Uccise il giudice Livatino, oggi chiede la sospensione della pena; si deciderà il 10 settembre

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Salvatore Parla, 72 anni di Canicattì, killer del giudice Livatino, esponente della Stidda siciliana, condannato all’ergastolo ed attualmente detenuto nel carcere di Parma  ha chiesto la sospensione della pena, sulla quale si esprimerà il prossimo 10 dicembre prossimo il tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia.

L’istanza avanzata dalla difesa rappresentata dall’avvocato Angela Porcello descrive uno stato di salute del canicattinese gravemente compromesso con diverse patologie che, nel corso degli anni, lo hanno costretto su una sedia a rotelle.

Si legge nell’istanza:

“Le condizioni di salute del Parla sono sempre più peggiorate nelle attuali per l’ inadeguatezza ambientale e sanitaria ed in assenza di adeguati provvedimenti terapeutici, in uno scenario fisico e psicologico che si dipinge a netti tratti come nefasto. Condizioni di grave infermità fisica e psichica da inquadrare in uno scenario a “tratti nefasto”. Sono queste le motivazioni alla base della richiesta di differimento della pena avanzata. A questo si aggiunge anche la “ingestibilità dal punto di vista sanitario di qualunque focolaio d’ infezione, il rischio epidemiologico è altissimo, stante l’assenza di misure e di presidi sanitari per contrastarlo, in presenza  degli ambienti collettivi ristretti in cui vivono i detenuti, con un altissimo rischio di diffusione, nella impossibilità, anche, di mantenere la prescritta distanza di un metro tra un soggetto detenuto e un altro”.

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