Gli negano il porto d’armi, il figlio di Cutrò: “rischio la vita, Salvini mi aiuti”

Condividi

Niente porto d’armi per Giuseppe Cutrò, figlio di Ignazio Cutrò, l’imprenditore che ha denunciato la mafia ed è divenuto testimone di giustizia.

 Ieri i carabinieri di Bivona gli hanno notificato il decreto di diniego della Prefettura di Agrigento “motivato dalla non attualità del pericolo” dice Cutrò, che punta il dito contro una “giustizia piena di ingiustizie” e chiede l’intervento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, perché sia rivalutata l’istanza.

Lei che si batte ogni giorno per gli italiani, intervenga sul mio caso – dice -, e lo approfondisca perché ha gli strumenti per farlo e può ribaltare questa situazione”. “Se con il gessetto scriviamo sulla lavagna e poi passiamo la spugnetta – scrive in una lettera appello al vice premier -, rimangono le tracce, figuriamoci se la mafia dimenticherà mai quello che la mia famiglia ha fatto, nella normalità, e quello che lo Stato le ha tolto per causa nostra. Il ministro Salvini parla di legittima difesa e di sicurezza, ma a chi e come? Solo per pochi mi viene da pensare. Possiedo licenza e armi e mi alleno al poligono da 11 anni ormai, ritengo di essere esposto, e la percezione del pericolo l’ho sempre avuta. Non ho condanne, penso di attenermi alle regole e al rispetto della legge e di godere di buona condotta etico morale basata sulla legalità”. 

 

Notizie correlate

Leave a Comment