Agrigento, ospedale San Giovanni di Dio, reparto Chirurgia: “Una eccellenza a 5 stelle”. Riceviamo e pubblichiamo

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“Siamo troppo radicati al fatto che per curarsi bisogna andare fuori dalla Sicilia perché ‘li sono più bravi’. Ed invece non è così!

Mi sono ricoverata giovedi sera con fortissimi dolori addominali. Subito al pronto soccorso, tra un esame e un altro, mi è stata diagnosticata una appendicite acuta con principio di peritonite. Quando i medici del reparto di Chirurgia hanno visto la mia situazione non hanno esitato un solo istante a portarmi in sala operatoria in via di urgenza. E’ stato il primario, assieme alla sua equipe, prof. Carmelo Sciumè ad operarmi. Un intervento in laparoscopia che è riuscito alla perfezione. Credo che, vista come era ridotta la mia situazione la questione temporale mi ha fortemente aiutata, altrimenti forse oggi non sarei in questo mondo.

Nei due giorni successivi mi sono sentita come rinata. A darmi man forte, oltre al prof. Sciumè chirurgo straordinario, tutta la sua equipe costituita da medici professionali. Così come tutto il personale infermieristico che mi è stato sempre accanto, senza mai lasciarmi un minuto. E poi, i medici, passavano sempre pronti a darmi informazioni sul mio decorso operatorio. Con le lacrime agli occhi devo ringraziare il prof. Sciumè e tutto lo staff medico, infermieristico e altro personale. Mi sono sentita come coccolata, come se tutto il personale fosse costituito da figli miei.

Concludo dicendo che il reparto di Chirurgia guidato dal pro. Sciumè rappresenta un fiore all’occhiello dove la professionalità è davvero elevata.

Grazie ancora a tutti!”

Grazia Curto, Canicattì

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2 Thoughts to “Agrigento, ospedale San Giovanni di Dio, reparto Chirurgia: “Una eccellenza a 5 stelle”. Riceviamo e pubblichiamo”

  1. Salvatore

    Carissima Grazia Curto, il suo è un episodio unico alquanto straordinario!
    Non me ne voglia l’equipe che lavora bene nella nostra terra ma, il grandissimo eccellente professor Sciumé ha molti scheletri nel suo armadietto professionale, e tra questi, oltre i vari interventi non riusciti spicca quello di mio padre:
    Non sono passati molti anni da quel episodio, una visita di routine in colonscopia. Tutto è andato a meraviglia, polipo rimosso e una promessa: “il mese prossimo le faccio un piccolo intervento per rimuovere un altro polipo che si è trasformato in carcinoma maligno ed è attaccato alla parete del colon, in mezz’ora la sistemo. Sarà un piccolo intervento…” Peccato che non è stato così.
    Il giorno dell’intervento, dalla sala operatoria esce mio padre in fin di vita con un taglio all’addome dal petto all’ombelico, il professore Sciumè acclamato dalla folla grida al miracolo “intervento riuscito! intervento riuscito!”. Peccato che solo dopo alcune ore mio padre ha una occlusione intestinale che gli blocca gli intestino. Pancia gonfia e perdita di sensi. Noi impauriti cercavamo il professore per capire cosa stesse succedendo, ma lui non c’era, era a Palermo a tenere una convention.
    Dopo 7 giorni ritorna, mio padre allo stremo, lui senza dirci niente lo opera. Dopo ore di intervento esce solo il professore. Mio padre dov’è? Esclamai! Lui rispose che è stato trasferito in terapia intensiva per controllo, ma non era così… Dopo altri sette giorni, mio padre esce dalla terapia intensiva con una sacca per le feci all’addome. Leggendo il referto dell’intervento, leggiamo che hanno rimosso a mio padre più di un metro di intestino. Il grande professore ci rassicura dicendo che è una cosa provvisoria per trenta giorni, dopodiché tutto verrà sistemato. Noi impauriti abbiamo cercato risposte ma il professore ci rassicurava dicendoci che tutto era sotto controllo. In tutto questo, passati trenta giorni mio padre era ancora ricoverato senza via d’uscita o miglioramenti. Passati 35 giorni, il professore ci dice che mio padre ha una peritonite persistente e deve essere portato d’urgenza al policlinico di Palermo per aspirare l’infezione. Sembrava essersi tutto risolto ma invece no!.
    Stanchi dell’ennesimo tentativo inutile, vedendo mio padre vomitare di continuo, perdere i sensi come se nulla fosse, lasciato lì in un letto di ospedale, sporco, senza lenzuola (perchè se non le portavamo noi, non venivano cambiate), senza assistenza alcuna, decidiamo di fare le valigie e chiedere soccorso all’ospedale San Raffaele di Milano.
    Qui veniamo accolti in un ambiente pulito, rispettoso del paziente e ci viene spiegato quello che avremo attraversato. Mio padre aveva una peritonite in corso, una infezione agli organi perchè l’intestino non era stato saldato bene! Dopo due interventi al San Raffaele fatti dal primario Galli, mio padre ritorna a vivere, vivere senza sacca per le feci e il tutto con interventi mininvasivi in laparoscopia!
    L’equipe dell’ospedale nel giorno di dimissioni ci disse “abbiamo fatto il possibile ma purtroppo i danni fatti dall’intervento di Agrigento sono irreparabili, suo padre dovrà convivere con questo enorme taglio all’addome e con dolori forti al fianco…” Parlando del reparto di chirurgia di Agrigento ci dissero: “suo padre non meritava tutto questo perchè non doveva nemmeno essere operato, l’esame istologico non era preoccupante e quel polipo si trattare con tecniche mininvasive senza sezionare due volte l’intestino!”.
    Complimenti professore Sciumè, da favarese e soprattutto da cittadino le faccio i complimenti. Mio padre oggi è vivo grazie alla Sanità Lombarda, con la S e la L maiuscole! Si faccia le lodi da solo perchè quelli bravi lavorano in silenzio con il solo giuramento di Ippocrate che li ha battezzati.

  2. Leonardo

    Sentendo parlare tanti malcapitati non è l’unico caso sfortunato che può mettere in bacheca il prof Sciume ,ci sarebbe una ampliatissima lista di occhi che hanno pianto il suo operato “buon lavoro PROFESSORE”

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