Peppiarnù, unn’ha caputu nenti…

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Anche stamattina la maestrina che si sente offesa (da che cosa?????) avvocatessa Daniela Principato ha inviato una mail al sottoscritto a seguito del mio articolo di ieri. Chiede la pubblicazione di una replica.

Per quanto mi riguarda, basta leggere l’oggetto della mail che si legge di seguito, basta e avanza per continuare a rifiutarmi CATEGORICAMENTE di pubblicare farneticazioni ossessive del genere.

Dispiace che l’avvocatessa Daniela Principato (e peppi stessu) non abbiano ancora capito che frasi del genere…”censure, pressioni, intimidazioni, autointimidazioni a cui sarebbe soggetta la stampa agrigentina, appartengono solo ad un linguaggio che ho solo sentito nei reportage televisivi quando parlano di Cosa Nostra.

E siccome il sottoscritto, così come tutta la stampa agrigentina, non appartiene e, comunque, respinge con energia violentissima questo linguaggio miserevole, campa cavallo che l’erba cresce…

Ecco l’oggetto della mail ricevuta questa mattina da parte della avvocatessa Principato Daniela:

“Aderendo alla richiesta del collega avvocato Arnone, trasmetto la nota del medesimo in replica all’odierno articolo di Lelio Castaldo, nonché, in primo luogo, indirizzata agli Ordini dei Giornalisti per segnalare l’enorme gravità della situazione agrigentina dell’informazione, soggetta a continue censure, pressioni, intimidazioni, autointimidazioni, per riprendere concetti da me condivisi e utilizzati dal collega Arnone nella nota di che trattasi”.

Caro Giuseppe “Peppe” Arnone, scrivendoti desidero, ed esaudisco il mio desiderio, di apostrofarti allo stesso modo usato da te quando, dal balcone “papale” del tuo ufficio innanzi al Palazzo di Giustizia di Agrigento, apostrofavi il Procuratore Aggiunto di Agrigento, ovvero “Fòooo”, e quindi, caro Pèeee, seguimi Pèeee e ascutami.

Pensate, gentili lettori, la nota di cui sopra è stata inviata anche al Tribunale di Sorveglianza di Palermo (sorvegliare chi, me o lui?). La Principato, per conto del suo assistito, ha dimenticato di inviarla anche alla Coldiretti nazionale, all’Ordine degli Agricoltori pugliesi, ai Vigili del Fuoco, all’Accademia della Crusca e al rispettabilissimo Circolo Operaio “Feace” di Agrigento, già presieduto con onore dalla buonanima di mio padre.

Unn’ha caputu nenti. Scrivi pure al capocondomino del tuo palazzo, io le tue farneticazioni NON LE PUBBLICO.

pepè, u capisti o no?

Detto questo, ribadisco per l’ennesima volta che sia tu che la tua avvocatessa (che vorrebbe dettare gli articoli ai giornalisti) dovreste rivolgervi al vostro superiore Ordine degli Avvocati e al suo Consiglio di Disciplina per capire come, la notte dormi in una cella con una camicia a righe verticali, numerata, e al mattino la togli per indossare una toga per rappresentare la Lex.

Pepè. vedi che ho cose più importanti da fare, dillo anche alla tua avvocatessa.

Non rompete….l’anima

Nella foto, il rispetto e l’onorabilità che pepè ha per quell’indumento che indossa. L’avvocatessa Principato nelle sue tante diffide cita e invoca più volte il rispetto della deontologia: probabilmente si tratta della stessa deontologia che traspare dalla foto di pepè, e dal suo gesto,  a corredo di questo articolo.

E i suoi superiori Ordini si girano dall’altra parte e fanno finta di nulla.

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