“Montante”, Salvini, perchè non sei parte civile?

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Il Viminale non è parte civile al processo “Montante” a Caltanissetta. Il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, convoca il ministro dell’Interno Salvini.

Il ministero dell’Interno non è parte civile al processo innanzi al Tribunale di Caltanissetta sul cosiddetto “Sistema Montante”, ovvero una presunta tentacolare rete di rapporti con politici, uomini dei servizi segreti e delle forze di Polizia cucita e ricamata dall’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, per ottenere e scambiare informazioni riservate con benefici e favori di vario genere. E il presidente della Commissione nazionale antimafia, Nicola Morra, del Movimento 5 Stelle, ha interrogato il ministero dell’Interno, dunque l’alleato di governo della LegaMatteo Salvini: “Perché non sei parte civile al processo ‘Montante’?” E il ministero ha risposto così: “Il ministero dell’Interno ha segnalato la propria intenzione di costituirsi parte civile a palazzo Chigi il 12 ottobre del 2018. Ma la presidenza del Consiglio dei ministri ha negato la richiesta di autorizzazione sulla base del parere contrario reso dall’Avvocatura dello Stato il 16 ottobre 2018. Per ulteriori delucidazioni il presidente Morra potrà rivolgersi al presidente Conte”. Tale risposta non è ritenuta esaustiva e sufficiente da Nicola Morra, che annuncia: “Convocherò Matteo Salvini in commissione Antimafia, perché spieghi come mai il Viminale non si è costituito parte civile nel processo ‘Montante’. E’ un motivo di grande curiosità della Commissione capire cosa ha indotto il ministero a non costituirsi parte civile in questi procedimenti. Il caso Montante ha fatto capire che coloro che si presentavano come antimafia erano soprattutto pro-mafia e di certo non antimafia”. E poi Morra aggiunge: “Il fatto che il ministero dell’Interno rinunci a essere attore in un processo che coinvolge agenti, dirigenti della Direzione investigativa antimafia e dei Servizi di sicurezza mi sembra importante. Bisogna capire se ciò sia frutto di una distrazione oppure di una scelta che io non posso condividere. Lo Stato è stato abbondantemente infiltrato, e doveva costituirsi, per rispetto a tutti coloro che lo servono fedelmente. Vorrei capire se il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sia a conoscenza di tutto questo. Lo convocherò in Commissione. E se Salvini non ne sapeva nulla, mi aspetto che provveda alla rimozione del dirigente che ha preso questa decisione”. Al processo “Montante” a Caltanissetta sono parte civile la Regione Siciliana, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia presieduto da Giulio FranceseComune e Camera di Commercio di Caltanissetta, i giornalisti Marco Benanti, Giampiero Casagni e Attilio Bolzoni, che ha appena pubblicato un libro su Montante intitolato “Il padrino dell’antimafia”, poi il magistrato ed ex assessore regionale Nicolò Marino, il testimone del processo Alfonso Cicero, che è anche parte offesa, e poi il vice questore Gioacchino Genchi, il dirigente Asi Gaetano Rabbito, l’assessore a Caltanissetta Pasquale Tornatore, ed il presidente di Confindustria Enna, Antonino Grippaldi. E poi l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, secondo il quale lo scioglimento del Comune del paese di Sciascia è stato ordito da Montante e dai suoi amici, e l’imprenditore Pietro Di Vincenzo, già inquisito per mafia e poi assolto, che si ritiene vittima di un complotto giudiziario orchestrato da Montante.
 
Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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