Niente porto d’armi per Giuseppe Cutrò, figlio di Ignazio Cutrò, l’imprenditore che ha denunciato la mafia ed è divenuto testimone di giustizia.
“Lei che si batte ogni giorno per gli italiani, intervenga sul mio caso – dice -, e lo approfondisca perché ha gli strumenti per farlo e può ribaltare questa situazione”. “Se con il gessetto scriviamo sulla lavagna e poi passiamo la spugnetta – scrive in una lettera appello al vice premier -, rimangono le tracce, figuriamoci se la mafia dimenticherà mai quello che la mia famiglia ha fatto, nella normalità, e quello che lo Stato le ha tolto per causa nostra. Il ministro Salvini parla di legittima difesa e di sicurezza, ma a chi e come? Solo per pochi mi viene da pensare. Possiedo licenza e armi e mi alleno al poligono da 11 anni ormai, ritengo di essere esposto, e la percezione del pericolo l’ho sempre avuta. Non ho condanne, penso di attenermi alle regole e al rispetto della legge e di godere di buona condotta etico morale basata sulla legalità”.