Il kalashnikov è bagnato di sangue?

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Indagini in corso a seguito del ritrovamento del kalashnicov tra Favara e Castrofilippo. L’inchiesta rimbalza fino a Liegi in Belgio.


Forse il fucile mitragliatore kalashnicov Ak 47 rinvenuto dalla Squadra Mobile di Agrigento nelle campagne tra Favara e Castrofilippo è legato alla presunta faida in corso da almeno tre anni tra Favara e il Belgio? Punto interrogativo, bagnato da parecchio sangue. A Liegi, in Belgio, il 14 settembre del 2016, due agrigentini sono stati nel mirino di armi da fuoco. Mario Jakelich, 31 anni, originario di Porto Empedocle, è stato colpito mortalmente alla testa. E Maurizio Di Stefano, 43 anni, di Favara, conosciuto come “Furia”, è stato ferito gravemente alla milza, ad una gamba e ai polmoni. Poi il 26 ottobre del 2016, a Favara è stato assassinato, da 4 colpi di pistola calibro 9, Carmelo Ciffa, 42 anni, di Porto Empedocle. Poi il 28 aprile del 2017, ancora a Liegi in Belgio, è vittima di un tentato omicidio Saverio Sacco, 40 anni, di Porto Empedocle, titolare di un ristorante in Belgio, ferito ad una gamba da colpi d’arma da fuoco. Il 3 maggio del 2017, ancora in Belgio, a Liegi, nella frazione di Sclessin, è stato ucciso a colpi di kalashnikov Baldassare “Rino” Sorce, 50 anni, originario di Favara, titolare del bar, ristorante e pizzeria “Grande Fratello”. Sorce è stato bersaglio innanzi al suo locale, sorpreso appena fuori, diretto verso la propria automobile. Poi il 23 maggio del 2017 a Favara, in via Torino, a ridosso della cosiddetta “Strata nova”, è sopravvissuto ad una pioggia di colpi di kalashnicov, almeno trenta, Carmelo Nicotra, 40 anni, che ha lavorato come panettiere a Liegi, in Belgio, e che poi è rientrato a Favara perché infortunato. Lui, Nicotra, è ferito ad un gluteo con frantumazione del femore, e se la cava con un’operazione chirurgica all’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. Poi l’8 marzo del 2018 un altro omicidio è stato commesso a Favara, in via Armando Diaz, dove Emanuele Ferraro, 41 anni, muratore, è stato freddato da una calibro 7,65, scatenata da una distanza di circa 3 metri, contro la testa, il torace ed una gamba, al mattino, appena fuori la sua abitazione, sorpreso intento ad entrare nel suo Fiat Fiorino bianco. Emanuele Ferraro fu destinatario, il precedente 21 novembre 2017, di un avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine sull’agguato contro Carmelo Nicotra. E poi il 12 aprile scorso, domenica di Pasqua, ancora in Belgio, nei pressi della stazione centrale di Liegi, la polizia belga alle 7 del mattino ha arrestato Antonio Bellavia, 48 anni, di Favara, già indagato per il tentato omicidio di Carmelo Nicotra e già condannato per detenzione illegale di due pistole di cui una risultata rubata a Carmelo Nicotra, e Salvatore Prestia, 39 anni, di Porto Empedocle, già inquisito per il tentato omicidio di Saverio Sacco. Prestia è cognato di Fabrizio Messina, fratello del boss empedoclino Gerlandino Messina. Bellavia e Prestia sono ammanettati perché avrebbero pianificato l’omicidio di un quarantenne siciliano residente a Liegi e sarebbero stati prossimi a compierlo. Il progetto di morte sarebbe stato svelato dalle intercettazioni con le cimici nascoste nell’automobile di Salvatore Prestia. L’identità della vittima designata è coperta da un impenetrabile silenzio da parte di magistrati e forze dell’ordine.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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