Caso Saguto, confiscata la casa dell’ex giudice. Risarcimenti per istituzioni e imprenditori

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Dopo la condanna a 8 anni e 6 mesi per il buco creato da Silvana Saguto e dal suo “cerchio magico” nel sistema dei beni confiscati, per l’ex magistrato arrivano le conseguenze di carattere economico.  Il tribunale di Palermo ha deciso già delle confische per alcuni imputati, in modo da blindare una parte dei risarcimenti. A Silvana Saguto è stata confiscata la casa di via De Cosmi, dove abita con la famiglia: “per un valore di 328 mila euro”, dice la sentenza. A Cappellano è stato confiscato un immobile in via Roma, «per un valore di 100 mila euro», stesso provvedimento per 11 quote della “Legal gest consulting srl” con sede in via Mariano Stabile 43 (valore 256 mila euro).

Il tribunale presieduto da Andrea Catalano ha disposto risarcimenti per 2,1 milioni di euro in favore della Presidenza del Consiglio. Per “danni non patrimoniali”. La cifra più alta deve pagarla Silvana Saguto, 500 mila euro, ma anche gli altri imputati condannati dovranno sborsare cifre consistenti. L’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, 400 mila; l’ex professore della Kore Carmelo Provenzano, 250 mila; il marito della Saguto, Lorenzo Caramma, e l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo, 200 mila euro ciascuno; l’ex prefetto Francesca Cannizzo e il colonnello Rosolino Nasca, 150 mila euro ciascuno; la moglie di Provenzano, Maria Ingrao, e la cognata, Calogera Manta, 100 mila euro ciascuna; l’avvocato Walter Virga e il professore Roberto Di Maria, 50 mila euro ciascuno.
Risarcimenti anche per la Regione Siciliana. Saguto (50 mila euro), Cappellano (40 mila), Provenzano (25 mila), Caramma e Santangelo (15 mila ciascuno), Cannizzo e Nasca (10 mila ciascuno), Manta e Ingrao (5 mila ciascuna), Virga e Di Maria (2.500 euro ciascuno).

Risarcimenti per il Comune di Palermo. Saguto (30 mila euro), Cappellano (20 mila), Provenzano (15 mila), Caramma e Santangelo (10 mila ciascuno), Cannizzo e Nasca (7.500 euro ciascuno), Manta e Ingrao (2.500 euro ciascuna), Virga e Di Maria (1.500 euro ciascuno).

Si era costituita parte civile pure l’università Kore di Enna, per la tesi di laurea del figlio di Silvana Saguto, scritta da Provenzano. L’ex giudice dovrà risarcire 30 mila euro; stessa cifra, l’ex professore; cinquemila euro, Emanuele Caramma.

“Danni non patrimonali” da risarcire agli imprenditori Filippo, Gabriele e Vincenzo Rappa, il provvedimento di sequestro che subirono (poi concluso con la restituzione dei beni) era partito con una firma falsa. Per la Saguto, firmò l’allora giudice a latere Fabio Licata, condannato col rito abbreviato a 2 anni e 4 mesi. Silvana Saguto dovrà pagare 25 mila euro a ciascuna delle tre parti civili, che al processo erano rappresentate dall’avvocato Raffaele Bonsignore.

Ci sono anche  i “danni patrimonali da liquidarsi in separata sede”, dice il dispositivo della sentenza. Risarcimenti per ministero della Giustizia, Agenzia nazionale beni confiscati, amministrazioni giudiziarie Buttitta, Acanto, Ingrassia e Vetrano. Sono i buchi creati da gestioni spregiudicate dei beni. Altri risarcimenti riguardano altre società: per quelle del gruppo Rappa (sono sette, fra cui Telemed e Pubblimed), è prevista una provvisionale, ovvero un’anticipazione su risarcimenti da quantificare in sede civile, di 30 mila euro per ciascuna società. Stessa cifra per i titolari della Elgas srl, dell’impresa individuale Anna Rita Pedone, dell’impresa Raspanti, di Rebuc srl, di Motoroil srl.

Gli imputati dovranno pagare anche le spese sostenute dalle parti civili per il processo. Circa 6800 euro per ogni ente o soggetto costituito.

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