“Può contaminare ambiente e acque”, sequestrata la discarica di Siculiana del gruppo Catanzaro

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Si chiude così la prima fase relativa alle indagini compiute dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo su presunte irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto di discarica posto in territorio di Siculiana e gestito dal gruppo Catanzaro.

Il sequestro è scattato per l’esistente pericolo di contaminazione del suolo e delle acque che potrebbero arrecare danno all’ambiente e alla salute pubblica.

Tre le persone indagate; oltre a Giuseppe Catanzaro, già presidente di Sicindustria, i due suoi fratelli.

L’atto dispositivo è partito dalla Procura di Agrigento diretta dal dott. Luigi Patronaggio coadiuvato dal Sostituto Procuratore Alessandra Russo e il decreto è stato firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari Francesco Provenzano.

L’indagine è scattata a seguito di numerose segnalazioni di irregolarità pervenute da Enti, Istituzioni ed anche da parte di privati dalle quali sono state acquisite documenti relativi alla conformità degli impianti, alle autorizzazioni e alle concessioni. La relazione tecnica, eseguita successivamente, ha presentato un quadro assai preoccupante, sia sulla regolarità amministrativa degli impianti sia sotto il profilo dell’impatto sul territorio dove insiste la discarica, con limiti di contaminazione regolarmente superati, con emissioni laterali di biogas provenienti dalle vasche post – operative, con l’emersione di indici di “potenziale contaminazione” delle acque sotterranee, senza l’attivazione delle dovute procedure di rientro.

L’impianto di discarica, in ragione del servizio di pubblica utilità comunque svolto, è stato, su indicazione del Gip, consegnato a due amministratori giudiziari da questo nominati con l’incarico della gestione dell’impianto di discarica in sequestro “nei limiti di tale utilità, con riferimento alle commesse provenienti da Enti pubblici o, comunque, aventi carattere pubblicistico, purché nel rispetto della normativa ambientale e al fine di regolarizzare l’attività”.

L’indagine della Procura della Repubblica, anche all’esito dell’eseguito sequestro, prosegue, anche con l’ausilio della Guardia di Finanza, Nucleo di polizia economica e tributaria di Agrigento, per accertare eventuali altri profili di illiceità, anche con riferimento agli eventuali pregiudizi economici e danni erariali, derivanti dalla irregolare gestione.

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