Infrastrutture al sud, il Sinalp denuncia l’ennesima mancata occasione del Governo nazionale

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Il Sinalp Sicilia rappresentato dal Segretario Regionale Dr. Andrea Monteleone si chiede quali siano le dinamiche messe in campo da questo Governo per l’eliminazione dell’ormai famigerato DIVARIO NORD SUD.

Ogni Governo che si insedia o che si trova in difficoltà politica, tira fuori dal cilindro la lotta al divario Nord Sud, e propone ricette salvifiche per risolvere una volta per tutte questa assurda condizione creata da una unità della Nazione fatta male e cresciuta peggio.

Purtroppo dopo tante belle parole e ci auguriamo, tante buone intenzioni dei nostri politici i risultati concreti sono che il Sud si allontana sempre di più dal nord che riesce ad essere competitivo anche rispetto ad altri territori Europei.

Anche oggi, in piena epoca COVID, assistiamo alle passerelle dell’ennesimo Governo Nazionale che giura e spergiura che darà tutto se stesso per risolvere la “Questione Meridionale”, anche a costo di costruire un Tunnel sotto lo stretto di Sicilia per unire la nosra terra con il resto d’Italia.

Ma dalle parole ai fatti, la Banca d’Italia nelle sue analisi economiche nazionali ci fa sapere che dal 2008 al 2018, in appena 10 anni, gli investimenti fissi lordi in infrastrutture della pubblica amministrazione, anche per effetto delle politiche di rigore, sono calati del 20%, attestandosi a quota 37 miliardi, con un taglio netto di dieci miliardi. Taglio caricato, chissà perché, solo sulle spalle del Sud.

Per essere ancora più precisi lo Stato dal Sud, di fatto, è fuggito senza alcun dubbio e purtroppo senza più alcuna vera e seria programmazione degli investimenti per la crescita ecponomica e sociale di questo territorio.

Vogliamo ricordare ai nostri fulgidi esempi di rappresentanti politici suddisti, che la curva degli investimenti pubblici destinati allo sviluppo del Mezzogiorno tra il 1950 e il 1960 era pari allo 0,84% del Prodotto Interno Lordo, cioè quasi all’uno percento. Ma, come per incanto dal 2011 ad oggi gli investimenti infrastrutturali al Sud sono di fatto quasi spariti ottenendo uno striminzito 0,15% e cosa ancora peggiore tendente ad un ulteriore ribasso.

Già il quasi 1% del PIL era poco e quindi insufficiente ad eliminare il divario tra Nord e Sud, ma dal 2011 la situazione è diventata disastrosa per tutto il sud ed ancora peggio per la Sicilia dove gli investimenti sono di fatto scomparsi.

Dal 2011 ad oggi si sono susseguiti, in ordine temporale, i Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e per ultimo Conte. Tutti esponenti di quella parte politica che a parole è sempre pronta ad aiutare chi sta peggio, chi ha difficoltà e chi viene estromesso dal proceso di crescita della Nazione, ma nei fatti sono stati Governi che hanno pervicacemente voluto distruggere il sud e la sua economia.

Oggi l’Italia possiede 1350 Km di rete ferroviaria ad alte velocià. Di questi km, sono stati realizzati nel Sud Italia solo il 16% ed in Sicilia si primeggia con un incredibile zero%.

Ci permettiamo evidenziare, a maggior chiarezza dei nostri politici locali, che nel sud vive il 36% della popolazione italiana che così facendo è costretta ad utilizzare la macchina per gli spostamenti ed i mezzi su gomma per il trasporto delle merci aggravando di ulteriori costi i cittadini e le imprese del sud.

Questa specchiata ed intelligente programmazione di interventi strutturali ha ottenuto nei fatti che se prima da Roma a Milano ci volevano poco meno di 6 ore di treno, e da Roma a Reggio Calabria appena più di 6 ore di treno; oggi grazie agli “imponenti investimenti fatti al Sud” da Roma a Milano si viaggia in meno di 3 ore, mentre da Roma a Reggio Calabria ci vogliono circa 7/8 ore quando va bene.

Secondo l’art.119 della Costituzione, lo Stato deve destinare risorse aggiuntive ed effettuare interventi speciali per riequilibrare le diferenze territoriali presenti all’interno della Nazione.

Forte di questo assioma costituzionale nasce la famosa e famigerata legge sul federalismo fiscale, la legge 42 del 2009, che ha comunque un merito, stabilisce finalmente, prioritariamente alla sua applicazione, una ricognizione dei fabbisogni infrastrutturali su tutto il territorio Nazionale (relativamente alle strutture sanitarie, assistenziali e scolastiche, alla rete stradale, autostradale e ferroviaria, a quella fognaria, idrica, elettrica, di trasporto e distribuzione del gas, nonché alle strutture portuali e aeroportuali).

Ricognizione necessaria per fotografare le disparità e le differenze strutturali tra nord e sud per poi poter programmare gli investimenti necessari a riavvicinare il sud al nord. Purtroppo questa ricognizione non è mai stata realizzata e questa legge, che certamente ha tanti difetti e tanti errori di analisi economica ed ideologica dei territori, invece di migliorarla e renderla realmente esecutiva, è stata di fatto accantonata.

Purtroppo i nostri Governi hanno sempre ragionato per posizioni ideologie e per difendere tali scelte hanno avuto la capacità di distruggere il nostro sistema imprenditoriale che ha bisogno, dal sud al nord, di infrastrutture moderne ed efficienti.

La crescita economica e strutturale del Sud è una grande opportunità non solo per il Sud ma anche per il Nord, e fino a quando non si capirà questo semplice presupposto l’Italia sarà sempre il fanalino di coda e preda di un’Europa che ragiona solo in termini di profitto e convenienze politiche.

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