Ottobre 2022 - Sicilia 24h
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differenziata regolare e senza alcuna interruzione per la festività di Ognissanti e per il giorno della commemorazione dei defunti nel capoluogo e negli altri centri dell’agrigentino.

Domani, martedì 1 e mercoledì 2 novembre, gli operatori ecologici del Raggruppamento di imprese, saranno regolarmente in servizio su tutto il territorio, per svuotare i mastelli.

Le ditte garantiranno infatti il servizio, come ogni anno, in modo da evitare che la spazzatura si accumuli nei mastelli e nelle abitazioni dei cittadini durante i giorni di festa.

I mastelli devono essere esposti dalle 22 della sera precedente alle 6 del mattino del giorno del conferimento stabilito dal calendario.

Il segretario provinciale dell’Udc di Agrigento, Fabio La Felice, in accordo con il segretario regionale, Decio Terrana, ha nominato i coordinatori cittadini dell’Udc a Realmonte, che è il consigliere comunale Alessandro Mallia, e a Siculiana Tonino Vaccarella. La Felice commenta: “Ho apprezzato fin da subito lo spessore umano di Mallia e Vaccarella, e quella voglia di spendersi per il proprio paese nel segno della sana e buona politica. Ad entrambi auguro un buon lavoro”.

Ancora furti di autoveicoli ad Agrigento. L’ultimo caso in ordine di tempo nottetempo nei pressi di Viale dei Pini a San Leone. Ignoti malviventi hanno rubato una Fiat Panda tutt’altro che nuova di proprietà di un anziano. L’amara scoperta questa mattina quando l’uomo è uscito di casa per andare a fare delle compere. Non ha trovato l’utilitaria e dopo un primo momento di sconforto ha denunciato il furto alle forze dell’ordine.

Un bracciante agricolo di 65 anni, Angelo Castronovo, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco in contrada Cipolla tra Palma di Montechiaro e Licata, in provincia di Agrigento. A quanto si è appreso la vittima, colpita mentre lavorava sul suo appezzamento di terreno, viveva a Licata dallo scorso marzo.

Castronovo era stato rinviato a giudizio per dodici ipotesi di detenzione e porto illegale di armi. A Palma il 9 novembre del 2015 e il 22 agosto del 2017 furono messi a segno due agguati legati a una faida che avrebbe portato ai due omicidi come conseguenza del furto di un trattore. In uno degli episodi fu ucciso Enrico Rallo, trentanovenne colpito da numerosi colpi di arma da fuoco nei pressi di un bar. Ad ucciderlo, secondo la Procura, sarebbero stati lo stesso Castronovo e Salvatore Azzarello, 37 anni, che è stato poi ucciso nel 2017. Castronovo era stato arrestato il 30 luglio del 2020 ed era finito a processo per un traffico di armi connesso all’indagine. Il gip ritenne però che non ci fossero gli indizi di colpevolezza per i due delitti. Dopo sei mesi di carcere e un anno di arresti domiciliari, era tornato in libertà. A ritenere affievolite le esigenze cautelari era stata la Corte di assise di Agrigento.

Sono abitualmente frequentati da soggetti con pregiudizi di polizia, e precedenti penali. In uno dei luoghi, in particolare, si sono verificati alcuni episodi di disturbo della quiete pubblica. Due bar, in territorio di Palma di Montechiaro, che avrebbero violato l’articolo 100 del Tulps, sono stati chiusi temporaneamente dal questore di Agrigento Rosa Maria Iraci.

A notificare ai titolari i provvedimenti, rispettivamente della durata di 5 e 7 giorni, sono stati i poliziotti del Commissariato cittadino, unitamente al personale della sezione Pasi della Questura agrigentina.

A seguito di più controlli, sarebbe stata riscontrata la presenza di persone pregiudicate, e in un caso, è stato accertato anche che, a pochi passi dal locale, si sono registrate delle zuffe. I decreti adottati risultano essere il frutto della capillare attività di controllo del territorio effettuata dalla polizia di Stato.

I controlli delle Forze dell’Ordine funzionano. Sabato notte gli esercenti del centro cittadino, hanno rispettato l’orario di chiusura – l’una di notte – imposto dall’ordinanza temporanea del sindaco Franco Miccichè, tranne il titolare di un locale della movida di via Pirandello. L’imprenditore s’è ribellato, e non ha, di fatto, ascoltato neanche le sollecitazioni della polizia.

Adesso per l’esercente scatterà una multa, per il mancato rispetto dell’ordinanza sindacale, e non è escluso che possa essere firmato un provvedimento di temporanea sospensione dell’attività. A Porta di Ponte, i militari della Guardia di finanza, con l’ausilio dall’Unità cinofila, hanno recuperato e sequestrato alcuni spinelli. Per un giovane, trovato in possesso di una “canna”, è scattata la segnalazione alla Prefettura quale consumatore abituale di stupefacenti.

Ed ancora una volta, non sono mancate le proteste dei residenti per la musica ad alto volume di un locale della via Atenea. In piazza Cavour invece è stata segnalata una rissa fra giovani immigrati. All’arrivo delle pattuglie dei carabinieri, dei partecipanti però non vi era più alcuna traccia. In azione anche gli agenti della polizia Municipale, che hanno elevato ben 98 multe, ai proprietari di auto e moto, per sosta selvaggia.

Inaudito è l’aumento delle bollette energetiche, così non si può più andare avanti, stiamo soffrendo una crisi senza precedenti –

Tanta è la preoccupazione per il domani incerto di tante imprese.

A breve tante imprese chiuderanno e tantissime famiglie rimarranno senza fonte di sostentamento.

Con questo documento ci rivolgiamo alle istituzioni che hanno il dovere di intervenire subito. Si sta per innescare una crisi probabilmente irreversibile per la tenuta del Sistema Paese, non abbiamo più tempo e di conseguenza esortiamo le istituzioni e su tutte il Governo Nazionale ad assumere ogni necessaria decisione in tempi rapidissimi.

Gli effetti del caro energia stanno impattando tutti i settori. Il boom dei costi fissi delle imprese, senza interventi mirati e concreti sta portando alla chiusura. Le imprese hanno già superato il livello di rischio di scarsa tenuta in quanto i costi sono difficilmente ammortizzabili e contestualmente si registra un pericolosissimo crollo di vendite.

È chiaro che il caro energia è il problema numero uno che l’Italia tutta, imprese e famiglie devono affrontare e nessuno può più permettersi di aspettare. Oggi ci troviamo in una situazione mai sperimentata prima dove le analisi che ascoltiamo ogni giorno dal mondo politico appaiono del tutto superate dall’intensità dell’allarme energetico e dal suo riverbero sulle imprese e sulle famiglie.

Senza contare le conseguenze sulla capacità di spesa delle famiglie che innescherà il prevedibile crollo della domanda interna e delle produzioni. servono interventi straordinari condivisi e uguali per tutti.

In attesa che le istituzioni diano un concreto riscontro a questo grido d’allarme il mondo delle piccole imprese non può stare a guardare ed è proprio per questo che stiamo sensibilizzando il territorio agrigentino, il nostro territorio, quello nel quale abbiamo deciso di investire a partecipare alla mobilitazione regionale contro il caro energia dal tema “Diamo luce alla Sicilia. Stop al caro energia. Insieme per riaccendere il futuro delle imprese, dei lavoratori, delle famiglie” che prevede il raduno e la partenza il 7 novembre alle ore 10,00 a Palermo da Piazza Croci e sarà occasione per far sentire il grido d’aiuto di ogni singola impresa, ogni singolo lavoratore, ogni singola famiglia, appartenenti alle nostre stesse comunità.

Quello che da sempre è stato considerato, ed è, il motore dell’economia nazionale il 07 novembre prossimo a Palermo ha deciso di fermarsi ed insieme ai lavoratori, ai pensionati e alle famiglie con la speranza di poter vedere riaccendere il futuro di tutti.

Nessuno deve chiudere la propria attività perché costretti dal l’insostenibilità dei costi. Nessuno deve chiudere a causa delle bollette.

La mobilitazione regionale farà sentire la voce della Sicilia che produce e per dire no al caro bollette, che ha ridotto in ginocchio tutti e il nostro Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio Agrigento, convintamente, sostiene e sosterrà, promuoverà ogni utile e necessaria iniziativa affinché arrivi alle istituzioni il malessere, oramai, di intere comunità, le nostre.

Occorrono misure straordinarie e urgenti che consentano la quotidiana continuità lavorativa alle aziende, è indispensabile immediatamente mettere risorse, e l’attuazione di ogni possibile forma di defiscalizzazione delle spese energetiche per aiutare le imprese.

Questo documento è l’appello alle istituzioni del Gruppo Giovani Imprenditori di Confcommercio Agrigento.

Vuole essere un contributo al territorio di appartenenza, intende sensibilizzare le istituzioni anche ad una attiva partecipazione, necessaria affinché giunga alle aziende un segnale chiaro ed inequivocabile di vicinanza concreta e sostanziale: ogni donna, ogni uomo che con sacrifici enormi cerca di portare avanti la propria attività imprenditoriale, con onestà, abnegazione e sacrificio, non deve sentirsi solo, ma anzi deve sentirsi compreso e sostenuto dalle istituzioni del territorio.

Al governo regionale e nazionale si chiede d’intervenire subito e con urgenza.

Giovedì 3 novembre, nella sala Fazello del Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo”,  alle ore 17:30, per un omaggio ad Aldo Braibanti, “il più grande intellettuale italiano del ‘900”, secondo le parole di Carmelo Bene, con una conferenza dal titolo “ALDO BRAIBANTI. PER UN PROFILO DEL PLAGIO” tenuta dallo scrittore Beniamino Biondi che di Braibanti è stato per molti anni amico, assistente e curatore del volume delle poesie complete uscito col titolo “Frammento frammenti” nel 2003, e al momento sta attendendo alla pubblicazione della sentenza integrale di condanna per il reato di plagio.

Poeta, artista visivo, drammaturgo, studioso delle formiche (la cui vicenda è stata di recente portata sugli schermi con il film “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio) Aldo Braibanti (1922-2014), è stato una mente affascinante e poliedrica, sfuggente a ogni facile etichetta, e anche uomo mite, appartato. Il documentario prova ad accendere una luce su un intellettuale eretico nel Novecento italiano e sulla sua intera vita, dal precoce attivismo antifascista fino alla morte, passando per un processo-farsa che, con l’accusa di “plagio”, mirava in realtà a colpire la libera condotta della sua vita e il rigore delle sue idee.

Il processo “politico” ad Aldo Braibanti fu il nostro processo a Oscar Wilde, con un secolo di ritardo. Braibanti aveva introdotto il giovane Giovanni Sanfratello nella propria cerchia di amici artisti, sostenendolo negli studi e incoraggiandolo nella sua inclinazione per la pittura. Tra loro nacque un grande amore, e i due andarono a vivere insieme a Roma. Ma la famiglia del ragazzo decise di opporsi a quella relazione e lo fece nella maniera più aggressiva: Giovanni fu internato in manicomio, e Braibanti fu messo alla sbarra.

Era l’estate del 1968. Il processo divise l’Italia. Mentre in tutto il mondo infuriava la Contestazione con la richiesta di nuovi e ampi diritti, Braibanti ebbe al suo fianco pochi ma qualificati sostenitori, tra cui Marco Pannella, mentre Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco seguirono e commentarono aspramente il processo e quella parte di Paese che resisteva strenuamente ad ogni tentativo di modernizzazione della società.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha rinnovato l’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a carico dei tre empedoclini arrestatati lo scorso 17 ottobre dalla Squadra Mobile di Agrigento per tentata estorsione continuata in concorso a danno di tre imprenditori. Il rinnovo si è reso necessario in quanto il Gip di Palermo, Filippo Serio, non ritenendo ricorrente l’aggravante del metodo mafioso che ha comportato il trasferimento degli atti d’indagine alla Procura di Palermo, ha restituito gli atti alla Procura di Agrigento. Ecco perché è stata emessa una seconda ordinanza per Giuseppe Migliara, 61 anni, e Filippo e Giuseppe Freddoneve, rispettivamente padre e figlio, di 59 e 34 anni, tutti imparentati fra di loro.

Dall’inchiesta sfociata nel recente blitz antimafia a Misilmeri emergono i rapporti tra Matteo Messina Denaro, i palermitani e gli agrigentini di Leo Sutera. I dettagli.

Cosimo Michele Sciarabba

In occasione del recente blitz antimafia a Misilmeri, in provincia di Palermo, è stato arrestato il presunto boss Cosimo Michele Sciarabba, 43 anni. Lui sarebbe legato ai mandamenti mafiosi palermitani “Noce” e “Porta Nuova”, e agli agrigentini che sarebbero stati in contatto con Matteo Messina Denaro, e, in particolare, Leo Sutera, storico capomafia di Sambuca di Sicilia. L’arresto di Sutera, il 26 giugno del 2012 nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Cupola”, provocò quasi una rissa tra i magistrati della Procura di Palermo perché alcuni ritennero che Leo Sutera, se pedinato, li avrebbe condotti a Matteo Messina Denaro. Sutera, “u professuri”, avrebbe infatti ricevuto “pizzini” dal boss di Castelvetrano, li avrebbe letti in campagna, come testimoniato da un filmato, e poi li avrebbe distrutti. Ad uno degli ultimi summit dei clan mafiosi delle province di Agrigento, Palermo e Trapani avrebbe partecipato anche Matteo Messina Denaro, il quale avrebbe sostenuto i contatti tra i palermitani e gli agrigentini. Ecco le ricostruzioni dei Carabinieri del Ros. Il 18 giugno del 2012 Cosimo Sciarabba insieme a Gaetano Maranzano, della famiglia mafiosa di “Cruillas”, a bordo di una Toyota Yaris, raggiungono alle ore 12:14 un abbeveratoio nei pressi dello svincolo della strada statale 624 Santa Margherita Belice – Contessa Entellina. Scendono dall’automobile e salgono a bordo di un altro mezzo guidato da un altro uomo verso il quadrivio Campofiorito-Corleone, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice, poi al bivio Miccina, e poi a piedi fino ad un casolare in disuso. Lungo il percorso si aggrega una quarta persona, Leo Sutera. I quattro si fermano in aperta campagna, dove era impossibile piazzare delle microspie. Discutono per un paio d’ore. Poi Sutera sale a bordo di un fuoristrada e si allontana. Maranzano e Sciarabba ripartono verso Palermo.

Leo Sutera tra i vigneti di Sambuca

Cinque giorni prima, l’11 giugno, alle ore 13:49, in contrada Pandolfina, nelle campagne di Sambuca di Sicilia, i Carabinieri filmano un uomo che si muove tra i vigneti. Quell’uomo, ancora una volta, era Leo Sutera, che prelevò da un casolare un pizzino che sarebbe stato scritto da Matteo Messina Denaro. Altro episodio tra gli altri: cinque mesi prima, il 7 febbraio del 2012, Leo Sutera attendeva i palermitani nel casolare di contrada Miccina insieme a Pietro Campo, boss di Santa Margherita Belice e vice di Leo Sutera. Gli investigatori riuscirono a piazzare le microspie nel terreno, captando 4 dei 45 minuti di dialogo fra Sutera e Campo. E Campo raccontò a Sutera un inaspettato incontro. Un soggetto mai identificato, che Campo definiva genericamente “il palermitano”, lo aveva invitato a recarsi con lui in un posto per mangiare un agnello. Pietro Campo si era ritrovato faccia a faccia con una persona dal viso familiare. Le sue parole: “… entro e chi c’è ?… la faccia era conosciuta… però un po’ più asciutto… però era lui…”. Discussero di un lavoro che interessava Messina Denaro, che per prudenza aveva preferito non rivolgersi direttamente a Sutera. Poi ancora le parole di Pietro Campo: “… dopo che sono salito che mi sono allontanato una ventina di metri… lui se ne è andato…”. “Lui” era Matteo Messina Denaro.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)