L’ex procuratore aggiunto a Palermo, Antonio Ingroia, magistrato tra gli istruttori del processo sulla presunta “trattativa” Stato-mafia all’epoca delle stragi dei primi anni ’90, commenta la sentenza d’Appello appena emessa e afferma: “E’ una sentenza che va valutata attentamente e per questo si devono attendere le motivazioni. A me pare comunque che, secondo i giudici di appello, la trattativa c’è stata ma gli investigatori avrebbero agito a fin di bene. Da qui la loro assoluzione perché il fatto non costituisce reato. E’ sentenza double face: da un lato accoglie la tesi dell’esistenza storica di un dialogo con i vertici della mafia e dall’altro avalla la spiegazione che quelli erano ‘colloqui di polizia giudiziaria’. Il dispositivo della sentenza mi induce a pensare pure che, secondo la Corte, il papello sarebbe arrivato al potere politico, cioè al governo. E così si spiega la condanna di Antonino Cinà, il medico di Riina accusato di avere portato ai suoi interlocutori l’elenco delle richieste. Qualcuno potrebbe pensare, certamente sbagliando, che pagano solo i mafiosi. Non vorrei dare ragione a Totò Riina il quale sosteneva di essere diventato il ‘parafulmine’ di tutto”.
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