Ponte sullo Stretto. Il Governo punta sulla sua realizzazione con la benedizione dell’UE. La posizione del sindacato UIL.

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Anche il governo a guida Meloni punta sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Del resto l’Europa, tramite la commissaria ai Trasporti Adina Valea, ha dato segnali di apertura: attende però un articolato progetto per potere aiutare a finanziare l’opera nella prima fase di realizzazione. L’infrastruttura è considerata strategica per la mobilità e pertanto dev’essere realizzata secondo il governo in carica. ’\’L’obiettivo è quello di posare la prima pietra entro due anni\”. Ne è convinto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. L’idea secolare di realizzarlo, dunque, torna in auge, sempre preceduta da dibattiti infiniti tra quanti lo considerano importante e strategico e tra chi lo ritiene un vero e proprio incubo. Ma la Sicilia e la Calabria, lo ritengono davvero essenziale? Il governatore siciliano Renato Schifani, a tal riguardo, esprime qualche perplessità sulla necessità impellente di costruire il Ponte. Le sue riflessioni le ha rese note recentemente a seguito di un articolo pubblicato dal giornale Il Corriere della Sera sul \”treno più lento d\’Italia\”, che si trova nell’isola. Il riferimento è alla tratta Trapani -Ragusa che il treno regionale impiega ben 13 ore e 8 minuti per coprire la distanza tra le due città. – \”Il ponte sullo stretto è importante, ha dichiarato il Presidente della Regione siciliana- ma lo sono anche le strade ed autostrade interne ed efficienti collegamenti ferroviari, allo stato inesistenti dando così come è consueto dichiarare, le colpe del passato e lo scandalo dell\’autostrada Palermo-Catania, con cantieri sempre aperti”. “Voglio fare un cronoprogramma e sistemarla. Il mio sogno – prosegue – è di poterla restituire fruibile ai siciliani tra un anno\”.  Relativamente al Ponte, anche il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si dice d’accordo anche se  “è necessario realizzare tutte le altre infrastrutture che servono a fare della Calabria, della Sicilia e di tutto il Mezzogiorno l\’hub d\’Italia e dell\’Europa sul Mediterraneo”. “L’opera sarebbe sontuosa ma senza infrastrutture non c’è una vera crescita quindi al momento non dovrebbe diventare la priorità perché non si dimenticassero le condizioni socio-economiche legati al Mezzogiorno dove investire e realizzare infrastrutture al Sud e azzerare il gap con il Nord dovrebbe avere la sacrosanta precedenza assoluta. Questo è il giudizio della UIL e del suo segretario generale, il calabrese, keynesiano e riformista, PierPaolo Bombardieri.  “Collegare prima il territorio in queste due regioni abbandonate da sempre, a parte i collegamenti ferroviari e  strade  e autostrade mancano  ospedali, scuole, procedere verso un rinnovamento radicale di prospettiva- aggiunge il Segretario Bombardieri –  promuovendo un vero e significativo  sviluppo economico e favorire la crescita occupazionale stabile e non precaria con  politiche costituite soprattutto da investimenti pubblici e protezione sociale, solo così possiamo  risollevare l’economia di questo Sud.”  E continua ancora: “Il meridione deve essere riscattato da questa miseria, da molto tempo abbandonato a se stesso, vittima di quella politica miope e gattopardiana che per anni ha finito spesso con lo sperperare ingenti finanziamenti lasciando soltanto macerie e opere incompiute, e non si può certo tollerare ancora finanziamenti a pioggia  e disarticolati  che creano soltanto sperpero di denaro pubblico non raggiungendo gli obiettivi prefissati. “Noi siamo stati sempre favorevoli, a qualsiasi tipo di investimento, soprattutto in infrastrutture. Poi qualcuno mi dovrebbe spiegare come ci arriviamo al Ponte, sia da questa parte che dalla parte della Sicilia perché anche lì c\’è una grande carenza di autostrade”. “In Calabria – conclude il leader della UIL Bombardieri, – c\’è un\’autostrada che noi tutti conosciamo: se per caso si blocca, questa terra è isolata. C\’è una statale 106 sulla quale abbiamo chiesto di avere risposte e ancora non ce ne sono e c\’è un sistema ferroviario assolutamente insufficiente. Quindi ribadisco, va bene il Ponte, però tutto questo sia accompagnato da una serie di investimenti ed infrastrutture che siano in grado di dare risposte a questa terra\”.L’opera faraonica, avveniristica ha certamente costi esorbitanti.

I progetti sino ad oggi sono rimasti solo sulla carta, è costata già diversi milioni di euro tra consulenza e progettazioni e la società “Ponte sullo Stretto” è in liquidazione da oltre 10 anni  senza contare che è in  causa  con lo Stato per la concessione. Pertanto, vi è anche il rischio concreto che tra ricorsi e lentezze burocratiche il Ponte possa trasformarsi in un’altra Salerno – Reggio Calabria. Sarebbe auspicabile, invece, che questa montagna di finanziamenti fossero destinati  alla realizzazione di  infrastrutture ( strade, ponti etc.) in Sicilia ed in Calabria. Ricordiamo come, nella storia, la costruzione di questo Ponte risale agli antichi romani che furono gli unici a realizzarne uno nel 250 a. C.  fatto con le barche allineate nel mare dove vi passò una legione romana: poi venne distrutto perché le navi non potevano più attraversare lo stretto. Anche Ferdinando II° di Borbone nel 1840 ci aveva provato, e per gli anni successivi vennero presentati progetti su progetti. Anche nel 1985 l’allora presidente del consiglio Bettino Craxi dichiarò che “il Ponte verrà presto fatto”. Successivamente Francesco Rutelli per il centrosinistra e Silvio Berlusconi per il centrodestra, annunciarono la sua realizzazione. Il governo a guida Berlusconi nel 2010 spinse molto per la sua costruzione, con la presentazione di un ennesimo progetto preliminare del Ponte sullo stretto. Nel 2015, Matteo Renzi da Presidente, volle pure lui il Ponte sullo Stretto. Non di meno il governo di Giuseppe Conte che avrebbe voluto costruire l’opera. Oggi il governo di Giorgia Meloni ne ha fatto un obiettivo prioritario in tema di mobilità. In tutta questa travagliata vicenda bisogna sottolineare, infine, che il costo del Ponte finito ammonterebbe a non meno di 7 miliardi di euro a cui andrebbero aggiunti i costi per la gestione e la manutenzione che andrebbe fatta costantemente e continuamente.

Con tutta probabilità in considerazione dei tempi e dei costi il Ponte non produrrà mai gli effetti sperati in tema di crescita del Mezzogiorno. Sicilia e Calabria, avrebbero bisogno di altri interventi meno costosi e più efficaci in termini di mobilità. A partire dal potenziamento, ad esempio, delle linee di alta velocità ferroviarie al Sud, lontane da essere completate. I politici, invece, ancora una volta, guardano al Ponte per aumentare i consensi senza tenere conto della realtà, che dice ben altro.

Enza Maria Agrusa

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