Avere paura del domani. Ma non del domani inteso come futuro che verrà; proprio del domani prossimo, di domani inteso come le prossime 24 ore. Che quel 21 giugno segnalato come il giorno della fine del mondo – perché a quanto pare i maya si sarebbero sbagliati a fare i conti – è nulla rispetto all’apocalisse periodale che ci instilla il vivere quotidiano. La pandemia è ormai qualcosa che abbiamo provato sulla nostra pelle, e quel “Pan-demos” che dal greco ci ha investito tutti, in tutto il suo orrore, sembra…