“Ho provato a riscrivere la pagina PRECARIO su Wikipedia, la libera enciclopedia per la quale scrivo,ma basta entrare nella pagina per comprendere tutte le mie perplessità a distinguerlo dal lavoro nero”. Lo scrive Aldo Mucci dirigente del SGS che aggiunge: “Il dramma dell’incertezza,la violenza della precarietà che colpisce i diritti e la stessa dignità dei lavoratori,può essere definito come un rapporto di lavoro in un ambiente di mafia. Proviamo ad immaginare la precarietà all’infinito, quando con qualche gioco delle tre carte, manipolati dalla stessa legge si è precari a tempo indeterminato.
“La precarietà del lavoro – continua Mucci – marcia a tappe forzate verso lo schiavismo e le leggi che da quarant’anni l’hanno autorizzata, incentivata, diffusa, hanno la stessa portata sociale e morale di quelle che nell’800 disciplinavano l’Asiento. ( il termine asiento in origine indicava qualsiasi accordo stipulato tra il sovrano spagnolo ed un privato cittadino, un contratto per l’importazione di schiavi neri nelle colonie spagnole in condizioni di monopolio)”. “Non si dice forse da quarant’anni che le leggi sulla precarietà servonoa far emergere il lavoro nero? Questo del resto sostengono tutte le istituzioni dell’Unione Europea, per le quali la merce lavoro non deve essere sottoposta a vincoli e controlli che ne impediscano la libera concorrenza.
“Negli anni 70 il contratto di assunzione era a tempo indeterminato con l’articolo 18, (modificato dalla riforma del lavoro Fornero, è stato abrogato il 29 agosto del 2014, in seguito alla promulgazione e attuazione del Jobs Act da parte del governo Renzi) salvo eccezioni che erano davvero tali.Il collocamento allora era pubblico e numerico, cioè le imprese dovevano assumere seguendo le liste pubbliche di chi cercava occupazione. Poi, tutto è cambiato, nel nome del mercato, della modernità, dell’Europa, questo sistema semplice, giusto e anche efficiente è stato metodicamente smantellato da tutti i governi, senza distinzioni di colore. Oggi è dilagato il precariato, ma contrariamente alle giustificazioni ufficiali la disoccupazione è esplosa e il lavoro nero continua a espandersi. I devastatori del diritto però non hanno fallito, perché alla fine hanno realizzato esattamente ciò che volevano, riportare le lavoratrici e i lavoratori nella condizione di soggezione degli schiavi. Il sistema di lavoro fondato sulla precarietà è prima di tutto un’organizzazione violenta e criminale dello sfruttamento e della schiavizzazione delle persone”. L’abbandono dei giovani, completamente lasciati a se stessi e senza la possibilità di costruirsi un futuro, costituisce senza dubbio uno dei tratti più inquietanti dell’attuale società.
Non è più tempo di combattere la precarietà solo nel nome delle convenienze economiche, ma in quello della libertà e dei diritti fondamentali della persona, in nome del popolo, della democrazia”. “A questo proposito voglio ricordare una frase dello scrittore Leonardo Sciascia “Il popolo, la democrazia […] sono belle invenzioni: cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all’altra e tutte le parole nel culo dell’umanità”, conclude Aldo Mucci.