Sicilia, voto Province e rimpasto Governo

Condividi

Due i fronti di scontro alla Regione: il voto alle Province, forse ad ottobre, e la ricomposizione della Giunta, tra maxi rimpasto o solo due nomine.

L’Assemblea regionale siciliana ha approvato un emendamento, a firma tra gli altri di Vincenzo Figuccia e di Danilo Lo Giudice, che ha rinviato dal 30 giugno all’anno prossimo 2020, non prima di aprile, le elezioni alle Province in Sicilia. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, innamorato delle Province sull’orlo del precipizio finanziario (Messina e Siracusa sono già cadute), ha ribattuto che il governo avrebbe presentato un secondo emendamento per cancellare il primo e confermare la data del 30 giugno. E Musumeci ha inteso il voto sul suo emendamento come un “voto di fiducia” al suo governo, schierandosi sul fronte opposto a Gianfranco Miccichè ed a Cateno De Luca, promotori del rinvio al 2020. Adesso, secondo saggezza latina, “in medio stat virtus”, ovvero né ora né troppo dopo, ma nel mezzo: il prossimo ottobre, a meno di altri imprevisti e incidenti di percorso, e se regge la barcollante pace sancita tra Musumeci e Miccichè, si svolgeranno le votazioni di secondo livello, ossia votano solo sindaci e consiglieri comunali per eleggere presidenti e consiglieri provinciali. Nel frattempo, un altro tizzone ardente scatena il fuoco tra i palazzi d’Orleans e dei Normanni. Si tratta del rimpasto della giunta Musumeci: dal palazzo dei Normanni, dall’Assemblea, si invoca un maxi rimpasto della giunta, nel rispetto della nuova cartina geografica politica disegnata dalle elezioni Europee del 26 maggio. Invece, a palazzo d’Orleans il presidente della Regione non intende procedere allo stesso passo dei suoi predecessori che, nel corso dei cinque anni di legislatura, hanno dimesso e nominato decine e decine di assessori per accontentare a turno gli appetiti di tanti. E così Nello Musumeci ha già replicato: “Non sarà un maxi rimpasto, non un rimpasto, ma un rimpastino”. Il che, tradotto, significa: le poltrone vacanti sono due, Sebastiano Tusaai Beni Culturali, e Sandro Pappalardo al Turismo. E, dunque, se i più accaniti pretendenti come Saverio RomanoRaffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè e Cateno De Luca rinunciano a tirare troppo la corda, saranno nominati solo due nuovi assessori. Al Turismo al posto di Pappalardo sarebbe papabile il catanese Manlio Messina, anche lui in quota Fratelli d’Italia, ed attuale coordinatore del partito di Giorgia Meloni nella Sicilia Orientale. Ai Beni Culturali, al posto del compianto Tusa, Musumeci auspica un tecnico di elevato profilo, rifuggendo da nomine di carattere politico.

Angelo Ruoppolo (teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment