Cicero su Montante

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Al processo ordinario depone Alfonso Cicero, testimone chiave dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Montante”. Approfonditi i rapporti e rivelati retroscena.

A Caltanissetta, al palazzo di giustizia, innanzi al Tribunale, è in corso il processo ordinario ruotante intorno al cosiddetto “Sistema Montante”. Lui, Montante, ex presidente di ConfIndustria Sicilia, è stato invece già giudicato in abbreviato e condannato in primo grado, il 10 maggio del 2019, a 14 anni di reclusione per associazione a delinquere e corruzione. Ebbene, ha deposto Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, testimone chiave dell’inchiesta, parte offesa e parte civile al processo. Cicero a domanda ha risposto: “Ho conosciuto Antonello Montante negli anni ‘80. Lo vidi alcune volte e credo di averci parlato forse 3 minuti. Sapevo che era un imprenditore con un’azienda di ammortizzatori. Poi per anni non lo vidi più fino al 2005 quando ricoprivo il ruolo di consigliere comunale. Nel 2005 ero un giovane esponente dell’Udc e ricoprivo ruoli istituzionali in enti della Regione Siciliana. Ricordo che quello era il periodo in cui credo che Montante già fosse presidente di ConfIndustria di Caltanissetta, quando era decollata la stagione famosa della legalità. Un giorno lo incontrai casualmente uscendo dal Comune e lui mi fermò e mi disse che seguiva le mie iniziative politiche, che aveva particolare stima nei miei confronti e che gli avrebbe fatto piacere avere un confronto per scambiarci delle battute su varie tematiche del territorio. La nostra conoscenza divenne poi amicizia”. E poi, sollecitato ad approfondire il rapporto di amicizia, Cicero ha dichiarato: “Credo anche di aver espresso solidarietà in alcune occasioni in cui Montante riceveva minacce. Parlo degli anni tra il 2005 e il 2009. Poi nel 2009, quando lasciai l’impegno politico a seguito della mia eliminazione di candidato a sindaco, lui mi contattò per darmi massima solidarietà”. Poi, sulla conoscenza con l’ex assessore regionale Venturi e sul ruolo di capo della sua segreteria, Alfonso Cicero a domanda ha risposto: “Nel 2009, quando avevo deciso di abbandonare la politica, Antonello Montante mi comunicò che Marco Venturi, di cui mi parlò benissimo, sarebbe entrato a far parte del governo regionale guidato da Raffaele Lombardo. In quella occasione mi propose la nomina di commissario straordinario dell’Asi di Enna. Io Venturi lo conobbi nell’estate del 2009. In qualità di assessore, proprio tra il 2009 e il 2010, avviò la riforma dei consorzi Asi. E poi siccome dovevo essere nominato come commissario straordinario dell’Asi di Enna nasce un rapporto di frequenza e si sviluppa un’amicizia, intensa, basata sulla stima e la fiducia. Nel marzo 2010 mi dissero che era utile che assumessi il ruolo di capo della segreteria particolare dell’assessore Marco Venturi. Non ero così convinto perché avevo già il ruolo di commissario del consorzio Asi di Enna. Però mi fu spiegato che Venturi doveva cominciare con quell’esperienza e mi fu chiesto sia da Montante che da Venturi questa disponibilità. Durò fino a settembre 2012. Negli ultimi tempi c’era un rapporto teso tra Raffaele Lombardo e Marco Venturi tanto che Venturi diede le dimissioni. Montante in questo contesto ebbe una posizione un po’ ambigua. Lasciò solo Venturi e anche me, e si dedicò subito a montare la campagna elettorale per Rosario Crocetta”. E poi ancora, Cicero ha raccontato: “Notai delle cose strane che riguardavano Montante tra il novembre 2009 e l’ottobre 2012. Mi disse: ‘Non devi parlare mai della mia persona’. Quello che mi succede nel 2013, quando ero già sotto tutela, fu ancora più strano. Mi disse: ‘Guarda che so che tu parli di me in macchina. Me lo ha detto il colonnello Sozzo’. Era qualcosa che non comprendevo. Altra cosa strana erano gli incontri a due. Ci vedevamo a Serradifalco, spesso a casa di Montante. Poi è capitato, penso un quattro o cinque volte tra il 2011 e il 2013, che lui conversava a telefono con qualcuno che lo chiamava dottore, e scriveva appunti su un block notes su fermi di polizia o posizioni giudiziarie di alcune persone. Cose che mi lasciarono molto perplesso. Il modo in cui conversava con questa persona mi faceva pensare che fosse un suo collaboratore”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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