Asse Leigi-Favara, operazione “Mosaico”, proposti tre ergastoli

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La faida a cavallo tra Favara e Belgio: la Procura antimafia di Palermo ha concluso la requisitoria. Invocati tre ergastoli e quattro condanne. I dettagli.

A Palermo, al palazzo di giustizia, il pubblico ministero della Procura antimafia, Alessia Sinatra, ha concluso la requisitoria nell’ambito del processo frutto dell’inchiesta, sostenuta dalla Squadra Mobile di Agrigento, cosiddetta “Mosaico”, ruotante intorno a diversi episodi delittuosi commessi tra Favara e il Belgio.

I sette imputati, arrestati il 15 settembre del 2020, giorno del blitz “Mosaico”, sono giudicati in abbreviato innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Claudia Rosini. Ai sette si contestano, a vario titolo, tre omicidi e due tentati omicidio e un traffico di armi e droga risalenti al periodo tra il 2016 e il 2018. Ebbene, la condanna all’ergastolo è stata proposta a carico di Antonio Bellavia, 50 anni, e Calogero Bellavia, 32 anni, entrambi di Favara, e poi di Calogero Gastoni, 40 anni, di Agrigento. E poi 16 anni di reclusione per i favaresi Gerlando Russotto, 32 anni, 14 anni per Calogero Ferraro, 44 anni, 8 anni per Carmelo Nicotra, 40 anni, e 4 anni e 4 mesi per Vincenzo Vitello, 65 anni. Un altro imputato, Carmelo Vardaro, 44 anni, di Favara, ha scelto di essere giudicato in ordinario innanzi alla Corte d’Assise di Agrigento presieduta da Alfonso Malato. E’ stata invece stralciata la posizione di Maurizio Distefano, 47 anni, di Favara.

Gli omicidi sotto giudizio sono quello di Mario Jakelich, il 14 settembre del 2016 in Belgio, contestato ad Antonio e Calogero Bellavia ed a Vardaro, poi quello di Carmelo Ciffa, ucciso a Favara il 26 ottobre del 2016, contestato ai due Antonio e Calogero Bellavia, e poi quello di Emanuele Ferraro, ucciso a Favara l’8 marzo del 2018, contestato a Calogero Gastoni. Lo stesso Maurizio Di Stefano sarebbe stato vittima di due tentati omicidio: il primo in occasione dell’omicidio di Jakelich, e il secondo, il 23 maggio del 2017, a Favara, nel magazzino di Carmelo Nicotra, dove lui, e non Nicotra, sarebbe stato la vittima designata. A scatenare la sanguinosa faida sarebbe stato l’omicidio, il 26 gennaio del 2015, dell’imprenditore di Favara, Carmelo Bellavia, 51 anni.

Il collaboratore della Giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta, in riferimento a tale omicidio ha dichiarato: “Originariamente Nicotra, Distefano e Bellavia erano tutti assieme, poi si sono divisi in due e dalla parte dei Distefano c’era andato il Nicotra. So che Ciffa era vicino al gruppo dei Distefano. Mi fu detto che Ciffa venne ucciso perché aveva sparato a Carmelo Bellavia, inteso Melu Carnazza”. Giuseppe Quaranta aggiunge di avere appreso ciò perché gli è stato confidato da Emanuele Ferraro e da Carmelo Vardaro. E nell’ordinanza di custodia cautelare “Mosaico”, in base alle dichiarazioni di Quaranta, il giudice per le indagini preliminari, Guglielmo Nicastro, che ha firmato i mandati di cattura, scrive: “Il gruppo inizialmente è coeso, impegnato soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti sull’asse Belgio-Favara. Poi si è scisso dando vita a due sottogruppi contrapposti. Nell’autunno del 2014, Maurizio Distefano ha prestato un’ingente somma di denaro a Carmelo Bellavia, con cui era legato nel traffico di droga, per consentirgli di iniziare l’attività di commercializzazione di bibite. I due, Distefano e Bellavia, sono entrati in contrasto per la restituzione del prestito e per il pagamento di una partita di droga che Distefano aveva inviato allo stesso Bellavia. I due litigarono violentemente mentre si trovavano in Romania. Tali circostanze determinavano in Maurizio Distefano la decisione di uccidere Carmelo Bellavia, poi materialmente assassinato da Maurizio Distefano e Carmelo Ciffa”.

A tali dichiarazioni di Quaranta, ritenuto attendibile, non è seguito alcun provvedimento giudiziario perché mancano riscontri certi a quanto da lui dichiarato.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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