spetta il compito giudicare la fondatezza delle accuse promosse dal Rettore.
In tale sede il prof. F.S., assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza spiegava le proprie difese.
Tuttavia, tale organo titolare del potere disciplinare, irrogava al prof. F.S. la sanzione disciplinare della censura.
Il prof. F.S. impugnava tale provvedimento con ricorso proposto innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, sede di Palermo, a mezzo degli avvocati Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza.
In particolare, i legali del prof. F.S. esponevano una lunga serie di motivi di impugnazione, contestando: 1. Violazione del termine per l’avvio del procedimento disciplinare; 2. Violazione del termine entro il quale il collegio di disciplina doveva pronunciarsi; 3. Violazione del principio di imparzialità e terzietà del consiglio di disciplina; 4. violazione dell’obbligo di compiere un accertamento disciplinare, del divieto di automatismo sanzionatorio; 5. Erroneità ed indeterminatezza nel merito della contestazione disciplinare.
Con la sentenza n. 2406 del 20.11.2018 il TAR accoglieva il ricorso introduttivo proposto dagli avv.ti Rubino e Valenza limitatamente ai motivi I, III, IV e V, e respingeva il II, per l’effetto annullando il provvedimento sanzionatorio impugnato.
In particolare, tra le tante motivazioni spese dal Giudice di primo grado, spicca quella con cui si evidenzia che il delegato del Rettore non poteva presenziare, come invece ha costantemente fatto, a tutte le sedute della Commissione di disciplina, ivi inclusa la discussione riservata con cui l’organo collegiale ha deliberato circa la fondatezza delle accuse.
E ciò in quanto il procedimento disciplinare nel settore delle Università è improntato ad un sistema accusatorio, cioè in cui il Giudice (che in questo caso è il Collegio di disciplina) deve essere terzo rispetto alle parti, che sono l’accusa (impersonata dal Delegato del Rettore), e la difesa del soggetto incolpato.
E ciò anche perché tale schema è imposto dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Tuttavia l’Università degli studi di Palermo, allora ancora guidata dal Rettore prof. Fabrizio Micari, impugnava la sentenza del TAR con un ricorso in appello proposto dinanzi al CGA.
Si costituiva in giudizio il prof. F.S., sempre assistito dagli avv.ti Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza, per resistere all’appello dell’Università.
Il Consiglio di Giustizia amministrativa, con sentenza n. 983 del 29.10.2021 ha dichiarato inammissibile il ricorso in appello proposto dall’Università degli studi di Palermo.
In particolare il Giudice di appello, accogliendo un’eccezione processuale opposta dagli avv.ti Rubino e Valenza, ha dichiarato inammissibile il ricorso in appello proposto dall’Università degli studi di Palermo in quanto non ha contestato in maniera specifica il motivo con cui la sentenza di primo grado, accogliendo le difese del prof. F.S., aveva ritenuto che la permanenza del delegato del Rettore avesse compromesso la terzietà del Collegio di disciplina.
Inoltre il CGA ha anche condannato l’Università degli studi di Palermo al pagamento delle spese processuali in favore del prof. F.S., che adesso vede definitivamente annullata la sanzione disciplinare un tempo irrogata.

Le difficoltà di progettazione e di spesa dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza: il presidente Musumeci invoca una cabina di regia nazionale. L’intervento.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza tormenta il sonno del presidente della Regione, Nello Musumeci. Nella Sicilia dove già, meritoriamente, si è certificato per il 2021 quasi il 95% della spesa dei fondi europei da spendere entro il prossimo 31 dicembre, incombe la paura di non riuscire a salire sul treno più unico che raro delle risorse finanziarie rese a disposizione dal Pnrr. Una prima grave avvisaglia è stato lo stop a 31 progetti nel settore agricoltura per 422 milioni di euro, bocciati a Roma, e che l’assessore Antonio Scilla ha recuperato, almeno per il momento, solo in parte.

Poi è stata l’assessore Daniela Baglieri a lanciare l’allarme delle difficoltà di progettazione anche nel suo settore, i servizi primari, acqua e rifiuti. Ecco perché adesso il presidente Musumeci, nell’interesse di tutto il Sud Italia e non solo della Sicilia, invoca una cabina di regia nazionale come supporto a progetti e investimenti. E afferma: “Mai come in questo momento serve mettere attorno allo stesso tavolo i governatori del Sud per stabilire quale politica per il Mediterraneo. E questo può farlo il presidente Draghi. Altrimenti, senza una progettualità, continueremo a disperdere le risorse. Le regioni meridionali continuano a pagare un ruolo di marginalità geografico rispetto all’Europa. E l’Europa deve capire che nessuna politica di sviluppo può essere produttiva se non si parte dal Mediterraneo. Da qui la necessità di mettersi attorno a un tavolo per capire quale ruolo per il Mediterraneo di fronte all’arrivo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Dunque, non vi è alternativa, e Musumeci sottolinea: “In assenza di una cabina di regia continuiamo a polverizzare le risorse. Manca una cabina di regia e noi governatori del Sud soffriamo di individualismo”. E non si tratterebbe solo di parole al vento: Nello Musumeci rammenta di essersi già rivolto a Draghi, e conferma: “L’ho detto al presidente Draghi. Lo Stato deve dire con esattezza alle regioni italiane quale modello di sviluppo immagina nei prossimi venti anni per il Mediterraneo. Tra di noi manca la regia. Il Mediterraneo è straordinario e deve tornare ad essere un mare mercantile mentre oggi le rotte sono altre. Ecco perché l’utilizzo delle risorse del Pnrr richiede un piano strategico che individui quali obiettivi lo Stato intende perseguire al Mezzogiorno. Poi al resto provvederemo noi presidenti del Sud”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

I carabinieri della Compagnia di Caltanissetta hanno dato esecuzione alla misura cautelare del collocamento in comunità nei confronti di un minore nisseno, accusato di “istigazione o aiuto al suicidio” dell’amico Mirko La Mendola durante le fasi preparatorie ed esecutive del suicidio, poi realizzato sulla spiaggia di Punta Grande fra Porto Empedocle e Realmonte, la notte del 25 agosto scorso. Il giovane è stato denunciato anche per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico e divulgazione per via telematica del medesimo materiale.

Il provvedimento, emesso dal Gip di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo, è la conclusione di un’ampia attività investigativa condotta dai carabinieri, e coordinata dal procuratore della Repubblica Claudia Caramanna e dai sostituti procuratori Paoletta Caltabellotta, e Francesco Grassi.
Per gli inquirenti il quadro della vicenda è chiaro: il minorenne, nel mese di agosto, aveva consapevolmente assistito e supportato l’amico Mirko La Mendola durante le fasi preparatorie ed esecutive del suicidio.

Per gli inquirenti, infatti, “il suo apporto è consistito non solo nell’assoluta complicità e condivisione di tutto il piano di preparazione e di successiva esecuzione, ma anche nella elargizione di consigli finalizzati ad impedire che le persone a lui più vicine potessero comprendere ciò che il povero giovane si accingeva a realizzare”. Mirko nella settimana compresa tra il 18 e il 25 agosto era stato a Roma per sostenere le prove concorsuali per l’accesso alla Polizia di Stato. Una carriera tanto sognata e desiderata ma per la quale, ormai, si stava giocando il tutto per tutto dato che, per limiti d’età, quella era l’ultimo tentativo possibile. Dopo di ciò avrebbe dovuto rimettere il suo sogno nel cassetto e provare un’altra strada.

Tutto era sfumato il 23 agosto quando, dopo i primi esiti favorevoli delle prove sino a quel momento sostenute, è stato giudicato “non idoneo”. Una conclusione troppo dura da accettare. Inizialmente aveva provato a reagire e, su suggerimento di alcune persone a lui vicine, aveva valutato l’ipotesi di proporre un ricorso avverso l’esclusione. Strada che, però, si rese subito conto di essere inutile e, dunque, da evitare. Il giovane, dunque, deluso e frustrato, ha deciso di tornare a casa, a Caltanissetta e già da quel momento, secondo il parere degli inquirenti, stava maturando l’idea di suicidarsi. Ipotesi avvalorata da una serie di messaggi anche prima della partenza per il concorso, condivisi via chat con l’amico minorenne.

I due ragazzi si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi nei quali si leggono tanti dettagli sul modo in cui avrebbe potuto togliersi la vita e, in quel progetto, avrebbe partecipato attivamente anche il minorenne. Nella chat, inoltre, non si legge solo l’intento suicidario ma anche il giorno, il luogo e l’utilizzo dell’arma da fuoco legalmente detenuta dalla vittima. Un “comune intento suicidario” così come lo hanno definito nel social privato anche se, in realtà, dalle indagini compiute è risultato che solo il minorenne aveva reali intenzioni suicidarie.

Pochi minuti prima di compiere l’insano gesto, Mirko ha lasciato una serie di drammatici messaggi vocali con cui salutava alcuni amici e persone che gli erano state vicine, mentre il minorenne era lì con lui. Le indagini hanno altresì consentito di accertare la disponibilità, da parte del minore, di un’ingente quantità di materiale pedopornografico sui telefoni cellulari nella sua disponibilità, e tali circostanze evidenziano ancor di più il profilo di personalità del giovane: spregiudicato, privo di senso morale, con un sistema di relazioni deviato e con un distorto e deviato rapporto con la sessualità.

La curva epidemica nella nostra provincia si è stabilizzata con una cifra di 250 contagiati. Un cifra che dall’11 ottobre sembra avere trovato la sua stabilità agevolata dal virus che continua a circolare. Una cifra che si stabilizza anche perché il saldo, nelle ultime settimane, registra più nuovi casi di positività rispetto alle guarigioni. Al 26 ottobre, i contagiati in provincia sono 252.

Aspetto incoraggiante è la diminuzione dei soggetti che necessitano di ricoveri. Sempre alla data del 26 ottobre, gli ospedalizzati sono 7. Un mese fa erano 25. In rianimazione sono ricoverati 3 soggetti.

Per quanto riguarda le vaccinazioni, in settimana è iniziata anche la terza somministrazione seguendo le priorità indicate dal Ministero della Salute e dall’Assessorato regionale alla Sanità. Sono state inoculate 1.725 terze dosi.

Per quanto riguarda le prime e seconde dosi, c’è da segnalare che come prime dosi la nostra provincia è all’83,82%. Licata, Palma di Montechiaro e Ravanusa hanno superato la fatidica percentuale del 70%. E’, invece, immunizzato (cioè con il completamento delle due dosi) l’80,60% della popolazione agrigentina.

Sotto l’80% restano Calamonaci (78,36%), Camastra (76,19%), Canicattì (77,23%), Castrofilippo (76,28%), Cattolica Eraclea (76,28%), Licata (70,23%), Naro (76,53%), Palma di Montechiaro (67,45%), Porto Empedocle (79,15%), Ravanusa (68,09%), Ribera (79,97%), Sant’Angelo Muxaro (78,75%)

L’esecuzione di tale provvedimento ablativo rappresenta l’esito di approfonditi accertamenti patrimoniali condotti dal personale del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Trapani  che hanno consentito di accertarne una sproporzione tra esistenti tra il c.d. “patrimonio disponibile” e il correlato profilo economico/finanziario.

Il soggetto ha avuto un ruolo di primo piano nella direzione della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara tale da determinare, nel maggio del 2018, l’emissione nei suoi confronti di ordinanza di custodia cautelare in carcere all’esito dell’operazione di polizia cd. “Anno Zero” coordinata dalla Procura Distrettuale di Palermo.

I presupposti soggettivi della misura di prevenzione patrimoniali oggi eseguita dalle Fiamme Gialle trapanesi sono però molto più risalenti nel tempo, in quanto dedotti in primis dalla avvenuta condanna in via definitiva del soggetto per il reato di cui all’art.416 bis c.p. risalente al 2002, la quale accertò l’organicità di quest’ultimo a tale famiglia mafiosa già a partire dal 1998 e determinò nei suoi confronti l’ascrizione di numerosi reati-fine commessi nell’interesse di tale consorteria criminale, quali estorsione continuata, danneggiamenti e incendi dolosi.

Il ruolo di “campiere” ricoperto in passato dal soggetto per conto della famiglia Messina Denaro nell’agro di Contrada Zangara a Castelvetrano ed risalenti contatti avuti da quest’ultimo con lo stesso Matteo Messina Denaro sia nel periodo anteriore alla sua latitanza che in epoca successiva hanno consentito di poterlo giudiziariamente annettere nella ristretta cerchia degli uomini di fiducia del superlatitante, avendo il medesimo favorito pure la latitanza di altri membri del mandamento mafioso di Castelvetrano.

Proprio in tale delicatissimo periodo storico il soggetto si era adoperato per diramare ai membri della consorteria mafiosa gli ordini impartiti da Matteo Messina Denaro , di cui all’epoca era portavoce il fratello, nonché nell’assicurare al mandamento mafioso il procacciamento e la custodia di armi e munizionamento idonei a mantenerne la tutela degli interessi sul territorio.

Il sequestro ha interessato beni aziendali relativi all’impresa agricola condotta dalla moglie del proposto, costituiti in prevalenza da fondi rustici coltivati ad uliveti in agro di Castelvetrano, Contrada Latomie, il cui valore è complessivamente quantificabile in circa 300.000,00 euro.

L’esecuzione di tale provvedimento ablativo rappresenta l’esito di approfonditi accertamenti patrimoniali condotti dal personale del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Trapani  che hanno consentito di accertarne una sproporzione tra esistenti tra il c.d. “patrimonio disponibile” e il correlato profilo economico/finanziario.

Il soggetto ha avuto un ruolo di primo piano nella direzione della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara tale da determinare, nel maggio del 2018, l’emissione nei suoi confronti di ordinanza di custodia cautelare in carcere all’esito dell’operazione di polizia cd. “Anno Zero” coordinata dalla Procura Distrettuale di Palermo.

I presupposti soggettivi della misura di prevenzione patrimoniali oggi eseguita dalle Fiamme Gialle trapanesi sono però molto più risalenti nel tempo, in quanto dedotti in primis dalla avvenuta condanna in via definitiva del soggetto per il reato di cui all’art.416 bis c.p. risalente al 2002, la quale accertò l’organicità di quest’ultimo a tale famiglia mafiosa già a partire dal 1998 e determinò nei suoi confronti l’ascrizione di numerosi reati-fine commessi nell’interesse di tale consorteria criminale, quali estorsione continuata, danneggiamenti e incendi dolosi.

Il ruolo di “campiere” ricoperto in passato dal soggetto per conto della famiglia MESSINA DENARO nell’agro di Contrada Zangara a Castelvetrano ed risalenti contatti avuti da quest’ultimo con lo stesso Matteo MESSINA DENARO sia nel periodo anteriore alla sua latitanza che in epoca successiva hanno consentito di poterlo giudiziariamente annettere nella ristretta cerchia degli uomini di fiducia del superlatitante, avendo il medesimo favorito pure la latitanza di altri membri del mandamento mafioso di Castelvetrano.

Proprio in tale delicatissimo periodo storico il soggetto si era adoperato per diramare ai membri della consorteria mafiosa gli ordini impartiti da Matteo MESSINA DENARO, di cui all’epoca era portavoce il fratello, nonché nell’assicurare al mandamento mafioso il procacciamento e la custodia di armi e munizionamento idonei a mantenerne la tutela degli interessi sul territorio.

471 i nuovi casi di Covid19 registrati nelle ultime 24 ore in Sicilia a fronte di 12.651 tamponi processati. L’incidenza sale al 3,7% ieri era al 2,3%. L’isola è al quinto posto per contagi. Gli attuali positivi sono 7.142, i guariti sono 370 mentre si registrano altre 3 vittime, che portano il totale dei decessi a 7.012. Sul fronte ospedaliero sono adesso 321 ricoverati, 3 in meno rispetto a ieri mentre in terapia intensiva sono 36.

Questa la situazione nei Comuni capoluogo: Palermo con 69 casi, Catania 170, Messina 59, Siracusa 98, Ragusa 1, Trapani 24, Caltanissetta 18, Agrigento 25, Enna, 6.

Una nuova vittima, a causa del covid, si registra a Cattolica Eraclea. E’ il secondo decesso da inizio pandemia nel piccolo Comune dell’agrigentino.

A darne notizia è il sindaco Santo Borsellino che in unpos ha dichiarato: “La comunità tutta è scossa dalla triste dipartita di un nostro caro concittadino. Auriel, detto Aurelio, era un grande lavoratore, un buon padre di figlia e un amico di tanti di noi. Ci lascia dopo un travagliato ricovero in ospedale a causa del Covid-19. Purtroppo non era vaccinato. Alla sua famiglia, agli amici ed a tutta la comunità Romena, va il nostro cordoglio e la nostra vicinanza. Che riposi in pace. Mi permetto di dire quanto importante sia la vaccinazione ed è l’unica arma che abbiamo contro questo subdolo e maledetto virus. Vacciniamoci tutti, invitiamo chi non lha fatto a sottoporvi. Abbiamo fiducia nei nostri medici e nei nostri esperti che lavorano costantemente per la nostra vita.”

Il sig. I.T., proprietario di un fabbricato sito nel Comune di Lampedusa, nel 2002 aveva ottenuto il rilascio, da parte del Comune di Lampedusa e Linosa, della concessione edilizia in sanatoria per la predetta opera abusiva realizzata nel lontano 1993, in conformità al parere reso dalla Soprintendenza di Agrigento.

Ciò non di meno, nel 2017 – dopo oltre 15 anni dal rilascio del titolo autorizzatorio – lo stesso vedeva recapitarsi il provvedimento con il quale gli veniva ingiunto il pagamento, da parte dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, di un’indennità per il danno causato all’ambiente con la realizzazione del suddetto fabbricato, ai sensi dell’art. 167 del D.Lgs. n. 42/2004.

Il sig. I.T., reputando illegittimo tale provvedimento, decideva di agire in giudizio, con il patrocinio dell’Avvocato Girolamo Rubino, contestando l’ormai intervenuta decorrenza del termine di prescrizione.

In particolare, l’Avv. G. Rubino rilevava in giudizio come l’Assessorato avesse disposto l’applicazione dell’indennità risarcitoria sebbene fosse oramai ampiamente decorso il termine quinquennale di prescrizione previsto per l’esercizio del relativo potere sanzionatorio.

Il T.A.R. Palermo, condividendo le censure sollevate in giudizio dall’Avv. Rubino, ha accertato come il provvedimento impugnato fosse stato adottato quando oramai la pretesa dell’Amministrazione regionale si era estinta per prescrizione.

I Giudici Amministrativi, in continuità peraltro con la maggioritaria giurisprudenza formatasi sulla materia, hanno, dunque, accolto il ricorso, con conseguente annullamento del provvedimento impugnato.

Il sig. I.T., per effetto della superiore pronuncia, non dovrà pertanto versare alcuna indennità risarcitoria a causa della realizzazione del suddetto fabbricato nel Comune di Lampedusa.