Fim-Cisl: “Ma in Italia remano tutti dalla stessa parte?”

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All’inizio di questa emergenza, era chiaro fin dall’ inizio, che sarebbe stato un momento molto critico per tutto il mondo del lavoro e delle famiglie.

Era chiaro che il ricorso a tanti ammortizzatori sociali avrebbe messo in ginocchio l’intero sistema che vi ruota attorno, e di conseguenza tutti quelli che sarebbero stati i beneficiari.

L’ iter autorizzativo  e finalizzazione della procedura di pagamento, già in tempi normali, prevedeva dei tempi abbastanza lunghi, e tutto lasciava pensare a gravissimi disagi per i lavoratori interessati.

A questo fortunatamente, pareva venire incontro il Governo che con apposito accordo tra il Governo stesso e l’ ABI, prevedeva la possibilità che i lavoratori ricevessero un’anticipazione della CIG da parte degli Istituti di Credito aderenti all’ accordo.

Si temeva , considerata la mole di lavoro che stava per affluire, un rallentamento dell’iter autorizzativo da parte dell’ Inps (Ente preposto alla verifica).

Con grande soddisfazione da parte di tutti, però, si è da subito avuto evidenza del grande lavoro che stavano svolgendo gli operatori dell’ Inps che in condizioni di precarietà e sottoposti a tante pressioni, e in tempi abbastanza celeri stanno esitando un’enorme numero di pratiche e conseguente liquidazione delle stesse.

Per chi però , per problemi già di precarietà, non era nelle condizioni di poter attendere la liquidazione da parte dell’ Inps, veniva offerta la seconda possibilità, rivolgersi agli sportelli bancari, che in virtù dell’accordo sottoscritto a livello Nazionale, potevano chiedere l’ anticipazione della prestazione.

A questo punto però si sono inceppati tutti i meccanismi.

Nella migliore delle ipotesi, le banche stanno rispondendo che non sono ancora in possesso della modulistica ( ma la modulistica non era già prevista in allegato all’ accordo Nazionale?), in tantissimi altri casi invece, il lavoratore viene liquidato con la frase “ noi non aderiamo a quell’ accordo e quindi niente anticipazione.

Non sappiamo come stanno operando gli Istituti di Credito delle altre province Italiane, ma ciò che accade nella provincia di Agrigento, ha veramente del vergognoso.

Lo slogan comune di questa emergenza è  “Tutti insieme ce la faremo”, ma pare che non tutti apparteniamo a questa Italia.

Medici, Infermieri, Personale Sanitario, Volontariato, Protezione civile, stanno mettendo in campo tutto il possibile anche a rischio della propria vita.I lavoratori preposti alla garanzia dei servizi essenziali, Grande distribuzione, servizi Elettrici, servizi Idrici, servizi Telefonici e tanto altro ancora, sono sul campo a dare il proprio apporto, volto al superamento del momento critico.

Pare che solo il sistema bancario, non sia disposto a rischiare un solo centesimo per venire incontro alle esigenze degli Italiani.

Si nega la possibilità di accesso alle anticipazioni degli ammortizzatori sociali, e si nega la possibilità di accedere al credito previsto dal DPCM che vorrebbe venire incontro alle aziende in difficoltà, anche se garantito dallo Stato.

Un grosso numero di aziende prima dell’emergenza sanitaria, si trovava in situazioni difficili a causa della crisi economica degli ultimi anni.

In molti hanno delle sofferenze con il credito, e tante si trovano già segnalate alle Centrali Rischi, con preclusione di ogni possibilità di accesso a nuovi crediti.

A questo punto chi uscirà ancora in “vita” da questa crisi?

Come potranno superare questo momento le nostre aziende già segnate da grosse ferite?

Non vorremmo azzardare tanto, ma si ha la netta impressione che anche in questa crisi sanitaria e con le enormi manovre messe in atto dal Governo, chi ne uscirà con qualche soldino in più nelle casse, sarà proprio il mondo della Finanza.

 Ci auguriamo di sbagliare, e auspichiamo che da qui in avanti vengano apportate le dovute modifiche e alleggerimenti nell’iter burocratico ed autorizzativo per aiutare le famiglie e le aziende in crisi, consentendo alle famiglie di continuare a garantire un salario alle proprie famiglie, e alle aziende, la liquidità necessaria al superamento dell’ emergenza sanitaria.

Il nostro auspicio sarebbe quello ( come accade in formula Uno dopo un’incidente), di assistere all’ingresso in pista di una “Safety car” virtuale, che rimetta tutti sulla stessa linea di partenza che  ricominciano a correre per raggiungere il traguardo.

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