Oggi, 25 Settembre, ricorre l’anniversario della morte del giudice Terranova, del Maresciallo Mancuso, del giudice Saetta e del figlio Stefano uccisi dalla mafia

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Sono trascorsi ormai quarant’anni dall’uccisione del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso che gli faceva da scorta.

Era il 25 settembre 1979 quando alle ore 8:30 del mattino una Fiat 131 di scorta arriva sotto casa del giudice Cesare Terranova per condurlo al lavoro.

Terranova si mette alla guida della vettura mentre accanto a lui siede il maresciallo Lenin Mancuso unico uomo della sua scorta. All’improvviso, da una seconda auto, scendono alcuni killer che aprono il fuoco contro la 131.

Il Maresciallo Mancuso risponde al fuoco ma viene colpito e muore poche ore dopo.

Terranova, invece, viene ucciso da una pallottola che gli trapassa il collo.

Procuratore della Repubblica di Marsala fino al 1973 Terranova aveva fatto condannare all’ergastolo Luciano Liggio, la primula rossa di Corleone.

Per l’uccisione di Terranova e Mancuso vennero condannati, il 15 maggio del 2000, Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci e Michele Greco. Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Pippo Gambino, Ciccio Madonia, esecutori materiali. Nell’ottobre 2004, la Cassazione ha confermato gli ergastoli per Riina, Greco, Geraci e Francesco Madonia.

Nove anni dopo, sempre il 25 settembre, ma del 1988, la mafia uccideva lungo il viadotto Grottarossa della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta il giudice Antonino Saetta, presidente della I sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, e il figlio Stefano.

L’agguato scattò poco prima della mezzanotte.

L’omicidio, come è stato accertato dagli inquirenti, sarebbe stato deciso dalla cupola mafiosa presieduta da Riina per punire il magistrato che aveva pesantemente condannato killer e mandanti di efferati omicidi e che era candidato a presiedere la corte d’appello del primo maxiprocesso alle cosche mafiose del palermitano. Nel luogo dell’agguato furono contati oltre un centinaio di bossoli, anche di una mitraglietta da guerra.

Per l’omicidio Saetta sono stati condannati all’ergastolo con sentenza definitiva il boss Francesco Madonia, palermitano e Pietro Ribisi di Palma di Montechiaro.

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