Ecco le nuove Province

Condividi

La mappa dettagliata che disegna il ripristino delle Province in Sicilia: il voto e i costi, la data, lo sbarramento, i compensi e il numero degli amministratori, e le competenze.

Una delle prime incombenze all’ordine del giorno dell’Assemblea Regionale al rientro dopo la pausa estiva sarà l’esame e l’approvazione della procedura verso il voto per ripristinare con l’elezione diretta le ex Province. Secondo il disegno di legge già approvato lo scorso 2 luglio dalla Commissione Affari istituzionali dell’Assemblea, si voterebbe tra il 15 ottobre e il 30 novembre. Tuttavia lo stesso disegno di legge è atteso in Commissione Bilancio, e poi in Aula. La barca salperà quindi non prima della seconda metà di settembre. E si imbatterà nel primo scoglio, ovvero la legge nazionale di riforma delle Province, che è in discussione al Senato. E bisognerà attendere l’ok del Parlamento, dunque navigare in sintonia Palermo e Roma, per evitare che la riforma approvata in anticipo in Sicilia sia impugnata dal governo nazionale. Dunque è molto probabile che non si voterà nel 2023 ma tra il 15 aprile e il 30 giugno 2024. Ecco i costi dell’operazione in Sicilia: serviranno subito 16 milioni di euro per il primo anno di attività delle nuove Province, tra elezioni e compensi per i politici. I cittadini eleggeranno direttamente 9 presidenti, che nomineranno 61 assessori. E poi 246 consiglieri provinciali. In totale saranno 316. I loro compensi saranno stabiliti dalla legge nazionale che si applicherà anche in Sicilia. Si stima che saranno necessari, ogni anno, circa 11 milioni di euro. Ed è una cifra irrisoria se paragonata a quanto costano le attuali nove Province siciliane ai contribuenti: 1 miliardo e 700 milioni di euro all’anno. Quindi i compensi dei 316 amministratori provinciali peseranno per uno 0,6 per cento sui bilanci delle Province. E poi, ancora secondo il disegno di legge di riforma, le tre Province di Palermo, Catania e Messina saranno denominate, come adesso, “Città metropolitane”, con il presidente, la giunta metropolitana e il consiglio metropolitano. Per le altre sei province (Trapani, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Siracusa e Ragusa) sarà cancellata l’orrenda e ridicola attuale denominazione di “Liberi Consorzi comunali”, e saranno denominate nuove “Province”, con il presidente della Provincia, la giunta provinciale e il consiglio provinciale, così come fino a prima della riforma del governo Crocetta. Il numero di assessori e consiglieri sarà proporzionato alla popolazione residente nel territorio. Vi saranno 36 consiglieri nelle province con popolazione superiore a 1 milione di abitanti, poi 30 se sono meno di 1 milione, poi 24 se sotto i 500 mila abitanti. Gli assessori non saranno più del 25 per cento dei consiglieri: 9 se la popolazione è superiore a 1 milione di abitanti, 7 se sono meno di 1 milione, poi 6 se è sotto i 500 mila abitanti. Per l’elezione sarà necessario superare uno sbarramento del 5 per cento, garantire le quote di genere e le altre regole già affermate nei sistemi elettorali dei Comuni e della Regione. Nessuna modifica alle competenze già previste dalla legge regionale numero 15 del 2015.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment