Conclusa la requisitoria al processo d’Appello nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Xydi” nell’Agrigentino: invocate 13 condanne con riduzione di pena per l’ex avvocato Angela Porcello.
Il 2 febbraio del 2021 è stato il giorno del maxi blitz antimafia dei Carabinieri nell’Agrigentino intitolato “Xydi”. Il 5 dicembre del 2022 è stata emessa sentenza a carico dei 20 dei 30 imputati che hanno scelto di essere giudicati in abbreviato. E tra di loro vi è stata anche l’ex avvocato di Canicattì, Angela Porcello, 53 anni, che, dopo avere ammesso le proprie responsabilità, ha più volte manifestato la volontà di collaborare con i magistrati che, invece, l’hanno bocciata all’esame ritenendo le sue dichiarazioni inconsistenti. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Paolo Magro, l’ha condannata a 15 anni e 4 mesi di reclusione. E i pubblici ministeri della Procura antimafia, Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, nel corso della requisitoria non le hanno concesso alcuna attenuante, tra l’altro affermando: “Angela Porcello ha strumentalizzato la toga dell’avvocato per coltivare gli affari della famiglia mafiosa in cui aveva un ruolo di primo piano il compagno, Giancarlo Bugea, già condannato per mafia. E ciò anche per incontrare il boss Giuseppe Falsone, detenuto al 41 bis, e veicolare i suoi messaggi. Nel suo studio legale ha tenuto summit e messo insieme i capimafia di diverse province e realtà territoriali per discutere di strategie e dinamiche: una vera e propria consigliori e cassiera del clan”. Ebbene adesso in secondo grado i sostituti procuratore generale Giuseppe Fici e Carlo Lenzi hanno invocato 12 anni di carcere a carico di Angela Porcello, dunque 3 anni e 4 mesi in meno rispetto al verdetto di primo grado. Proposta una riduzione della condanna anche per Diego Emanuele Cigna, 55 anni, di Canicattì: 8 anni e 5 mesi a fronte dei 10 anni e 6 mesi che gli sono stati inflitti dal Tribunale. E poi, al contrario di quanto sentenziato in primo grado, è stata concessa la sospensione condizionale della pena, confermata di 8 mesi, a favore dell’appuntato della Polizia penitenziaria, Giuseppe Grassadonio, di Agrigento, imputato di rivelazione di segreto di ufficio aggravata perchè avrebbe “soffiato” all’avvocato Porcello che il presunto mafioso di Campobello di Licata, Giuseppe Puleri, l’indomani sarebbe stato trasferito dal carcere di Agrigento. Poi Fici e Lenzi hanno auspicato la conferma delle altre dieci condanne firmate dal giudice Magro. E quindi:
Giancarlo Bugea di Canicattì 20 anni
Calogero Di Caro di Canicattì 20 anni
Luigi Boncori di Ravanusa 20 anni
Giuseppe Sicilia di Favara 18 anni e 8 mesi
Calogero Paceco di Naro 8 anni
Simone Castello di Villafrati 12 anni
Gregorio Lombardo di Favara 17 anni e 4 mesi
Giuseppe D’Andrea di Agrigento 3 anni e 4 mesi
Vincenzo Di Caro di Canicattì 1 anno
Annalisa Lentini di Canicattì 1 anno e 8 mesi.
E l’avvocato Annalisa Lentini risponde solo delle ipotesi di reato di falso e procurata inosservanza di pena perchè avrebbe, insieme alla collega Angela Porcello, falsificato la data di spedizione di una raccomandata al fine di rimediare a un errore nella presentazione dell’atto di appello di una condanna, nei confronti di un cliente della Porcello, nel frattempo divenuta definitiva. Gli imputati sotto processo ordinario innanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, sono Giuseppe Falsone, 53 anni, ergastolano di Campobello di Licata e già capo provincia di Cosa Nostra agrigentina. Poi Antonino Chiazza, 53 anni, di Canicattì, Pietro Fazio, 50 anni, di Canicattì, Santo Gioacchino Rinallo, 63 anni, di Canicattì, Antonio Gallea, 66 anni, di Canicattì, Filippo Pitruzzella, 62 anni, ispettore della Polizia in pensione, di Campobello di Licata, Stefano Saccomando, 46 anni, di Palma di Montechiaro, e Calogero Valenti, 59 anni, di Canicattì. In quanto latitante inizialmente è stata stralciata la posizione di Matteo Messina Denaro. Adesso il reato si è estinto per morte del presunto reo. All’inizio del processo d’Appello, il difensore di Angela Porcello, l’avvocato Giuseppe Scozzari, ha presentato un’istanza di concordato, ovvero il patteggiamento nel giudizio di secondo grado, finalizzato a ottenere una riduzione della condanna rinunciando ad alcuni motivi del ricorso. La Procura generale ha risposto “no”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)