Aldo Mucci: “Gli ATA non sono surveillant francesi\”

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Nel mondo della scuola, un dato è certo. L’andamento degli stipendi non ha coperto l’aumento del costo della vita. I dati Istat mostrano che il personale della scuola non ha beneficiato, in termini di crescita delle retribuzioni. Lavoratori dalle mille braccia. Lavoratori  pronti ad intervenire in qualsiasi circostanza. Lavoratori che amano il loro lavoro. Lavoratori consapevoli delle loro grandi responsabilità. Lavoratori che a fine mese, con uno stipendio di circa 1100 euro, riescono a malapena a fare la spesa, pagare le bollette e la benzina per raggiungere il posto di lavoro che spesso si trova lontanissimo da casa. In passato si pensava agli statali come “beati” fortunati,con uno stipendio sicuro. Oggi,ci si rende conto che il personale ATA è il fanalino di coda degli statali. Quel fanalino antico, attaccato al vecchio carretto che scompare nel buio della via. Oggi il vecchio bidello  è in soffitta,al suo posto il personale ATA – acronimo di amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti e scuole di istruzione primaria e secondaria, delle istituzioni educative e degli istituti e scuole speciali statali. Una categoria di lavoratori che svolge attività di supporto all’interno delle scuole pubbliche e private. Si tratta di una figura professionale molto importante, in quanto contribuisce alla buona riuscita delle attività didattiche e alla gestione amministrativa degli istituti scolastici. Una figura che deve essere realmente valorizzata e sostenuta, sia attraverso opportunità di formazione e crescita professionale, sia attraverso un adeguato trattamento economico e giuridico. Oggi, nonostante il valore del loro apporto alla vita scolastica, il personale ATA si trova a dover fronteggiare stipendi insoddisfacenti e un riconoscimento professionale insufficiente. In un contesto in cui l’educazione e la formazione dei futuri cittadini dovrebbero essere al centro dell’attenzione, questi lavoratori rappresentano un pilastro fondamentale per il sistema scolastico italiano. Non desideriamo paragonare la busta paga del bidello svizzero ( 2600 euro al mese)  a quella dell’ATA italiano, sarebbe un miracolo, ma quanto meno avvicinare il salario a quello tedesco – Paese dell’Unione Europea – dove si stima che un collaboratore scolastico porti a casa circa 2000 euro netti al mese. Anche in questo caso si nota uno Stato attento alla delicatezza e alla complessità di una mansione come quella dei bidelli e delle bidelle, che ogni giorno si mettono a servizio di alunni, docenti e presidi. Non possiamo scopiazziamo la Francia,dove non esistono bidelli, ma figure passeggere, cosiddette  “surveillant” giovani ragazzi universitari che si mantengono così agli studi. Ci aspetta  un inizio di anno scolastico di rivendicazioni, a partire dagli stipendi ATA – conclude Aldo Mucci.

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