Temiamo che Porto Empedocle, unitamente e principalmente i suoi abitanti, possano fare la fine di una lumaca quando la si mette in acqua, ancora viva, per poi alla fine essere mangiata.
Una brutta fine, purtroppo, sulla quale nutriamo ragionevoli certezze che possa coinvolgere la (non) Vigata di nonno Andrea a seguito di due situazioni, di prossima creazione e realizzazione, che cambieranno inevitabilmente il volto di una intera città e di una intera costa di splendido mare africano.
Si lavora alacremente, viste le ultime vicende, per realizzare un centro hotspot per accogliere più o meno 500 migranti e, più avanti, la realizzazione di un rigassificatore nei pressi del costruendo hot e a poche centinaia di metri del nucleo Kaos, dove Pirandello svolse e visse soltanto il bel tempo.
Temiamo fortemente, e qui il sindaco di Porto Empedocle Martello ha perfettamente ragione, che Lampedusa possa lasciare il posto proprio al vecchio molo di Girgenti, e trasferire in terraferma, armi e bagagli, per far vivere agli empedoclini tutto ciò che i cugini lampedusani hanno vissuto in questi ultimi 25 anni. Con la fievolissima speranza di essere smentiti assisteremo ad un cambio di passo da parte di tutte le carrette della speranza che provengono da terra africana; i migranti dei prossimi mesi non terranno conto più del primo approdo lampedusano e si dirigeranno direttamente a Porto Empedocle. Arrivare a Porto Empedocle significa essere già nella terraferma e, quindi, avere più della metà del \”lavoro\” svolto evitando l\’identificazione, il vivere diversi giorni in condizioni disumane per poi essere trasferiti in terraferma. Arrivando direttamente a Porto Empedocle tutta la prima fase del viaggio verrà eliminata. Non è poco.
Le immagini dei giorni scorsi, agghiaccianti davvero, parlano da sole. Decine e decine di migranti scappati dal centro provvisorio empedoclino per andare a bussare alle porte di casa dei cittadini non per rapinarli ma per ottenere un tozzo di pane e una bottiglietta d\’acqua. Brutte, scene bruttissime che non vorremmo mai vedere e che invece rischiano seriamente di diventare la quotidianità nei prossimi anni a venire. E qui occorre fare molta attenzione, non lasciarsi prendere dal panico dettato da una attuale situazione disastrosa e ponderare e programmare a lungo ed in largo lo scenario futuro da presentare agli occhi di empedoclini e non solo.
E poi, il secondo elemento, il più affascinante, il più contrastato, il più osannato (solo da pochissimi), il più combattuto: il rigassificatore ai piedi di contrada Kaos e a pochi passi dal centro di Porto Empedocle.
Quella enorme struttura fallica che stravolgerebbe ogni cosa, persino qualche abitudine sociale. Per non parlare delle disastrose conseguenze alle quali andrebbe incontro il nostro mare, la nostra costa, il nostro litorale. Insomma tutto non sarà mai più come prima.
Chi è contento di questo probabilissimo imminente nuovo scenario empedoclino, alzi la mano…