Associazione “Casa giudice Livatino” replica alla Regione: “La casa non è in vendita”

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Ieri, la Giunta regionale ha deciso di inserire la casa di Canicattì del giudice Rosario Livatino nella “Rete delle case museo” per valorizzare l’immobile dove il magistrato, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato Beato il 9 maggio dello scorso anno, ha trascorso la propria vita: qui, è, infatti, possibile rinvenire e apprezzare importanti testimonianze del vissuto quotidiano di questo integerrimo servitore dello Stato e della Fede Cristiana che ha sempre connotato il suo agire, fino all’estremo sacrificio. Con la delibera della giunta regionale si è dato mandato al dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana di compiere gli atti necessari e al dipartimento regionale tecnico di determinare il valore dell’immobile per l’acquisto.
L’iniziativa riceve il plauso dell’associazione “Amici del giudice Livatino onlus” che si dice disponibile a collaborare per future attività in ricordo del magistrato ucciso dalla mafia nel 1990. A opporsi, invece, è l’associazione “Casa giudice Livatino”, custode dell’abitazione. “La Regione siciliana – dice Gabriele Vigneri, socio dell’associazione e figlio dell’attuale proprietario – probabilmente non è a conoscenza che l’immobile in questione è stato espressamente donato dal papà del giudice all’attuale proprietario Giuseppina Rosita che se ne prende amorevole cura da decenni per onorare la famiglia Livatino ed è stata da sempre aperta alla fruibilità dei terzi gratuitamente per mantenere viva la memoria del magistrato martire. La casa non è in vendita.

Come gestori e custodi siamo onorati che la Regione Sicilia abbia posato lo sguardo su Casa Livatino, volendola inserire nella rete delle case museo della regione, ma ci aspettiamo che contribuisca alla nostra opera per far ancor più conoscere la figura del Magistrato Martire e per diffondere la sua eredità morale radicata su principi di fede e giustizia. Siamo disponibili a dialogare con la Regione Sicilia che invitiamo a venirci a trovare per conoscere la nostra realtà, ma ci opporremo al trasferimento di proprietà affinché sia rispettata la volontà di chi è stato privato del suo unico figlio, e noi come associazione intendiamo diffondere la conoscenza del Beato preservando la dimora che lo ha accolto per tutta la sua vita e pertanto intrisa della sua essenza”.

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