L’agricoltura in Sicilia a rischio peronospora

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di Dorotea Rizzo

Le piogge   costanti di questi giorni   e i picchi di umidità che si sono creati hanno trasformato il terreno in un luogo fertile per la proliferazione della peronospora,  come ha  riferito a IFN l’agronomo Giovanni Licitra: “In serra mai visto un danno simile perché la violenza del vento ha permesso il passaggio dell’acqua piovana aumentando la percentuale di umidità. Per la peronospora stiamo assistendo ad un maggio da record, ma in negativo; infatti, difficilmente si registrano tutti questi attacchi in questa fase dell’anno che dovrebbe essere più asciutta. Invece pioggia e umidità hanno generato una recrudescenza della fitopatologia. Queste condizioni climatiche sono ideali per la germinazione delle   oospore con formazione dei macrozoosporangi contenenti le zoospore, fonte di inoculo primario per il patogeno. Le continue piogge infettanti veicolano le zoospore verso gli stomi dove avviene la penetrazione per mezzo di un tubetto. Dal momento del contatto, il tempo che intercorre tra l’infezione e la manifestazione dei sintomi oscilla dai 3 ai 18 giorni in funzione della temperatura e dell’umidità atmosferica”.

Altro fattore determinante è la carenza di luce. “In Sicilia possiamo affermare che manca il sole da un mese e le piante ne risentono particolarmente perché viene meno l’attività fotosintetica e ciò indebolisce le difese della pianta che lavora male ed è più suscettibile agli agenti patogeni”

Le colture più a rischio:

“Temiamo attacchi di peronospora fin dalle prime fasi di sviluppo per la vite e anche nel pomodoro il rischio è alto. Soprattutto nelle piante più rigogliose, come il pomodoro cuore di bue, il rischio di attacchi è più alto perché circola meno aria. Nel mese di maggio possiamo attuare ancora strategie di difesa”.

“Servono prodotti di sintesi adeguati a fronteggiare la fitopatologia ma la partita si gioca nella gestione delle serre: soprattutto nell’aerazione di queste per ridurre l’umidità. È consigliato avere aperture a colmo o doppie aperture laterali che facilitino un ricircolo adeguato oppure ventole che facilitano il defluire dell’aria” – conclude l’agronomo.

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