“Strage Casteldaccia”: altri quattro indagati

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La Procura di Termini Imerese ha iscritto nell’apposito registro altri quattro indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di Casteldaccia con cinque morti.

Nell’ambito dell’inchiesta sulla strage sul lavoro di Casteldaccia in provincia di Palermo il 6 maggio del 2024, con cinque operai morti intenti a lavorare all’interno di un impianto fognario per sbloccare una sonda di spurgo, gli indagati, per omicidio colposo plurimo con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, sono Nicolò Di Salvo, titolare della Quadrifoglio Group, Gaetano Rotolo, direttore dei lavori e responsabile della sicurezza dell’Amap, e Giovanni Anselmo, amministratore unico della Tek Infrastrutture.

Ebbene adesso la Procura di Termini Imerese ha iscritto nel registro degli indagati altre quattro persone, tutti dipendenti dell’Amap: la responsabile ufficio appalti Wanda Ilarda, il responsabile del procedimento Salvatore Rappa, li responsabile del servizio protezione e prevenzione Geri Costa e il responsabile dell’impianto di sollevamento di Casteldaccia Sergio Agati. Gli si contestano a vario titolo le ipotesi di omesso controllo e di violazioni in materia di appalti.

Nella relazione dei periti nominati dalla Procura di Termini Imerese tra l’altro si legge: “Nessun dipendente di Amap Spa (l’Azienda municipalizzata acquedotti Palermo), Quadrifoglio Group di Partinico e Tek Infrastrutture di San Cipirello, aveva in dotazione i dispositivi di sicurezza per le vie respiratorie. E nessuno degli operatori di Amap e Quadrifoglio, tranne forse uno, aveva avuto una specifica formazione e addestramento all’uso delle misure di sicurezza.

Nessuno degli operatori in possesso di rilevatori multigas era presente il 6 maggio presso l’impianto di sollevamento fognario. Non risulta inoltre che le società Tek Infrastrutture e Quadrifoglio Group dispongano di rilevatori multigas e di attrezzatura specifica per l’attività di lavoro in ambienti sospetti di inquinamento. A differenza di Amap che sulla carta ne era fornita. I liquami fognari presenti nella vasca dell’impianto e nell’intero condotto fognario presentavano valori di solfiti e solfuri decisamente superiori ai limiti previsti per scarichi in rete fognaria”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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