I fatti di Pisa; ecco in una lettera il pensiero del dirigente di Polizia Emanuele Ricifari, già Questore di Agrigento

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Emozioni di un dirigente di polizia dopo certi fatti brutti e certi giudizi affrettati …

In un tempo dove per i più  il giusto diventa colpevole ed il colpevole fatto passare per vittima non restano nemmeno le  parole che giungano a conforto verso chi lotta e lavora ,come noi, per  un mondo migliore,  tutto sembra  pula portata via dal vento. Di fronte a questo che dire?

Resta fermo il dovere di non perdere la speranza. 

Ci saranno ancora vite spezzate, umiliate e derubate  per  svariate  ingiustizie compresa la  falsa testimonianza ed il potente gioco  al potere… Afflitti  rimaniamo fermi e sulla verità camminiamo impavidi e vigili.

Nel corso della carriera non possiamo fissare casa e famiglia in un luogo essendo soggetti a trasferimenti periodici, le famiglie ne risentono . Con i colleghi delle altre forze di polizia condividiamo il triste primato di separazioni e divorzi . Ogni 3/4 anni dobbiamo ricominciare in una città e in ufficio nuovo . Paghiamo lo scotto di essere in mobilità con la difficoltà nel dare stabilità a figli e moglie . 

Non riusciamo per molto tempo a fare vacanze e spesso lavoriamo per festività natalizie, Capodanno, Pasqua , ponti  e di tanto in tanto ci ricaviamo semplici mezze giornate per poter riposare . 

Frattanto le regole valide per tutti in questi giorni sono sospese per noi : Colpevoli senza appello, un fotogramma, dei frame montati ad arte e portatori di accuse di essere di parte … mortificazioni dall’alto . Offese da chi tutti dovrebbe riconoscere e a tutti distinguendo individui dovrebbe garantire rispetto e unire … 

Poi affiora pian piano la realtà , tutti si sono però accontentati di una narrazione di parte … che per errori di qualcuno provocato, dileggiato , colpito e offeso … coinvolgono tutti e spazzano via giorni, mesi , anni , vite spese al servizio degli altri . 

Ti viene in mente che sei stato premiato per le operazioni e l’impegno , il rischio assunto per aiutare , proteggere, ristabilire serenità , sicurezza. Poi ti sono state conferite onorificenze , anche le più alte … Tutto dimenticato , spazzato via , quasi fossero solo retorica e parole su pergamena . 

Ti viene in mente di quando sei stato minacciato , tu , i tuoi affetti , i figli ancora ( loro si ) bambini davanti al ginnasio perché tu tre giorni hai fatto il tuo dovere . Hai fermato prevaricazioni , offese , disagi intollerabili per i cittadini …

Oggi tu (e ciò che hai fatto)  vieni d’improvviso spazzato via dall’uso doloroso di una parola : “manganelli”, evocativa di tempi in cui si usavano davvero . Nemmeno chi le leggi le fa ricorda che non esistono più . Ma chi sa o dovrebbe sapere chiama lo stesso così uno strumento che la norma ti fornisce, unico, prima dell’arma da fuoco per difendere e difenderti e che è uno sfollagente ( vuoto, di gomma , studiato per tener lontani , sfollare , allontanare di forza ma non troppa ) . 

E resti … i pensieri scorrono . Poi ripensi ai visi di persone giunte da lontano che hai accolto , di donne cui hai dato sollievo facendo sì che avessero giustizia , bambini sottratti ad orchi … Vedi i loro occhi , rileggi le loro lettere arrivate anni dopo , trovi gli inviti e le foto di matrimoni e di bimbi nati perché tu per il tuo paese per la “tua” polizia ci sei stato . 

Torni a sentire orgoglio , la rabbia e il dispiacere si attenuano fino a sparire .

“Ma si , domani ho da proteggere , aiutare , accogliere , conciliare … perché – per la miseria – fai il mestiere più bello del mondo : 

Sei un poliziotto ci devi essere sempre “ . 

E ci sarai con la giubba blu cucita addosso e la Costituzione che hai giurato di rispettare anche a costo della vita nel cuore . 

Emanuele Ricifari, Presidente Associazione nazionale funzionari di Polizia.

#essercisempre

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