Messina Denaro e l’attentato a Di Matteo

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Le dichiarazioni del neo pentito Alfredo Geraci confermano l’esistenza di un progetto di attentato esplosivo contro il magistrato Nino Di Matteo. I dettagli.

Un progetto di attentato contro il magistrato Nino Di Matteo, oggi componente del Consiglio superiore della magistratura, è uno dei misteri di mafia più recenti. Il boss pentito Vito Galatolo nel dicembre del 2012 raccontò: “La richiesta di uccidere Di Matteo arrivò da Matteo Messina Denaro. Noi ci mobilitammo per comprare l’esplosivo”. Adesso un altro collaboratore della giustizia, che ha appena saltato il fosso, Alfredo Geraci, ha raccontato che fu lui a procurare l’appartamento a Ballarò per ospitare il summit in cui si discusse dell’attentato a Di Matteo. Geraci non è a conoscenza dell’argomento della riunione. Poi il suo capo, Alessandro D’Ambrogio, gli raccontò in confidenza di una richiesta non meglio precisata di Messina Denaro ai mafiosi di Palermo. Il neo pentito Alfredo Geraci ha dichiarato: “Un giorno mi chiamò Alessandro D’Ambrogio, il capo del mio mandamento, Porta Nuova. Mi disse che aveva bisogno di un locale dove fare una riunione. Misi a disposizione la casa della sorella di mio suocero, un appartamento al secondo piano a Ballarò. Io rimasi giù per aprire il portoncino a chi arrivava”. Il racconto di Geraci è confermato da quanto già dichiarato da Vito Galatolo, secondo cui a trasmettere il messaggio di Messina Denaro sarebbe stato il boss di San Lorenzo Girolamo Biondino. Lo stesso Galatolo ha citato anche 150 chili di esplosivo acquistato in Calabria. L’esplosivo è stato cercato parecchio tempo dagli investigatori, tra Palermo e Monreale. Poi un altro boss pentito di Porta Nuova, Francesco Chiarello, ha sostenuto di avere saputo dello spostamento del carico di esplosivo in un posto sicuro. Nel frattempo le indagini della Procura di Caltanissetta sul progetto di attentato a Nino Di Matteo si sono concluse con l’archiviazione nonostante i riscontri alle dichiarazioni di Vito Galatolo, che ha precisato: “Messina Denaro chiedeva l’attentato perché Di Matteo sia era spinto troppo avanti”. Il boss latitante dal ‘93 avrebbe ingaggiato un esperto di esplosivi per eseguire l’attentato. E i boss palermitani progettarono di piazzare la carica esplosiva davanti al palazzo di giustizia di Palermo, o nei pressi dell’abitazione di Di Matteo. L’arresto di D’Ambrogio, il capo mandamento di Porta Nuova, ha congelato il piano. Ecco perché uno dei motivi di archiviazione delle indagini da parte della Procura nissena è che l’attentato non è stato compiuto, e quindi non vi sarebbero stati gli estremi per contestare il reato.

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