Bisconti, confidenze 007, omicidio Di Liberto

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L’ex boss poi pentito, Filippo Bisconti, sarebbe stato anche fonte dei servizi segreti. Si stringe il cerchio sui due killer che hanno ucciso il cugino di secondo grado Di Liberto.

Lo scorso 4 dicembre 2018, il giorno della maxi operazione antimafia ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo cosiddetta “Nuova Cupola”, tra gli arrestati vi è stato anche Filippo Bisconti, 58 anni, presunto capo mandamento di Misilmeri – Belmonte Mezzagno. E le prime parole rivolte da Filippo Bisconti ai Carabinieri all’atto dell’arresto sarebbero state “Deve esserci un errore”. E ciò perché lui, Bisconti, non sarebbe stato solo capomafia e poi, adesso, collaboratore della giustizia, ma anche fonte degli 007, i servizi segreti. Una sorta di doppio gioco: da una parte avrebbe esercitato il suo potere nell’associazione mafiosa, e dall’altra si sarebbe reso confidente dei servizi segreti sulla stessa associazione della quale è stato ai vertici. L’architetto Filippo Bisconti è interrogato dallo scorso gennaio in una località segreta dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca, e dai sostituti impegnati su delega in inchieste antimafia nelle province siciliane. Lui, Bisconti, da sempre gravitante nel settore degli appalti, racconta anche di rapporti dei mafiosi con politici, amministratori e funzionari pubblici. Nella nuova “Cupola” – la commissione provinciale di Cosa Nostra progettata dopo la morte di Riina, e che è stata sgominata dal blitz “Nuova Cupola” del 4 dicembre 2018 – Bisconti sarebbe stato designato come rappresentante delle famiglie mafiose della provincia palermitana. Poi si sarebbe defilato perché non del tutto d’accordo con i boss di Palermo città che, contrariamente alla stagione corleonese di Riina, avrebbero organizzato una Commissione “Palermo-centrica”, declassando dunque la provincia. La famiglia di Filippo Bisconti non lo ha seguito nella località protetta. Moglie e figli hanno dichiarato: “Ha sbagliato e pagherà il suo conto con la giustizia. Ha fatto delle scelte di vita che non condividevamo prima e non condividiamo ora. Non abbiamo alcun motivo di mandare messaggi di dissociazione a chicchessia, vogliamo soltanto continuare a vivere la nostra vita”. Al mattino dello scorso 8 maggio, a Belmonte Mezzagno è stato ucciso Antonio Di Liberto, 49 anni, commercialista, incensurato, fratello dell’ex sindaco del paese e cugino di secondo grado di Filippo Bisconti. Il cadavere è stato scoperto nell’automobile della vittima, una Bmw, in via Umbria. La Procura antimafia di Palermo e i Carabinieri hanno eseguito la prova del guanto di paraffina, alla ricerca di tracce di polvere da sparo, su cinque sospettati, pregiudicati della zona. Dal Ris di Messina è attesa a breve una relazione. I killer da identificare sono due: uno che ha impugnato una pistola 7,65 e ha sparato sei colpi contro il parabrezza della Bmw ferendo mortalmente Di Liberto alla testa. E un altro che, imbracciando un fucile calibro 22, ha colpito il commercialista due volte, al fianco e al collo. Filippo Bisconti è stato ascoltato nel merito, e ha indicato coloro che avrebbero potuto avere degli interessi a commissionare l’omicidio del cugino di secondo grado, titolare di uno studio di commercialisti tra i primi in Sicilia, con due sedi, trenta professionisti, un migliaio di clienti, ed anche sede legale di diverse società, alcune delle quali ritenute in odor di mafia. Ed è nell’ambito di tali società che si concentrano le indagini.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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