Misure decreto Conte, a Palermo monta la protesta di ristoranti, bar e pizzerie

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Il DPCM di Conte ha creato delusioni. A Palermo sta crescendo di ora in ora l’elenco di ristoratori e titolari di bar che domani sera, alle 21, accenderanno le luci dei locali e alzeranno simbolicamente le saracinesche abbassate da 45 giorni, in adesione all’iniziativa nazionale #RisorgiamoItalia del settore Horeca (acronimo di hotellerie, restaurant, catering).

C’è malcontento tra i ristoranti, le pizzerie, i pub e i bar di Palermo, delusi dalle misure annunciate ieri sera dal premier Giuseppe Conte. E le preoccupazioni e la protesta non risparmia nemmeno i commercianti di Mondello, riuniti nell’associazone Mondello Young, anche loro pronti ad azioni simboliche.

“C’erano grandi aspettative per il discorso al paese del presidente del Consiglio e adesso c’è grande delusione, perché non è stato spiegato chiaramente come usciremo da questa crisi, che rischia di non far riaprire mai più molti esercizi – dice Francesco Carnevale, di Balata – molti sono allo stremo, la Sicilia fortunatamente ha pochissimi contagi non si capisce perché la si debba equiparare a regioni molto colpite come Lombardia e Piemonte”.

Le lamentele corrono sui gruppi Whatsup e c’è una lista di esercizi palermitani, in ordine alfabetico, che cresce di ora in ora: dai pub e i ristoranti delle isole pedonali e del centro storico al resto della città e Mondello.
Anche nella borgata marinara qualcosa si muove tra i commercianti riuniti nel comitato Mondello Young: “Nella prospettiva di riaprire il primo giugno con molte limitazioni molti di noi rischiano di non farcela, soprattutto a Mondello dove il 99 per cento degli esercizi è legato al cibo e alla stagione turistica – dice il presidente Paolo Muratore – molti sono stati penalizzati dal fatto che alcuni esercizi commerciali che non hanno mai chiuso, come panifici, salumerie e pescherie, di fatto vendono prodotti pronti o in sostituzione con quelli di ristoranti e bar chiusi, non si capisce perché allora riaprire alla vendita d’asporto dopo due mesi di chiusura”.

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