Si parte.
Un Sanremo senza suspense, senza sorprese, senza imprevisti.
Omaggio ad Ezio Bosso, una partenza sobria, senza fronzoli. Sembrano essere tutti abbastanza intonati (grazie autotune!) già dalla prima puntata. Alcuni eleganti; non tutti però.
Una galoppata fino a poco più dell’una di notte.
Si parte, quasi senza interruzione e si va al primo ascolto delle 29 canzoni.
Gaia con balletto annesso, con una canzone scopiazzata a “sesso e samba” stesso giro armonico, stesso tempo.
Gabbani “viva la vita” (Coldplay scusateci) ma la canzone ha le caratteristiche sanremesi.
Gerry Scotti meno male che ci sei, che Carlo Conti sembra l’amministratore di condominio.
Rkomi e il corsivo che ricorda “Il bene nel male” di Madame.
L’unica novità sono i braccialetti che illuminano il teatro Ariston.
Che charme Noemi. La canzone, che non dispiace, è scritta da Mahmood.
Arriva la Clerici, commozione per Frizzi, un saluto a Carlotta Mantovan seduta nel pubblico.
Irama vestito come capitan Harlock con 10 kg di autotune e monotonia; improponibile.
Coma-Cose, un po’ ricchi e poveri 2.0
Cristicchi intenso, con un testo scritto delicatamente su un dramma potente.
Marcella Bella è rimasta agli anni 80.
La ballata senza pretese di Achille Lauro, vestito come l’ultima sera danzante sul Titanic.
Il “guizzo” della serata è il videomessaggio del Papa: “la musica è bellezza e strumento di Pace. La musica può aiutare la convivenza dei popoli. Penso ai bambini che piangono per le guerre del mondo. La guerra è sempre una sconfitta. Che la buona musica possa raggiungere il cuore di tutti, che possa aprire all’armonia e alla gioia di stare insieme”.
“Imagine” cantata da Noa e Mira nelle loro rispettive lingue, è il messaggio di pace che ogni artista dovrebbe lanciare.
Giorgia che canta benissimo una canzone non bella, un po’ banale. Il compitino ben fatto non mi basta.
Che sound Willie peyote con le coriste!
Villian rimandata a settembre.
Alle 22:30 arriva Jovanotti di oro vestito con tutta l’energia dell’ombelico del mondo. Bello il suo dire: “sono felice”.
Dardust al piano è sempre un piacere; riesce a rendere bello tutto ciò su cui mette le mani.
Canta Jovanotti un pezzo scritto insieme al bravo pianista. È una canzone d’amore che si chiama “un mondo a parte”.
Olly not bad.
Elodie bellissima e a suo agio, che ricorda un po’ Mina, con una buona estensione vocale.
Impressiona il numero di autori che firmano le canzoni. Ma perché?!
Il coro gospel con Shablo è fichissimo e Gue ha il suo perché; forse perché il fascino non si spiega. Lucio Fabbri che dirige massimo Ranieri in white jacket, e una canzone che rispetta tutti i canoni della canzone sanremese.
Con Raf (che canta in playback) un salto negli anni 80 è servito; eravamo belli e spensierati. Oggi siamo forse più belli ma meno spensierati.
Tony effe, un po’ rap un po’ stornello. Non avrebbe potuto fare meglio di un po’ di mediocrità.
Brava la Brancale, intonatissima, ma un po’ trash con un bel sound. Una abbondante dose di talento sprecato.
Testo bello quello di Dario Brunori ma il pezzo musicalmente non mi convince. Forse va riascoltato. In fondo ha scritto ben altri capolavori.
I modà che sono I modà, nella loro comfort zone.
Clara bella ma non balla.
Lucio Corsi bravo, una bella rivelazione, brilla mostrando una sua identità artistica.
Fedez non classificato. Rimandato a settembre anche lui.
Bresh è la versione bella del genere che va oggi tra i giovani. Si capiscono le parole; è fatta. La Toscano invece le parole se le mangia. Peccato.
Joan thiele senza infamia e senza lode.
Rocco hunt è “song e napule”.
Francesca Michielin finalmente porta un piccolo imprevisto! Viva Michielin. Però il pezzo sa di già sentito.
Anche per i The Kolors comfort zone. Una hit, la loro, scontata e pronta per il ciringuito.
Finito … presto presto. Non so se mi piace così a tamburo battente.
Plauso come ogni anno ai meravigliosi maestri dell’orchestra.
Per me i migliori:
Cristicchi
Corsi
Peyote
Lauro
Elodie
Ma i primi 5 a fine serata:
ACHILLE LAURO
GIORGIA
SIMONE CRISTICCHI
LUCIO CORSI
BRUNORI SAS
A domani
Good night