Altri particolari nell’ambito della maxi inchiesta della Procura della Repubblica e della Digos di Catania che coinvolge 14 Università in Italia e 40 indagati.
Il Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, ha definito come “squallido” il sistema che da alcuni sarebbe stato praticato in 14 università italiane, compresa Catania, nell’ambito dell’inchiesta, sostenuta dalla Digos di Catania, battezzata “Università bandita”. Quali sono le 14 università “bandite” indagate? Sono Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. E quanti sono gli indagati? Sono 40. E a Catania? A Catania il rettore dell’Università, Francesco Basile, e altri nove professori sono stati sospesi dal servizio dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo su proposta della Procura. Ebbene, quali sono i dettagli del sistema “squallido” che sarebbe stato sgominato? Oggetto delle indagini sono stati 27 concorsi, presunti truccati, per 17 posti di professore ordinario, 4 per professore associato, e 6 per ricercatore. Il reato di associazione a delinquere è contestato a tutti gli indagati, e l’associazione a delinquere sarebbe stata finalizzata a commettere diversi reati, come corruzione e turbativa d’asta, per alterare l’esito dei bandi di concorso non solo per i posti di docente, ma anche per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, poi per l’assunzione del personale tecnico-amministrativo, poi per la composizione degli organi statutari dell’università ovvero Consiglio d’amministrazione, Nucleo di valutazione, e Collegio di disciplina. E poi per la progressione in carriera dei docenti universitari. Secondo la Procura catanese gli indagati avrebbero condiviso e applicato un codice di comportamento “sommerso” in base al quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati, nessuno spazio deve essere concesso a selezioni meritocratiche, e nessun ricorso amministrativo dovrà essere presentato contro le decisioni degli organi statutari. Tradotto: “Il tutto di tutto è cosa nostra, e decidiamo noi”. Ecco il codice di comportamento “sommerso”, con tanto di punizioni per disobbedienti e trasgressori, vessati con ritardi nella progressione in carriera o esclusi da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico. Dunque, il sistema “squallido” avrebbe tutelato gli interessi di pochi privilegiati pronti a condividere e ad assecondare le condotte criminali dell’associazione a delinquere che sarebbe stata capeggiata dal rettore di Catania, Francesco Basile. E tale associazione sarebbe stata parecchio accorta, tanto che gli associati si sono più volte raccomandati reciprocamente di non parlare a telefono e di bonificare i propri uffici contro il pericolo delle intercettazioni. E il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, si è rammaricato così: “C’è un sistema di nefandezza che purtroppo macchia in maniera pesante l’Università di Catania. Dall’inchiesta emerge un mondo desolante. L’espressione della cultura Accademica, che dovrebbe essere assolutamente non soggetta al potere, si sottomette al potere. Il merito purtroppo non è il metodo di selezione dei candidati, ma una scelta che dall’alto viene calata. E il sistema corruttivo è quello per cui oggi un candidato accede a quel posto, non per merito, ma perché qualcuno lo ha già deciso. Se nel mondo accademico catanese queste cose avvengono sistematicamente, come siamo riusciti a provare, veramente il quadro è desolante. Bisogna fare i conti con quello che è emerso e poi voltare pagina”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)