“Montante”, il maxi processo di Caltanissetta

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Il Tribunale di Caltanissetta ha riunito in un solo processo i due ordinari sul cosiddetto “Sistema Montante”. Gli imputati complessivamente sono 30. I dettagli.

E’ stato già battezzato il maxi processo di Caltanissetta sul cosiddetto “Sistema Montante”. Infatti, il presidente del Tribunale nisseno, Francesco D’Arrigo, nonostante il parere contrario della Procura e dei difensori degli imputati, ha riunito in un unico processo i due tronconi dell’inchiesta imperniata sull’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, ovvero il filone del presunto dossieraggio e della rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, e il filone politico, ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017. Si tratta dei due processi ordinari, con 17 e 13 imputati. Nel processo bis vi sono 17 imputati tra cui l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, poi Vincenzo Savastano, vice questore aggiunto, Gaetano Scillia, capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, d Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014. Nel processo ordinario, adesso unificato con l’ordinario bis, vi sono 13 imputati tra cui l’ex direttore dell’Aisi Servizi segreti, Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il “re dei supermercati” Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, poi tre dipendenti di Montante: Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta, e poi il poliziotto Salvatore Graceffa, il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda, il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello, il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei Carabinieri Letterio Romeo. E poi, per una ipotesi di rivelazione di notizie riservate, è imputato l’ex presidente del Senato e candidato presidente della Regione, Renato Schifani. Andrea Cavacece avrebbe comunicato all’ex direttore dell’Aisi, Arturo Esposito, notizie sull’indagine a carico del colonnello Giuseppe D’Agata. E tali notizie sarebbero poi giunte all’ex presidente del Senato, Renato Schifani, al tributarista Angelo Cuva, fino allo stesso colonnello D’Agata. Ed ecco perché Schifani, Esposito, Cuva e D’Agata sono sotto processo. La prossima udienza è in calendario lunedì 26 settembre, l’indomani dell’election day. Al processo in abbreviato lo scorso 8 luglio la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti, dopo 8 ore di Camera di consiglio ha ridotto ad Antonello Montante la condanna da 14 a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico E poi sono stati condannati anche altri due presunti componenti del “cerchio magico”: 5 anni per Diego Di Simone, l’ex ispettore della Squadra mobile di Palermo poi capo della security di ConfIndustria, e 3 anni e 3 mesi per Marco De Angelis, sostituto commissario della Questura di Palermo. E’ stato assolto il questore Andrea Grassi, imputato di una presunta fuga di notizie. E da due dei tre capi d’imputazione è stato assolto il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta. Per il terzo capo d’imputazione, legato all’assunzione presunta pilotata della figlia, è scattata la prescrizione. Sono attese le motivazioni della sentenza. Le parole usate dal sostituto procuratore generale, Giuseppe Lombardo, nel corso della requisitoria d’Appello, rendono alquanto bene, e in estrema sintesi, la genesi del “Sistema Montante”. Eccole : “Quella di Montante è stata una catena di montaggio nella quale ognuno aveva il suo ruolo. Tutti sapevano che facevano un favore a Montante e in cambio avevano dei vantaggi”.

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