Mangiacavallo in “Movimento” non vede più le stelle. La rottura è un dato già tratto

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Per il deputato saccense, alla sua seconda legislatura all’Ars, l’amore pentastellato è finito, si è concluso. Una delusione d’amore che condivide con i colleghi Angela Foti, Valentina Palmeri, Elena Pagani.

“E’ inutile nascondersi dietro un dito, sono giorni difficili quelli che sta attraversando il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle in Sicilia”, confessa Matteo Mangiacavallo che parla di “giorni difficili che hanno portato i nodi al pettine di un gruppo che non è più tale”.

E’ noto che all’Ars, il M5S è spaccato tra gli intransigenti e i moderati. E quando alla moderazione “vengono meno i principi del dialogo, della solidarietà tra colleghi e del rispetto, valori che ci hanno guidato nel corso di otto lunghi anni, viene meno non solo lo spirito di un gruppo, ma anche il desiderio di farne parte, la voglia e i progetti per i quali si sta insieme”.

La delusione prende forma “dalle illazioni e alle provocazioni lanciate dalle pagine dei giornali già dalla fine dell’anno scorso” e riguarda la vicenda del deputato Sergio Tancredi. “Il trattamento riservato al collega, prima ancora che all’amico, Sergio, a cui esprimiamo la nostra solidarietà, ci spinge ad ulteriori riflessioni di cui vogliamo rendervi partecipi. Abbiamo preso i nostri principi e li abbiamo distorti, stravolti e interpretati a piacimento”.

Mangiacavallo è amareggiato, ma ancora di più deluso perché è venuto meno quel “nessuno deve rimanere indietro”, mantra dei grillini e “portato avanti come vessillo dall’intero gruppo”. Un mantra “che doveva significare tendere la mano a chi era in difficoltà”, ma è “svanito nel nulla quando Sergio Tancredi è stato fatto accompagnare alla porta”.

Lo sfogo di Matteo Mangiacavallo è duro anche se fa esultare diversi grillini saccensi che non l’hanno mai amato, o forse è più appropriato dire che lo hanno odiato.  “Abbiamo preso un compagno di squadra e lo abbiamo pugnalato colpendolo proprio nel suo punto debole”, dice Mangiacavallo col tono esterrefatto di Giulio Cesare nel pronunciare tu quoque, Brute, fili mi! 

Già, “sapendo delle sue difficoltà (di Tancredi n.d.r.) gli è stato ripetuto come un mantra, con un cinismo che non dovrebbe appartenere ad un Movimento che si reputa comunità, o restituisci o ti buttiamo fuori; solo i più ingenui non hanno capito che era un modo per non confrontarsi e avviare il dibattito su quella linea politica che il gruppo regionale (prima forza politica della regione nel 2017) non è stato in grado di affrontare”.

Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce. E’ il destino che segna gli stessi grillini. “Così, per chiudere le bocche a quel desiderio di costruire e onorare il mandato è bastato colpire i punti deboli, dapprima con Sergio, poi, uno per uno, come obiettivi già mirati, verso chi, quei malesseri voleva affrontarli”, chiosa Mangiacavallo.

Un movimento nato dal vaffa dove, per Mangiacavallo, “non c’è mai stato ascolto, né la reale volontà di trovare una sintesi. Il  dibattito è sempre stato derubricato a frasi del tipo “o così o ve ne andate”, celandosi dietro le “scelte della maggioranza numerica”, come se la democrazia, anche interna ad un gruppo, non debba racchiudere anche la rappresentatività delle “minoranze”. E il vaffa, bellezza.

La vicenda di Sergio Tancredi ha lasciato il segno. “Abbiamo saputo dell’espulsione di Sergio solo dopo la richiesta, presa in autonomia dal capogruppo, di sostituire con effetto immediato Sergio dalla Commissione, a sua insaputa. Le motivazioni le abbiamo scoperte solo dall’ennesima intervista”. Insomma, un vaffa per sentito dire.

“Come non é mai stata presa in considerazione la nostra proposta di sostenere formalmente e sostanzialmente il collega Tancredi, sia davanti ai probiviri, chiedendo del tempo per mettersi in regola e garantendo economicamente per lui, sia, come avvenuto in passato con altre vicende giudiziarie, contribuendo alle sue spese legali. Mentre l’amico Sergio veniva sbattuto fuori, siamo stati ignorati”, aggiunge Mangiacavallo,ma anche Foti, Palmeri, Pagana.

“Nessuno di noi può accettare una cosa del genere. I principi del Movimento 5 Stelle che con orgoglio abbiamo costruito, portato avanti e difeso sono passati in secondo piano cedendo il passo sotto i colpi di logiche in cui, per fortuna, non ci riconosciamo”.

E’ un addio del deputato Matteo Mangiacavallo al mondo pentastellato. Un addio corale con Sergio Tancredi, Angela Foti, Valentina Palemri e Elena Pagana. Un gruppo che all’Assemblea regionale ha si occupato i banchi dell’opposizione, ha si criticato, ma anche detto si a quelle proposte utili alla collettività  siciliana anche se provenienti dalla maggioranza, dalla parte politica avversaria.

Un gruppo di cinque deputati che adesso hanno il tempo di riflettere e capire quale rotta tracciare. Una cinquina che da tempo ha compreso che la politica tutto può, anche tra gli intransigenti come quelli che dicevano mai col Pd e poi lo hanno sposato.

Di certo, il gruppo dei cinque ha una caratura moderata. L’emergenza coronavirus ha creato anche una frattura epocale. Nulla può esser più come prima, neanche in politica.

Filippo Cardinale

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