Favara, il Pd dice si alla candidatura a sindaco del comunista Antonio Palumbo

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Si scaldano i motori della campagna elettorale a Favara. Dopo le prime due candidature a Sindaco di Giuseppe Infurna e del dottore Salvatore Montaperto, oggi il Partito Democratico cala le brache e dice “SI” alla candidatura a sindaco del segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Antonio Palumbo, camuffato da “Scegli Progetto Comune”.
“Il Partito di Enrico Letta, a Favara per la verità, è, ormai, da anni privo di una linea politica e incapace di esprimere una propria leadership; basta pensare che, da oltre cinque anni, non ha una sede nella quale riunirsi, discutere, prendere posizione sui temi politici locali. Insomma è in menopausa!”, dichiarano Rosario Manganella e Calogero Castronovo. “Un partito in coma profondo e non solo a Favara e provincia! Peccato: una storia centenaria, a partire dal P. C. d. I, con la scissione di Livorno, che ha perduto il suo DNA ed oggi, ridotto a ferro vecchio da una classe politica inetta ed incapace. Ma torniamo alle prossime amministrative di ottobre, quando, tra gli altri, il Comune di Favara rinnoverà la carica di Sindaco e del Consiglio comunale. Sembrava che il PD locale, volesse cambiare pelle, esercitare il suo ruolo di forza di sinistra democratica e progressista e, soprattutto, riprendersi il ruolo di partito legato alla sua comunità, mettendo in campo i suoi uomini “migliori”, tali riconosciuti dai favaresi nei diversi momenti elettorali. Ed, invece, così non è stato, perché, ancora una volta, è prevalsa la logica della discriminazione proprio verso i “migliori”. Capisco la “ristrettezza” culturale, la “miopia” politica, la “gelosia” e la “vendetta” delle seconde file del Circolo di Favara, chiuso per ferie dal 2016 ad oggi. Ma quello che meraviglia è l’atteggiamento del nuovo segretario provinciale dei democratici agrigentini, Simone Di Paola, che ci era sembrato orientato a chiudere questa fase calante del Partito e rilanciare la sua proposta politica, in nome di una unità “vera” dei suoi gruppi (ex) dirigenti ed aprire al nuovo. Abbiamo preso un abbaglio: chiunque assume la direzione politica del partito ha lo stesso interesse di chi li ha preceduti e cioè distruggere per comandare, per ridurre al minimo la “concorrenza, perché, come dice un proverbio, “meglio testa di lucertola che coda di serpente”. A Di Paola, diciamo che è sulla strada sbagliata e se vuole può correggersi, invece di continuare nell’opera di demolizione come i suoi predecessori, in ciò spinto da consiglieri falsi, privi di scrupoli che guardano a propri interessi non sempre chiari e moralmente sani. Sulla scelta di sostenere il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, faccia quello che vuole: primo o poi, sarà chiamato a darne conto agli iscritti (se e quando ci saranno) nei prossimi mesi e agli elettori fra poco meno di tre mesi”, proseguono Manganella e Castronovo. Quello che è certo è che il PD di Favara sta subendo una mortificazione senza precedenti, un partito con quattro gatti, un partito, una volta glorioso, capace anche di prendere otto consiglieri comunali, di avere sindaci di buon livello ed uno dei migliori gruppi dirigenti a livello provinciale (mai valorizzati per quello che realmente valevano) finire nelle mani di un partito da prefisso telefonico.Oggi, invece, il PD ha parecchie difficoltà a fare la lista, molto probabilmente finirà come è successo lo scorso anno ad Agrigento e cioè: non ci sarà una lista di partito. Nemmeno nei momenti più bui, negli anni 60, quando il PCI toccava il suo minimo storico con 783 voti, rinunciava a scendere in campo egualmente con una lista di contadini e di zolfatari. Il PCI non ha mai ammainato la propria bandiera. Ad ottobre c’è da augurarsi che ci sia una lista di partito che non perda la faccia e, peggio, la sua storia migliore. Simone, concludono, c’è ancora tempo per riflettere e decidere di cambiare rotta. Speriamo in un saggio ripensamento!!!”

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