La “catena di talpe” in requisitoria

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Iniziata a Caltanissetta la requisitoria al processo sul “Sistema Montante”. La Procura ricostruisce i dettagli della “madre” di tutte le notizie riservate violate.

A Caltanissetta al palazzo di giustizia è in corso la requisitoria al processo in abbreviato sul cosiddetto “Sistema Montante”. Nell’arringa della Procura della Repubblica sono impegnati i pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso. Le prime battute hanno interessato uno dei cinque imputati, Andrea Grassi, attuale questore di Vibo Valentia, e, all’epoca delle ipotesi di reato contestate, dirigente dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Lui, Grassi, sarebbe stato colui che avrebbe soffiato la notizia dell’indagine sul “Sistema Montante” condotta dalla Squadra Mobile nissena. Per la stessa rivelazione di notizia riservata sono imputati a processo ordinario anche l’ex capo dei Servizi segreti Arturo Esposito, l’ex presidente del Senato Renato Schifani, il tributarista palermitano Angelo Cuva e l’ex capocentro della Dia, la Direzione investigativa antimafia, di Palermo, il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata. Il pm Stefano Luciani, nel corso delle prime 9 ore di requisitoria, si è riferito ad Andrea Grassi come “il primo anello di una catena di informatori”, ha usato l’espressione “catena di talpe” per disegnare l’atto d’accusa, e, tra le altre, le sue parole sono state: “Mentre noi lavoravamo di giorno, qualcuno di notte disfaceva le indagini”. Stefano Luciani ha esposto il testo di numerose intercettazioni telefoniche e ha sottolineato che, dopo la fuga di notizie, alcuni degli indagati, avrebbero cambiato schede telefoniche intestandole anche a ottantenni. Ancora più nel dettaglio, Andrea Grassi avrebbe reso a disposizione di Montante notizie riservate attraverso l’intermediazione di Andrea Cavacece, capo reparto Aisi, e del generale Arturo Esposito, entrambi sotto processo ordinario. Quando ciò sarebbe stato scoperto, la Procura di Caltanissetta si è allarmata e ha ordinato alla Squadra Mobile di non trasmettere più notizie agli organi interni superiori, ovvero allo Sco, il Servizio centrale operativo, da cui dipendono tutti i Reparti della Mobile impegnati nelle indagini sulla criminalità organizzata, e verso cui le Squadre Mobili sono obbligate a trasferire le informazioni investigative. Ancora più nel dettaglio, quando Andrea Grassi, dirigente dello Sco nel 2015, avrebbe spifferato di intercettazioni a carico di Antonello Montante, lui, Montante, appresa la notizia, avrebbe iniziato a utilizzare utenze telefoniche riservate complicando le indagini della Squadra Mobile di Caltanissetta. In occasione della prossima udienza, ancora innanzi alla giudice per le udienze preliminari, Graziella Luparello, il collega di Luciani, il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso, punterà il dito contro gli altri imputati in abbreviato insieme a Montante, che sono Diego Di Simone, l’ex sottufficiale della Polizia poi capo dell’ufficio Sicurezza di ConfIndustria e presunto uomo di fiducia di Montante, e poi Marco De Angelis, il sostituto commissario che avrebbe condotto indagini riservate commissionate dal “Sistema”. La posizione di Antonello Montante sarà affrontata il 18 e il 23 aprile. Poi interverranno le parti civili e il collegio difensivo. A meno di legittimi impedimenti, il processo dovrebbe concludersi il 10 maggio.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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