Cordaro su inchiesta “Nicastri-Arata” (video)

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Le dichiarazioni a sommarie informazioni testimoniali rese dall’assessore regionale a Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, nell’ambito dell’inchiesta “Nicastri – Arata”.

Toto Cordaro

L’imprenditore trapanese, originario di Alcamo, Vito Nicastri, già “Re dell’eolico”, presunta “cassaforte” del boss Matteo Messina Denaro, e che adesso collabora con i magistrati della Procura di Palermo, ha confermato, in occasione di un apposito “incidente probatorio”, una tangente da 500mila euro destinata a dirigenti della Regione Siciliana per assecondare gli interessi imprenditoriali dello stesso Vito Nicastri, di suo figlio Manlio, dell’imprenditore genovese, ed ex socio in affari di Nicastri, Paolo Arata, e di suo figlio Francesco. Ebbene, la conferma da parte di Vito Nicastri della tangente è stata determinante a che la Procura di Palermo disponesse il giudizio immediato a carico degli imputati, tutti arrestati lo scorso 12 giugno per intestazione fittizia, corruzione e autoriciclaggio. Dunque, lo scorso 17 dicembre hanno patteggiato la condanna Vito Nicastri a 2 anni e 10 mesi di reclusione, e il figlio Manlio Nicastri a 2 anni. Ed è invece imminente il giudizio immediato a carico di Paolo Arata, Francesco Arata, e dei due dirigenti regionali presunti destinatari della tangente per lubrificare i progetti di Nicastri e di Arata, ossia il dirigente dell’assessorato regionale all’Energia, Alberto Tinnirello, e il funzionario Giacomo Causarano. Ebbene, nel frattempo è stato ascoltato dai magistrati, a sommarie informazioni testimoniali, l’assessore regionale a Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, perché le autorizzazioni a due impianti di biometano, oggetto del presunto interesse degli imputati, sono state bloccate al suo assessorato. E Toto Cordaro ha dichiarato: “Nel giugno-luglio del 2018 ricevetti una telefonata da un amico che mi chiese di incontrare Paolo Arata, ex parlamentare di Forza Italia, senza specificare i motivi dell’incontro. Incontrai quindi Arata dopo qualche giorno. Mi sono insospettito quando Arata si è presentato come responsabile dell’energia e ambiente del centrodestra, una locuzione che in quel momento mi sollevò non poche perplessità in ragione del fatto che notoriamente il centrodestra, come aggregazione politica, in quel momento non esisteva. Arata mi disse che in quel periodo erano pendenti due progetti per la costruzione di impianti di biometano, avanzati da una società riconducibile proprio a lui, Arata. Mi chiese espressamente di ottenere un provvedimento di non assoggettabilità alla Via (la valutazione di impatto ambientale) da parte della Commissione specialistica. La valutazione di impatto ambientale era necessaria e Arata in sostanza mi chiese di intervenire nelle attività della commissione orientando in qualche modo la decisione. Io nei parlai con il dirigente Mario Parlavecchio che studiò i fascicoli e senza mezzi termini concluse che la valutazione di impatto ambientale era inderogabile. Tuttavia nei giorni successivi Arata continuò a cercarmi, ma anche in ragione del fatto che non volevo in ogni caso dare anticipazioni o comunque informazioni sulla pratica che in quel momento era ancora pendente presso la Commissione Via, non gli rispondevo. E così il 26 e 27 novembre 2018 Arata mi mandò due messaggi insistenti per ottenere una interlocuzione con me, uno dei quali particolarmente piccato.

I messaggi sono adesso agli atti della Procura. Poi l’assessore all’Energia Alberto Pierobon, dall’autunno del 2018, iniziò a invitarmi, e più volte a sollecitare gli uffici competenti, ad evadere la pratica di Arata. L’impressione che ebbi è che Pierobon desse per scontato che la commissione si esprimesse nei termini voluti da Arata. Una volta Pierobon, insieme a Paolo Arata, mi venne a trovare all’inizio di una seduta parlamentare chiedendomi ancora una volta della pratica pendente e sollecitandomene ancora una volta la definizione. L’esito non cambiò: sia l’impianto di Francofonte che quello di Gallitello dovevano ottenere la valutazione di impatto ambientale. Le sollecitazioni, però, non finirono. Anzi, il livello politico si alzò. Nel marzo del 2019 Saverio Romano mi disse che aveva ricevuto una chiamata da Gianni Letta, molto vicino a Silvio Berlusconi, che si lamentava di un trattamento non adeguato da parte mia nei riguardi di Paolo Arata, facendo riferimento ai progetti per il biometano. Io risposi che l’argomento non era oggetto di discussione. Da allora il silenzio, anche se ho compreso che alle mie spalle ci sono state interlocuzioni da me non certamente autorizzate né conosciute”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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