Giuseppe Maurizio Piscopo intervista Andrea Farri

Condividi

Intervista ad Andrea Farri

di Giuseppe Maurizio Piscopo

 Al Teatro Biondo di Palermo in occasione dello spettacolo teatrale Marat Sade tratto dall’opera di Peter Weiss con la regia di Claudio Gioè, abbiamo  incontrato l’Autore delle musiche Andrea Farri un giovane compositore nato a Roma nel Febbraio 1982.

Andrea a 17 anni inizia a lavorare componendo e suonando per teatro e danza.

Nel 2005 scrive la colonna sonora per due cortometraggi muti di Jean Vigo: “Taris” e A propos de Nice”, che esegue in vari Festival.

A 25 anni firma la sua prima colonna sonora Un gioco da ragazze di Matteo Rovere.

Farri è anche un pianista, che compone e programma utilizzando vecchi sintetizzatori analogici e li mescola all’orchestra classica. Tra i suoi maestri troviamo il pianista Andrea Alberti e il compositore Richard Trythall.

Nel 2015 vince il Globo d’Oro come miglior colonna sonora per il film Latin Lover di Cristina Comencini.

Nel 2017 ottiene  due nomination ai David di Donatello (Miglior Colonna Sonora e Miglior Canzone Originale) per il film Veloce come il vento.

Nel 2019/20 ottiene la nomination ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello (miglior Colonna Sonora) per il film Il primo re.  Andrea Farri ha musicato film molto popolari, ne cito solo alcuni: La befana vien di notte, Sono solo fantasmi, Croce e delizia, Rosy Abate, Squadra antimafia, Latin lover…

Come nasce la musica di un film ?

Scrivo la musica di un film appena leggo la sceneggiatura, mi piace farmi raccontare il film dal regista e poi leggere. Dalle sensazioni e dai personaggi nasce l’idea musicale. Tengo molto alla prima impressione che ho avuto del racconto. Poi quando il film è montato, lavoro con le immagini per affinare il tiro. Nel mio studio, è un grande privilegio essere il primo spettatore di un film.

Compositore si nasce o si diventa?

Non saprei! Io ho sempre amato la musica fin da piccolissimo, ma anche molto il cinema! A 7 anni scoprii John Ford, grande regista di western: cieli meravigliosi, cavalli, cowboy… insomma il massimo che si potesse desiderare! A 8 anni ho iniziato a comporre.

Qual è stato il tuo primo strumento musicale?

Il mio primo strumento è stato la chitarra. Ho avuto un bravissimo maestro (Marco Cianchi) che mi ha incoraggiato a comporre, (all’epoca scrivevo strani esperimenti per chitarra) e mi ha spinto a non seguire troppo gli schemi.

Quando è nata la passione per la musica?

In realtà da sempre. Ho iniziato da autodidatta, in casa c’era una chitarra e ho iniziato a suonarla malamente da me. Finché non ho supplicato i miei genitori di farmi andare a lezione! Ho sempre ascoltato e suonato di tutto: dal pop all’elettronica, dalla contemporanea al jazz. E credo che le mie composizioni di oggi siano la sintesi di tutti questi generi.

Qual è stata la tua prima composizione?

A 8 anni scrissi un brano per chitarra solista che si chiamava “Ischia” (ispirandomi ad una lunga vacanza estiva). Non un’opera memorabile suppongo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare!

Come vive un compositore in una città caotica e piena di rumori come Roma?

Vivo piuttosto appartato in realtà, sono per lo più confinato in studio. Politica, pittura e musica, come si dice, sono scelte di vita. Amo molto Roma, la città in cui sono nato, piena di rumori, ma anche di arte barocca. Io nello specifico vivo a Monteverde, il quartiere in cui sono nato, una sorta di città nella città.

Tu sei un eccellente pianista. Da chi hai appreso quest’arte?

Ho avuto un grande maestro: Andrea Alberti. Pianista e compositore siciliano. Mi ha insegnato tanto sull’armonia e tanto sulla vita.

Chi sono i tuoi musicisti di riferimento?

Amo molto la figura di Nina Simone, cantante e pianista geniale, cosi grande che alla fine è stata anche superiore al successo. Si è isolata dal mondo a Cap d’Antibes, nel sud della Francia. Meravigliosa.

In altri paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Russia la musica ed il balletto sono molto valorizzati. In Italia, la patria del bel canto, ancora siamo indietro. Qual è la tua opinione?

Hai ragione, quanto mi sarebbe piaciuto scrivere un balletto! In realtà in Italia gli Enti e i Teatri Lirici fanno troppe poche commissioni e i compositori sopravvivono solo insegnando o facendo musica applicata. Ma è un problema che ha radici più profonde: basti pensare che nella scuola italiana non si studia Storia della musica. 

Nello spettacolo su Marat hai costruito  una colonna sonora con delle canzoni molto particolari. Dove hai tratto ispirazione nel ricreare le musiche della Francia della rivoluzione? A quale fonte ti sei ispirato?

Mi sono ispirato al varietà. Alle canzonette italiane dei tempi della guerra. Che melodie c’erano! Erano autori che avevano orecchiato la grande opera italiana, e che ironia nei testi!

La musica può essere pericolosa, parafrasando una frase di Federico Fellini riferita a Nicola Piovani?

Assolutamente si, la musica “so’ radiazioni pericolose!”. Mi viene in mente il racconto di Dostoevskij. Tre taglialegna camminano nel bosco, sulle spalle portano un pesante tronco di albero appena tagliato. Si fermano a riposare stremati. Quando ripartono però solo in due portano il tronco, il terzo sta in piedi sul tronco e canta; ma i due sotto non vanno più lenti, anzi, grazie al canto, camminano più veloci.

 

 

Notizie correlate

Leave a Comment