“Marisa Leo”: prima dell’agguato, il dopo

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Dalle indagini della Squadra Mobile emerge il racconto della giornata di mercoledì scorso, quando Marisa Leo è stata uccisa dall’ex marito. Lo sfogo del fratello della vittima.

Marisa Leo, 39 anni, e Angelo Reina, 42 anni, si sono riappacificati alcuni mesi addietro. Almeno apparentemente. Poi però il nodo è stato ancora una volta al pettine. Lei, già separata, ha tentato di mantenere la relazione, alla ricerca di un equilibrio, per amore della figlia, di 4 anni, perché avesse un padre presente. Lui non ha mostrato segni di ravvedimento: ancora possessivo, geloso, irascibile. Durante l’estate sono stati incontrati insieme, a passeggiare, padre, madre e figlia, a Salemi, la città di lei. Lui, tuttavia non rassegnato alla conclusione del rapporto, non si è rassegnato. Ha covato rabbia ma in silenzio, per conservare la fiducia di lei, cosicché la figlia fosse a lui affidata, a turno. Così è stato anche il giorno dell’agguato, mercoledì scorso. La bambina è stata a Palermo insieme al padre, impegnato al porto in un appalto legato agli affari di famiglia, il florovivaismo. I due si sono accordati: nel tardo pomeriggio, Marisa Leo, come accaduto altre volte, sarebbe andata al vivaio di lui, nelle campagne fra Marsala e Mazara del Vallo, in contrada Ferla, e la bambina sarebbe rientrata a casa con lei.

Angelo Reina ha premeditato e pianificato: ha condotto la bambina a casa di sua madre. Suo padre è morto vittima di un incidente stradale alcuni anni addietro. Poi ha atteso lei al vivaio. Le fucilate. Prima a lei, tre. E poi ai lui, una, al culmine di una corsa disperata in automobile verso Castellammare del Golfo. Come si è procurato la carabina? E anche una pistola. Non avrebbe potuto detenere armi, a causa della denuncia di lei per stalking. E’ iniziato il processo, il dibattimento. Lei ha ribadito le accuse. Poi ha ritirato la querela, ancora per amore della figlia, perché lei non avesse un padre condannato. Il procuratore di Marsala, Fernando Asaro, ha disposto l’autopsia sulle salme dei due. I poliziotti della Squadra Mobile, diretta da Emanuele Fattori, ascoltano parenti e amici.

In Questura a Trapani è stato anche il fratello della vittima, Mauro Leo, che ha commentato: “Il copione di queste tragedie è sempre lo stesso. I giornali scrivono sempre lo stesso pezzo. E noi tutti non avvertiamo la gravità del pericolo. C’è quasi sempre un uomo che non si rassegna a vedere la ‘sua’ donna indipendente, incapace di capire che quando cessa l’amore si possono avere rapporti civili e ognuno può decidere la propria strada, la propria vita. Alla piccola ho detto che la mamma è fuori per lavoro: una bugia, perché non vedrà mai più mia sorella. Ne ho chiesto l’affidamento. Io mi considero già padre e madre della mia nipotina. Non ho trovato le parole per dirle cos’è successo. E’ stato già faticoso trovarle per i miei genitori. Mia madre, 68 anni. Mio padre, 80. Entrambi col cuore a pezzi, incapaci di reagire, inebetiti dalla violenza che si è abbattuta su di noi. Mia sorella si illudeva, ma nelle ultime settimane deve avere capito che la cosa non andava. Certo, le dicevamo di stare in guardia. Ma quello era sempre il papà della bimba. E peraltro si presentava sempre col sorriso. Anche davanti a me che, come Marisa, speravo, mi illudevo, senza potere immaginare cosa gli macinava in testa”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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