Amministrative Agrigento, il coronavirus mette meno paura…

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Settanta giorni, uno più uno in meno e gli agrigentini verranno chiamati ad un importante incontro elettorale che dovrà decidere le sorti della città di Agrigento per i prossimi 5 anni.

Sovrana ed incontrastata regna l’incertezza, ma queste sono cose tipiche agrigentine dalle quali dovremmo meravigliarci solo se non accadessero.

A ottobre si gridava quasi allo scandalo; quando il certo candidato Franco Miccichè decise di rompere gli indugi, tanti, anzi tantissimi, hanno pensato che il medico agrigentino avesse iniziato troppo presto la campagna elettorale.

Fra accuse violente (c’è Di Mauro dietro…) e fotomontaggi miserini (tipici della piccola gente, pardon, della gente piccola…) Franco Miccichè si imbarcò in questa nave che oggi lo vede come unico, assoluto protagonista in questa campagna elettorale. Comitato elettorale aperto, incontri, interviste, appuntamenti. Insomma, tutto ciò che vorrebbe vedere la gente (per apprendere programmi e iniziative) in vista di una tornata elettorale così importante (e ora si scatinanu…).

Non ha ancora aperto un comitato ma è altrettanto certa la riconferma del sindaco uscente Calogero Firetto il quale non ha mai nascosto questa velleità. Mentre Miccichè incontra e discute con gli agrigentini, Firetto sta mettendo in bella mostra tutto quanto di buono sta facendo l’amministrazione comunale; Agrigento sembra un cantiere a cielo aperto e in tutti i quattro punti cardinali della città sono piazzati ruspe e caterpillar.

E anche qui, qualche mugugno; certu, sta facennu i cosi picchì s’avi a presentari…

Né cotta, né cruda, né bianco né nero. Mia nonna si sarebbe divertita a sciorinare proverbi perfettamente calzanti con ciò che accade ad Agrigento. Ed in questo caso avrebbe detto: “Un vonnu né tessiri e mancu filari…”

Questo articolo potremmo chiuderlo qui. Gli unici a fare chiarezza sono Miccichè e Firetto. Altri continuano a navigare nel buio, fra mille incertezze, come ad esempio l’ex sindaco di Agrigento Aldo Piazza il quale appare deciso ad andare avanti fino in fondo, ma in realtà l’unico grande incerto della sua candidatura è egli stesso.

L’altro ex sindaco di Agrigento Marco Zambuto, che ha più volte dichiarato di scendere in campo, ha annunciato che prossimamente aprirà il comitato elettorale per iniziare la sua campagna elettorale.

Ma anche lui, di certezze, ne ha poche, anzi pochissime. Aprirà possibilmente il comitato, andrà (come ha già fatto) per le strade ad incontrare la gente. Chi lo sorreggerà, però, ancora non lo sa nessuno, nemmeno lui. Nato per unire il Centrodestra alla fine è stato l’artefice per spaccarlo profondamente.

Più volte scaricato ufficialmente da Forza Italia (che aspetta affacciata sul balcone le dinamiche dei prossimi giorni) lui, comunque, attualmente, fa finta di nulla; anzi aspetta dagli azzurri la conclamazione ufficiale anche se è perfettamente conscio del fatto che di sicuro, nella vita, c’è solo la morte. E sa anche che i spunnapedi sono sempre dietro l’angolo.

Una cosa è certa: Zambuto è potente. E’ riuscito persino a spaccare i tavoli regionali dai quali l’unico obiettivo imperante è quello di far uscire all’esterno un Centrodestra anima e core, inscindibile; ma in realtà non è così. Quel pezzo di sinistra del suo recente passato non solo crea problemi a lui, ma anche ai suoi stessi presunti ed ipotetici alleati che da un lato sarebbero pronti ad immolarsi (perché di questo si tratta) ma vengono stoppati dalle geometrie politiche diametralmente opposte che tengono lontane la lealtà e la coerenza.

La Lega sonnacchia. A furia di tirare la giacca del commissario regionale Stefano Candiani è arrivata fino alle ginocchia. E lui, Candiani, sembra più confuso che persuaso. Il suo telefono squilla più di mille volte al giorno e di certezze nemmeno l’ombra. Grave e pericoloso per un partito che anche dalle nostre parti riceve consensi quotidianamente. La fermezza e la decisione di Matteo Salvini mostrata in campo nazionale viene sminuita in Sicilia nelle innumerevoli riunioni “decisionali” avvenute recentemente che hanno partorito soltanto qualche sedia rotta.

Più o meno vale lo stesso discorso per Fratelli d’Italia. Dopo “le uscite” di Incardona e Bellanca (antipatiche per molti ma coerenti e leali ed alle quali nessun meloniano ha saputo dare una risposta seria) sembra che le cose siano cambiate. Adesso dovranno aspettare notizie da Roma che avrà il doppio difficile compito di valutare il nominativo da candidare (o da appoggiare) e dovrà fare le veci di un primario di chirurgia per ricucire le profonde lacerazioni avvertite all’interno del partito.

Udc e Diventerà Bellissima, nelle persone di Savarino e Terrana,  spingono per tenere “unito” il Centrodestra per svilire l’avversario da abbattere che è Roberto Di Mauro. Cercano forze, partiti e partitini, movimenti e tutto quanto possa fare brodo. Nella pentola, però, allo stato hanno trovato solo qualche osso, e per di più già spurpatu…

Con i loro silenzi, Sinistra e 5stelle, a pochissimi giorni dal voto, stanno offendendo esageratamente gli elettori agrigentini i quali, al contrario, cercano una eventuale alternativa per governare la città di Agrigento. I loro silenzi sono inopportuni (eufemismo).

Sodano (5stelle), vidi ca fari e datti una smossa.

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One Thought to “Amministrative Agrigento, il coronavirus mette meno paura…”

  1. philips

    Bellissimo articolo, degno del grande Lelio. Il centrodestra veramente ancora non sa cosa fare con fughe in avanti e possibili retromarce. Peccato

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