“Borsellino”, altre deposizioni

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Al processo sul depistaggio delle indagini, dopo la strage di Via D’Amelio contro il giudice Borsellino, depone l’attuale questore di Sassari, Claudio Sanfilippo. I dettagli.

Nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, sono attualmente sotto processo, in primo grado a Caltanissetta, tre poliziotti, il funzionario Mario Bo, ex capo del gruppo d’indagine “Falcone – Borsellino”, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che si occuparono della tutela di tre falsi pentiti, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. I tre poliziotti sono imputati di avere suggerito ai tre falsi collaboratori la versione da fornire agli inquirenti e i nomi da indicare quali responsabili della strage. La falsa verità, a cui tanti anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti, poi scarcerati e adesso parte civile. Ebbene, adesso è stato ascoltato in aula l’attuale questore di Sassari, Claudio Sanfilippo, che, tra l’altro, ha dichiarato: “Non ho mai fatto parte del gruppo Falcone-Borsellino, anche se Arnaldo La Barbera me lo ha chiesto. Ero alla sezione ‘Catturandi’ e mi piaceva quello che facevo. Una volta a fine giornata La Barbera mi chiese di dare un’occhiata a dei brogliacci che contenevano delle intercettazioni ma non ricordo a quale delle due stragi si riferivano. Ogni sera mi arrivavano pile di brogliacci da leggere, ma feci quel lavoro per due tre sere, poi dissi a La Barbera che quel lavoro era assolutamente inutile e non avrebbe portato a nulla”. Claudio Sanfilippo giunse alla Squadra Mobile di Palermo nell’agosto del 1990. Nel 1992, all’epoca delle stragi, ha diretto una sezione istituita all’indomani dell’omicidio di Libero Grassi.
Ed ha aggiunto: “La Barbera mi chiese di dare una mano al collega Mario Bo. A La Barbera era difficile dire di no e quindi collaborai. Non avevo fatto nessuna indagine, quindi lo aiutai semplicemente a fare una collazione degli atti per il rapporto finale sulla strage, il cosiddetto ‘rapportone’. La mia attività è stata davvero molto limitata. Era Bo che conosceva le attività svolte fino a quel momento. Non ho mai visto Vincenzo Scarantino, il suo nome per me era assolutamente sconosciuto”. Poi Sanfilippo ha ricordato il giorno della strage, il 19 luglio del ’92, così: “Ricordo che c’era una grandissima confusione, di gente che andava e veniva. Mi misi semplicemente a disposizione ma non svolsi alcuna attività. Mi fermai lì fino a sera. Quello che era successo lo capivamo tutti. C’era un enorme cratere e quindi si capiva che l’esplosione era stata causata da un’autobomba”. Poi a domanda a risposto: “I miei rapporti tra l’allora capo della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, e Mario Bo erano ottimi. Anche i rapporti tra Bo e il dottore La Barbera erano ottimi. So di qualche piccolo problema personale che il dottore Bo aveva avuto, ma non credo che questo abbia mai incrinato il rapporto tra i due”.

 

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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