L’inchiesta “Scrigno” a giudizio (video)

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Voto di scambio politico – mafioso e associazione mafiosa: il Tribunale di Palermo rinvia a giudizio, tra gli altri, l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello. I dettagli dell’inchiesta “Scrigno”.

Paolo Ruggirello

Paolo Ruggirello, 54 anni, ex deputato regionale, è stato arrestato il 5 marzo del 2019. Adesso il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Filippo Serio, lo ha rinviato a giudizio per associazione mafiosa. Prima udienza del processo il prossimo 8 aprile, innanzi al tribunale di Trapani.

Insieme a Ruggirello saranno a giudizio altre 8 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro. Si tratta di Nino Buzzitta, presunto “consigliere” della famiglia trapanese, Vito D’Angelo, presunto boss del clan di Favignana, Giuseppa Grignani, Vito Gucciardi, Vito Mannina, ex consigliere comunale di Trapani, Luigi e Alessandro Manuguerra, padre e figlio, e Michele Pollara. Altri 10 imputati sono giudicati in abbreviato, e altri 3 patteggiano la condanna. Paolo Ruggirello, eletto col centrodestra e poi transitato nel Partito Democratico, alle elezioni Politiche del 4 marzo 2018, candidato all’uninominale con il Partito Democratico, avrebbe ottenuto voti e appoggio elettorale dal clan di Trapani in cambio di favori e assunzioni, affidando ai mafiosi la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale.

Il 5 marzo del 2019 fu il giorno della cosiddetta operazione “Scrigno”: 200 Carabinieri del Comando provinciale di Trapani eseguirono 25 ordinanze di custodia cautelare. Tra gli arrestati, oltre Paolo Ruggirello anche Franco e Pietro Virga, figli dell’ergastolano Vincenzo Virga, storico fedelissimo di Matteo Messina Denaro e condannato per il delitto del giornalista Mauro Rostagno, e poi lo stesso Nino Buzzitta, già consigliere comunale del Partito Socialista a Trapani, e poi Franco Orlando, già arrestato per mafia a metà degli anni ’90 quale presunto uomo d’onore riservato.

E poi l’ex assessore comunale di Trapani, Ivana Inferrera, il marito di lei, l’imprenditore Ninni D’Aguanno, e l’ex consigliere comunale di Erice, Giovanni Maltese. Dopo l’arresto, Paolo Ruggirello ha ammesso di avere incontrato il boss trapanese Pietro Virga poco prima delle elezioni Regionali del 2017, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente. Il giudice, che ha risposto no alla richiesta di scarcerazione, non gli ha creduto, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite dall’ex deputato Ruggirello che, inoltre, ha ammesso: “Virga mi chiese 50mila euro per affrontare la campagna elettorale, mi ricordo che promise 1000 voti dietro il pagamento di 50mila euro. E io accettai, ma solo per potermi allontanare il più presto possibile da quel luogo”. Nella ordinanza di custodia cautelare a carico di Ruggirello si legge: “Ha contribuito al raggiungimento di uno degli scopi dell’associazione mafiosa: il controllo del voto democratico e l’influenza sulla gestione della cosa pubblica. L’ex deputato, destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti dell’associazione mafiosa nel corso di varie consultazioni elettorali, ha fornito un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, a cui metteva a disposizione – per il tramite di singoli affiliati, con i quali intratteneva rapporti continuativi ed ai quali si rivolgeva anche per questioni personali – l’influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato regionale dell’Assemblea Regionale Siciliana”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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