Camastra, l’ex sindaco Cascià e l’ex vice Urso non possono essere considerati responsabili dello scioglimento del Consiglio comunale

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L’inchiesta Vultur ha erroneamente indotto il Ministero dell’Interno alla formulazione di una proposta di incandidabilità nei confronti del Sindaco e del Vice Sindaco di Camastra in carica nel 2018, ossia il rag. Angelo Cascià ed il rag. Vincenzo Urso.
L’errore compiuto dal Ministero risiede nell’avere messo in relazione tale inchiesta e l’Amministrazione comunale.
Tuttavia, risulta comprovato come non vi sia alcun nesso tra le due cose, e come l’Amministrazione Cascià abbia gestito in maniera brillante il Comune di Camastra.
Innanzitutto deve ricordarsi che è lo stesso decreto di scioglimento del Consiglio comunale ad avere chiarito che gli accertamenti compiuti dalla Prefettura non hanno “consentito di rilevare elementi da cui dedurre univocamente lo stato di infiltrazione”, e che pertanto non erano “emerse situazioni di palese violazione della legge nella gestione della macchina burocratica comunale”.
Pertanto, è lo stesso decreto a confermare l’insussistenza di punti di contatto tra la compagine che ha amministrato il Comune di Camastra e gli ambienti controindicati.
A ciò si aggiunge il fatto che il Tribunale civile di Agrigento ha ampiamente accertato la radicale infondatezza di tutti gli elementi messi in evidenza dalla proposta di scioglimento del comune.
In particolare, facendo riferimento alle risultanze del processo Vultur, è emersa la totale insussistenza di qualsivoglia intervento da parte di ambienti controindicati nello svolgimento della campagna elettorale, nonché la correttezza e la piena legittimità dei procedimenti amministrativi condotti dall’Amministrazione comunale.
In particolare, il Tribunale ha escluso qualsivoglia irregolarità nei procedimenti di volturazione delle concessioni cimiteriali, degli appalti per l’esecuzione di lavori pubblici, nelle autorizzazioni per gli esercizi commerciali, nelle nomine assessoriali e nei conferimenti di incarichi di consulenza.
Per di più, è emersa una ferma opposizione degli amministratori rispetto a soggetti o ambienti controindicati, nonché la inequivocabile distanza mantenuta dal Sindaco e dal Vice Sindaco allora in carica, che li ha portati a revocare assegnazioni di alloggi popolari nei confronti di soggetti controindicati, a promuovere iniziative ed eventi finalizzati alla diffusione della cultura della legalità, a ridurre drasticamente la spesa pubblica garantendo la solidità del bilancio comunale.
Peraltro, il decreto emesso dal Tribunale civile di Agrigento è stato pienamente confermato dalla Corte d’appello di Palermo, ed in entrambi i gradi di Giudizio il Ministero è stato condannato al pagamento delle spese di lite in favore del rag. Cascià e del rag. Urso, che pertanto sono pienamente candidabili, e che proprio nelle aule giudiziarie hanno dimostrato di essere dei validi amministratori.
Ad analoghe considerazioni deve giungersi con riferimento alla posizione di tutti gli altri amministratori che hanno fatto parte della compagine amministrativa e che hanno dato il loro apporto ai fini del raggiungimento di tali importanti risultati, come peraltro confermato anche dalla Commissione straordinaria prefettizia insediatasi a seguito dello scioglimento, e che ha confermato come l’Amministrazione Cascià abbia operato nella piena legalità.

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